29 lug 2010

Fine di un'era

La voce girava da mesi, ma adesso è ufficiale.
Raul Gonzalez Blanco non è più il capitano del Real Madrid. O meglio, non ne è più un giocatore. Dopo 18 anni si conclude così, con un addio strappalacrime, il rapporto tra il club più prestigioso al mondo e il suo principale simbolo, che a 33 anni paga la colpa di sentirsi ancora un calciatore e non ancora il monumento da panchina in cui voleva trasformarlo Mourinho (ruolo dato all'Inter a Marco Materazzi, ma in condizioni diverse).

Occorre ricordare la data di nascita di questo grandissimo talento spagnolo, 27 giugno 1977, perchè è sulla scena da talmente tanto da suscitare confusione. Arriva dalle giovanili dell'Atletico (rimpiantissimo, e proprio questo storico errore fece si che la sua ex squadra anni dopo si tenesse strettissima Fernando Torres) nel 1992, e due anni dopo esordisce in prima squadra. In 16 anni di carriera blanca il suo numero 7 è diventato simbolo e storia. Saluta la sua (pronome possessivo d'obbligo) squadra con 741 presenze e 323 gol, migliore della straordinaria storia del Real in entrambe le voci statistiche, che lo hanno portato a sollevare 16 trofei (tra cui 3 Champions League) e a scrivere la storia delle competizioni europee con 68 gol (pareggiando il record di Gerd Muller), di cui 66 in Champions League (miglior marcatore di sempre). Due volte pichichi della Liga (vinta 6 volte), migliore come gol segnati (terzo nella storia), presenze (secondo nella storia) e assist tra quelli in attività. Come ciliegina, miglior marcatore della Spagna con 44 gol.
Numeri assolutamente spaventosi per uno tra i primi attaccanti moderni. Completo, capace di giocare prima o seconda punta con qualunque compagno, ma anche trequartista o ala all'occorrenza, stella nata in casa tra le stelle del Real galacticos, e forse perennemente un pò sotto stimato. Mai sopra le righe, mai inghiottito dal tourbilion madridista, spesso decisivo, lottatore e capitano vero.

Giocatore romantico (anche coi suoi storici baci all'anello) per romantici del calcio. Uno degli ultimi uomini a rappresentare col solo nome una squadra e una città intere. Storia ammainata in nome di presunti fenomeni che pretendono molto più di quanto danno.

3 commenti:

  1. Giù il cappello per Raul

    streetspirit

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  2. grandissimo e meritatissimo articolo su un mito troppo spesso relegato a un ruolo inferiore alla sua natura.

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