Dal 28 Ottobre 2008 a pochi giorni fa, Diego Armando Maradona è stato il commissario tecnico della nazionale argentina. Un periodo di tempo straordinariamente breve, per un'esperienza contrassegnata nel corso di tutto il mandato da tante polemiche e voci varie su complotti di palazzo (dentro e fuori dalla squadra), eminenze grigie, tradimenti. La fine improvvisa e come sempre teatrale voluta da Maradona non fa che chiudere il capitolo del calcio giocato per aprire quello della politica interna dell'AFA, col riproporsi di mille domande che fin dalla nomina pendono sulla testa di Diego e hanno come unica risposta un assordante silenzio.
Della politica tratteremo in altra sede, fermiamoci all'ambito sportivo.
La seleccion di Maradona è sempre stata sottoposta a una grande esposizione mediatica. In Argentina di suo la nazionale è un fenomeno popolare di massa molto sentito, figuriamoci con un c.t. tanto ingombrante arrivato al termine di un difficile periodo di transizione. L'identificazione tra l'indimenticato 10 di Messico 86 e una sorta di messia pronto a condurre alla gloria la sua squadra fu rapida e immediata, corroborata dalle parole spavalde e dal carisma della persona. Peccato che Diego non avesse la minima esperienza come selezionatore (come allenatore aveva guidato nel 94 il il Deportivo Mandiyù di Corrientes e nel 95 il Racing Avellaneda, con risultati prossimi al disastroso) e tutta la difficoltà del suo nuovo compito gli si presentò durante le soffertissime qualificazioni mondiali per Sudafrica 2010, col punto più basso raggiunto nella storica sconfitta per 6-1 a La Paz contro la Bolivia. L'Argentina arrivò al Mondiale all'ultima partita vincendo con l'Uruguay, senza mai convincere e alla ricerca perenne della sua identità. Tra vari moduli, convocazioni locali (anche di indisponibili), e troppi giocatori provati e scaricati, le scelte di Maradona non furono mai chiare se non a lui stesso. Fioccarono ipotesi sui motivi delle scelte, dalla fiducia cieca nei giovani della nazionale olimpica all'esclusione di alcuni senatori "colpevoli" di non aver boicottato il precedente c.t. Alfio Basile, purtroppo tutte a loro modo credibili vista l'assurdità di certe convocazioni.
Alla vigilia del Mondiale 2010, la formazione scelta da Maradona era basato su un 4-4-2 anni 90, con pochi fedelissimi titolari inamovibili: Mascherano in mezzo al campo, coi gradi di capitano per precisa scelta del ct, malgrado la riluttanza del giocatore, Heinze in difesa, definito il miglior 6 della storia dell'Argentina e il carneade assoluto Jonas Gutierrez. Le sue convinzioni tattiche erano praticamente quelle in voga nel 1986: difesa bassa, con uno dei due centrali più indietro (praticamente un libero) e i terzini (spesso due centrali adattati) bloccatissimi, un mediano difensivo a presidiare la metà campo, uno offensivo e le due ali coi due attaccanti a preoccuparsi unicamente della fase offensiva. Principi in totale disaccordo con quelli che il calcio moderno ci mostra a livello di club, ma scolpiti nell'idea di calcio del c.t..
Messi merita un discorso a parte. Ignorando il suo straordinario rendimento nel Barcellona, anzi criticando le scelte di Guardiola, Maradona ha scelto di lasciarlo libero di giocare a tutto campo per permettergli di inventare, in pratica ragionando come se in campo andasse lui stesso con la maglia numero 10. Lo scarso rendimento con la camiseta albiceleste di Lionel nasce da qui.
Paradossalmente visto come sono finiti, il momento più alto della nazionale nel ciclo Maradona è stato proprio ai Mondiali. Un buon numero di gol, giocatori e stampa in tripudio, sostegno a 360° e soprattutto risultati. Ancora una volta Diego ha rimescolato le carte, cambiando modulo e uomini. Il sogno si è infranto contro la prima squadra di vero spessore tecnico/tattico incontrata, ossia la Germania, che di botto in 90 minuti ha costretto tutti a tornare coi piedi per terra, mostrando tutti i limiti del calcio proposto da Maradona.
