21 lug 2010

WC2010: Vincitrice

Alla prima finale della sua storia, la Spagna si porta a casa il primo titolo Mondiale, ideale conclusione di un percorso iniziato due anni fa col trionfo all'Europeo 2008 (impresa riuscita solo alla Germania vincente nel 72-74). Una nazionale storicamente perdente all'improvviso ha trovato la sua quadratura, imponendo al calcio mondiale la sua dittatura.

Il Mondiale 2010 è stato vinto dalla grande favorita, l'unica nazionale al mondo completa in ogni ruolo, e per di più piena di grandissimi giocatori. Proprio in loro si trova la chiave di volta del cambiamento della storia calcistica della Spagna come nazione. L'ossatura di questa grande, forse grandissima, squadra è infatti il Barcellona dominatore assoluto degli ultimi anni di calcio spagnolo. Tutti i giocatori chiave della nazionale si trovano li (incluso il capocannoniere David Villa acquistato un mese prima del Mondiale), giocano insieme da anni e hanno esportato la loro filosofia di gioco e il loro spirito fortemente vincente nella maglia roja. L'asse verticale blaugrana costituito da Puyol (capitano de facto per carisma)-Pique in difesa e Xavi-Iniesta a centrocampo è completato dal gossippatissimo Iker Casillas, capitano della nazionale, simbolo del Real Madrid e praticamente da sempre tra i migliori portieri al mondo. Giocatori con immenso talento, personalità e palmares da storia del calcio. Attorno a loro Sergio Ramos, Xabi Alonso, Fernando Torres e Villa (giocatori di pari talento, ma minor esperienza internazionale e soprattutto personalità vincente) hanno pian piano elevato sempre più il loro livello di gioco, arrivando a imporsi come generazione di fenomeni.
Lo stile di gioco è inoltre diventato un marchio di fabbrica. Sempre di derivazione catalana, prevede un possesso palla quasi esasperato e ipnotico, continuo, estenuate, ma soprattutto di grandissima qualità grazie ai grandissimi palleggiatori che hanno (addirittura dalla difesa in su). Non sempre spettacolari come vorrebbero i nomi e i luoghi comuni, spesso si trovano in difficoltà contro squadre molto fisiche e chiuse, che però sono sempre (o quasi, vedi USA in Confederations Cup) riusciti a stanare con pazienza, senza modificare il proprio credo.
Importante aggiunta per la gestione di un simile gruppo la direzione illuminata di due veri e propri santoni come Aragones prima (che ha gettato le basi, grazie anche a un grandissimo Marcos Senna) e Del Bosque poi, che già nel primo Real galactico aveva dimostrato di trovarsi a suo agio in pollai con tanti galli.

E se non fosse finita qui?

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