E con quello segnato al Velez sono 218. Esatto, duecentodiciotto reti con la maglia del Boca Juniors, che fanno di Martin Palermo il miglior marcatore di sempre al pari di Roberto Cherro, leggenda xeneizes degli anni '20 e '30, quando il calcio argentino passava dall'era "Amateur" a quella "Profesional". Altri tempi, altra storia, d'ora in poi il bomber per eccellenza in maglia azul y oro sarà il Titan, idolo incontrastato della Bombonera ad una sola marcatura dall'ormai inevitabile primato solitario.
Arrivato dall'Estudiantes nel 1997, la sua storia con la squadra di Buones Aires può essere divisa in due grandi capitoli: prima e dopo la sfortunata parentesi europea. Una carriera, quella di Palermo, contrassegnata da alcune gravi cadute e da altrettante risalite con tenacia, forza di volontà e personalità, ma soprattutto con un unico fattore comune: il gol. Non sono sono riusciti a fermarlo nè i tre gravi infortuni che lo hanno tenuto a lungo lontano dai campi di gioco, nè tantomeno la tragica e dolorosissima scomparsa del figlio nato prematuramente. Ogni volta Martin ha raccolto la sfida e ha risposto a modo suo, facendo parlare il campo e segnando reti, con rabbia, con gioia, con dolore, con le lacrime agli occhi.
Allora poco importa se in tutto il Mondo è famoso per aver sbagliato tre rigori in una stessa partita con la maglia della Nazionale. Correva l'anno 1999, dieci anni dopo Martin, che ha le spalle larghe, si è lasciato tutto dietro, ha continuato a testa alta per la sua strada, fino a diventare eroe nazionale grazie, guarda caso, ad un gol, non uno qualunque, ma quello che in una notte di tempesta ha portato con un piede e mezzo la Seleccion ai Mondiali.
La storia, si sa, è fatta di corsi, ricorsi e coincidenze, allora non ci si può dire sorpresi se il teatro di questa impresa è il Monumental, lo stadio dei suoi rivali di sempre, la casa del River Plate. Qui Palermo non è odiato quanto gli altri, non è un "bostero" qualunque, è sì del Boca, è temuto, ma è anche e soprattutto rispettato. Il rispetto non si guadagna a parole, ma sul campo come nella vita contano i fatti ed è con questi che lui ha sempre preferito parlare. Con il profilo basso che tanto lo contraddistingue è stato uno dei primi ad andare a trovare Buonanotte dopo il tragico incidente, ad offrirgli il suo aiuto, una parola, un consiglio da parte di chi ha già vissuto una situazione tanto difficile ed ha saputo trovare comunque la forza di rialzarsi, di andare avanti e di tornare più forte di prima, con la consapevolezza di avere un angelo custode in più.
Coincidenze, si diceva, e allora non sarà un caso se Martin ha scelto di segnare il suo 218° gol con la maglia Xeneizes contro il Velez, proprio contro la squadra cui segnò l'ultimo dei suoi pazzi gol: un colpo di testa da quasi quaranta metri a ribattere il rinvio di un attonito German Montoya. Perchè nonostante la lentezza, la non particolarmente rinomata grazia nei movimenti, Martin ci ha abituati a vederlo esultare dopo reti di ogni genere e fattura, tanto facili quanto impossibili.
In attesa di dover celebrare chissà quale altro record, non resta che levarsi il cappello ed inchinarsi di fronte a quella che ormai può essere considerata a tutti gli effetti una leggenda vivente del calcio argentino!
Arrivato dall'Estudiantes nel 1997, la sua storia con la squadra di Buones Aires può essere divisa in due grandi capitoli: prima e dopo la sfortunata parentesi europea. Una carriera, quella di Palermo, contrassegnata da alcune gravi cadute e da altrettante risalite con tenacia, forza di volontà e personalità, ma soprattutto con un unico fattore comune: il gol. Non sono sono riusciti a fermarlo nè i tre gravi infortuni che lo hanno tenuto a lungo lontano dai campi di gioco, nè tantomeno la tragica e dolorosissima scomparsa del figlio nato prematuramente. Ogni volta Martin ha raccolto la sfida e ha risposto a modo suo, facendo parlare il campo e segnando reti, con rabbia, con gioia, con dolore, con le lacrime agli occhi.
Allora poco importa se in tutto il Mondo è famoso per aver sbagliato tre rigori in una stessa partita con la maglia della Nazionale. Correva l'anno 1999, dieci anni dopo Martin, che ha le spalle larghe, si è lasciato tutto dietro, ha continuato a testa alta per la sua strada, fino a diventare eroe nazionale grazie, guarda caso, ad un gol, non uno qualunque, ma quello che in una notte di tempesta ha portato con un piede e mezzo la Seleccion ai Mondiali.
La storia, si sa, è fatta di corsi, ricorsi e coincidenze, allora non ci si può dire sorpresi se il teatro di questa impresa è il Monumental, lo stadio dei suoi rivali di sempre, la casa del River Plate. Qui Palermo non è odiato quanto gli altri, non è un "bostero" qualunque, è sì del Boca, è temuto, ma è anche e soprattutto rispettato. Il rispetto non si guadagna a parole, ma sul campo come nella vita contano i fatti ed è con questi che lui ha sempre preferito parlare. Con il profilo basso che tanto lo contraddistingue è stato uno dei primi ad andare a trovare Buonanotte dopo il tragico incidente, ad offrirgli il suo aiuto, una parola, un consiglio da parte di chi ha già vissuto una situazione tanto difficile ed ha saputo trovare comunque la forza di rialzarsi, di andare avanti e di tornare più forte di prima, con la consapevolezza di avere un angelo custode in più.
Coincidenze, si diceva, e allora non sarà un caso se Martin ha scelto di segnare il suo 218° gol con la maglia Xeneizes contro il Velez, proprio contro la squadra cui segnò l'ultimo dei suoi pazzi gol: un colpo di testa da quasi quaranta metri a ribattere il rinvio di un attonito German Montoya. Perchè nonostante la lentezza, la non particolarmente rinomata grazia nei movimenti, Martin ci ha abituati a vederlo esultare dopo reti di ogni genere e fattura, tanto facili quanto impossibili.
In attesa di dover celebrare chissà quale altro record, non resta che levarsi il cappello ed inchinarsi di fronte a quella che ormai può essere considerata a tutti gli effetti una leggenda vivente del calcio argentino!
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