Oltre alla fragorosa eliminazione senza appello alcuno, altre cose sono ampiamente discutibili. Innanzitutto, ovviamente, i convocati, vista l'assenza di due campioni d'Europa come Cambiasso e Zanetti (che per pura beffa potevano risultare utilissimi proprio contro la Germania visto quanto la nazionale tedesca fosse plasmata sul Bayern Monaco), ma non solo. Maradona ha subito cambiato modulo per far giocare il suo neo-pupillo Carlos Tevez (giustamente). La prima conseguenza è stato lo spostamento di Jonas Gutierrez, come detto un fedelissimo, a terzino destro, ruolo assolutamente non suo (anche se si potrebbe discutere della sua utilità a una squadra in generale, ma non siamo troppo cattivi...). Dopo due partite con due ammonizioni e conseguente squalifica, Jonas è finito in panchina senza più vedere il campo. Sorte simile ha colpito Walter Samuel, il miglior difensore al mondo nella passata stagione per rendimento e continuità. Mai visto di buon occhio da Maradona (chissà perchè) el Muro è stato escluso dalla squadra appena si è presentata l'occasione grazie a un problemino fisico, senza alcuna motivazione. Clamoroso poi il caso di Diego Milito, protagonista assoluto in nerazzurro con 30 gol pesantissimi, mai considerato da Maradona neanche degno di entrare a partita in corso. E la convocazione di Martin Palermo? Praticamente un premio alla carriera (con gol annesso, più vecchio marcatore della storia dei Mondiali) visto che quando c'era bisogno di attaccanti per rimontare la Germania Diego l'ha lasciato in panchina, senza sfruttare il suo fisico e le sue capacità nel gioco aereo. Per non parlare dell'esclusione dai titolari di Juan Sebastian Veron, richiamato in nazionale da Maradona, leader assoluto dello spogliatoio tanto, si dice, da pilotare le convocazioni, a favore di un Maxi Rodriguez in evidente fase calante.
Il risultato è stato un 4-4-2 a rombo con Di Maria e il suddetto Maxi, due ali, interni e Messi trequartista dietro a Tevez e Higuain (che purtroppo si è confermato grande talento incapace di incidere quando davvero conta). Praticamente una lotta di Mascherano contro il mondo per tenere un minimo di equilibrio e proteggere una difesa tremendamente incerta...
Di sicuro la gestione di Maradona è stata troppo approssimativa e confusionaria da un punto di vista tecnico/tattico. Grandissimo comunicatore per carisma e appeal, sempre e comunque sopra le righe, dovrebbe trovare l'umiltà di imparare.
Della politica tratteremo in altra sede, fermiamoci all'ambito sportivo.
La seleccion di Maradona è sempre stata sottoposta a una grande esposizione mediatica. In Argentina di suo la nazionale è un fenomeno popolare di massa molto sentito, figuriamoci con un c.t. tanto ingombrante arrivato al termine di un difficile periodo di transizione. L'identificazione tra l'indimenticato 10 di Messico 86 e una sorta di messia pronto a condurre alla gloria la sua squadra fu rapida e immediata, corroborata dalle parole spavalde e dal carisma della persona. Peccato che Diego non avesse la minima esperienza come selezionatore (come allenatore aveva guidato nel 94 il il Deportivo Mandiyù di Corrientes e nel 95 il Racing Avellaneda, con risultati prossimi al disastroso) e tutta la difficoltà del suo nuovo compito gli si presentò durante le soffertissime qualificazioni mondiali per Sudafrica 2010, col punto più basso raggiunto nella storica sconfitta per 6-1 a La Paz contro la Bolivia. L'Argentina arrivò al Mondiale all'ultima partita vincendo con l'Uruguay, senza mai convincere e alla ricerca perenne della sua identità. Tra vari moduli, convocazioni locali (anche di indisponibili), e troppi giocatori provati e scaricati, le scelte di Maradona non furono mai chiare se non a lui stesso. Fioccarono ipotesi sui motivi delle scelte, dalla fiducia cieca nei giovani della nazionale olimpica all'esclusione di alcuni senatori "colpevoli" di non aver boicottato il precedente c.t. Alfio Basile, purtroppo tutte a loro modo credibili vista l'assurdità di certe convocazioni.
Alla vigilia del Mondiale 2010, la formazione scelta da Maradona era basato su un 4-4-2 anni 90, con pochi fedelissimi titolari inamovibili: Mascherano in mezzo al campo, coi gradi di capitano per precisa scelta del ct, malgrado la riluttanza del giocatore, Heinze in difesa, definito il miglior 6 della storia dell'Argentina e il carneade assoluto Jonas Gutierrez. Le sue convinzioni tattiche erano praticamente quelle in voga nel 1986: difesa bassa, con uno dei due centrali più indietro (praticamente un libero) e i terzini (spesso due centrali adattati) bloccatissimi, un mediano difensivo a presidiare la metà campo, uno offensivo e le due ali coi due attaccanti a preoccuparsi unicamente della fase offensiva. Principi in totale disaccordo con quelli che il calcio moderno ci mostra a livello di club, ma scolpiti nell'idea di calcio del c.t..
Messi merita un discorso a parte. Ignorando il suo straordinario rendimento nel Barcellona, anzi criticando le scelte di Guardiola, Maradona ha scelto di lasciarlo libero di giocare a tutto campo per permettergli di inventare, in pratica ragionando come se in campo andasse lui stesso con la maglia numero 10. Lo scarso rendimento con la camiseta albiceleste di Lionel nasce da qui.
Paradossalmente visto come sono finiti, il momento più alto della nazionale nel ciclo Maradona è stato proprio ai Mondiali. Un buon numero di gol, giocatori e stampa in tripudio, sostegno a 360° e soprattutto risultati. Ancora una volta Diego ha rimescolato le carte, cambiando modulo e uomini. Il sogno si è infranto contro la prima squadra di vero spessore tecnico/tattico incontrata, ossia la Germania, che di botto in 90 minuti ha costretto tutti a tornare coi piedi per terra, mostrando tutti i limiti del calcio proposto da Maradona.
Oltre alla fragorosa eliminazione senza appello alcuno, altre cose sono ampiamente discutibili. Innanzitutto, ovviamente, i convocati, vista l'assenza di due campioni d'Europa come Cambiasso e Zanetti (che per pura beffa potevano risultare utilissimi proprio contro la Germania visto quanto la nazionale tedesca fosse plasmata sul Bayern Monaco), ma non solo. Maradona ha subito cambiato modulo per far giocare il suo neo-pupillo Carlos Tevez (giustamente). La prima conseguenza è stato lo spostamento di Jonas Gutierrez, come detto un fedelissimo, a terzino destro, ruolo assolutamente non suo (anche se si potrebbe discutere della sua utilità a una squadra in generale, ma non siamo troppo cattivi...). Dopo due partite con due ammonizioni e conseguente squalifica, Jonas è finito in panchina senza più vedere il campo. Sorte simile ha colpito Walter Samuel, il miglior difensore al mondo nella passata stagione per rendimento e continuità. Mai visto di buon occhio da Maradona (chissà perchè) el Muro è stato escluso dalla squadra appena si è presentata l'occasione grazie a un problemino fisico, senza alcuna motivazione. Clamoroso poi il caso di Diego Milito, protagonista assoluto in nerazzurro con 30 gol pesantissimi, mai considerato da Maradona neanche degno di entrare a partita in corso. E la convocazione di Martin Palermo? Praticamente un premio alla carriera (con gol annesso, più vecchio marcatore della storia dei Mondiali) visto che quando c'era bisogno di attaccanti per rimontare la Germania Diego l'ha lasciato in panchina, senza sfruttare il suo fisico e le sue capacità nel gioco aereo. Per non parlare dell'esclusione dai titolari di Juan Sebastian Veron, richiamato in nazionale da Maradona, leader assoluto dello spogliatoio tanto, si dice, da pilotare le convocazioni, a favore di un Maxi Rodriguez in evidente fase calante.
Il risultato è stato un 4-4-2 a rombo con Di Maria e il suddetto Maxi, due ali, interni e Messi trequartista dietro a Tevez e Higuain (che purtroppo si è confermato grande talento incapace di incidere quando davvero conta). Praticamente una lotta di Mascherano contro il mondo per tenere un minimo di equilibrio e proteggere una difesa tremendamente incerta...
Di sicuro la gestione di Maradona è stata troppo approssimativa e confusionaria da un punto di vista tecnico/tattico. Grandissimo comunicatore per carisma e appeal, sempre e comunque sopra le righe, dovrebbe trovare l'umiltà di imparare.
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