A far parlare di se è ancora una volta Josè Mourinho, assente forzato dopo l'espulsione dell'andata, per la scelta di vedere la partita in hotel. Una provocazione per un personaggio che proprio non ce la fa a non attirare l'attenzione.
In campo va un Real Madrid fatto di scelte forzate in difesa per le assenze di Sergio Ramos e Pepe. Per il resto Mou abbandona la tattica fin troppo conservativa delle partite precedenti mandando in campo titolari Kakà e Higuain insieme a Xabi Alonso, Ronaldo e Di Maria, tenendo stavolta come unico mediano difensivo Lass Diarrà. Un Real Madrid per costruzione finalmente molto simile alla sua vecchia Inter, capace si di difendersi in modo unico, ma con tutto il suo potenziale offensivo in campo.
La partita non è la guerra tattica e fisica dell'andata. Si gioca a calcio su entrambi i fronti e per una volta pure il possesso palla risulta equilibrato. Il Real con questi giocatori ha tutt'altra qualità e la gestione della palla ne guadagna sensibilmente. Il Barcellona è sempre il Barcellona, specie col rientro di Iniesta, e offensivamente è una macchina a cui deve opporsi ancora una volta Casillas.
Il risultato dell'andata è un macigno, e l'1-0 di Pedro (su filtrante splendido proprio di Iniesta) decreta di fatto la prima finalista di Wembley. Un fulmine a ciel sereno giusto a difesa schierata, grazie all'abilità del numero 17 di inserirsi e concludere e del numero 8 di snocciolare assist di puro genio. Il Real mostra però il carattere e l'orgoglio di chi non ci sta a perdere, arriva a produrre il pareggio di Marcelo dopo un palo di Di Maria (spaesato sulla destra) e a tenere ancora in apprensione la squadra di Guardiola fino alla fine. Proprio il giovane (classe 1988, malgrado sia a Madrid da diversi anni) terzino brasiliano gioca una partita di altissimo livello, con ottime chiusure difensive su Messi e Pedro e un sostegno determinante all'azione offensiva, confermandosi il giocatore blanco più cresciuto sotto la gestione Mourinho.
Finalmente inoltre non si sono viste sceneggiate pietose o proteste eccessive. A pensare male verrebbe da dire perchè il Barcellona aveva già il risultato in tasca, ma evitiamo simili pensieri.
Il bilancio finale di questi incontri vede dunque un risultato equilibrato, fatto di due pareggi e una vittoria per parte. Il Barcellona ha perso l'unico trofeo direttamente in palio, ma ha ipotecato la Liga ed è in finale di Champions League. Al Real resta il primo trofeo della gestione Mourinho, qualche rimpianto per il rosso a Pepe, per un gol annullato a Higuain e alcune scelte tattiche, ma anche la consapevolezza di aver dato un primo segnale. Arrivare a interrompere la tirannia catalana non sarà facile, ma i primi passi ci sono stati.
Una domanda a margine: come mai oggi niente idranti al Camp Nou?
In campo va un Real Madrid fatto di scelte forzate in difesa per le assenze di Sergio Ramos e Pepe. Per il resto Mou abbandona la tattica fin troppo conservativa delle partite precedenti mandando in campo titolari Kakà e Higuain insieme a Xabi Alonso, Ronaldo e Di Maria, tenendo stavolta come unico mediano difensivo Lass Diarrà. Un Real Madrid per costruzione finalmente molto simile alla sua vecchia Inter, capace si di difendersi in modo unico, ma con tutto il suo potenziale offensivo in campo.
La partita non è la guerra tattica e fisica dell'andata. Si gioca a calcio su entrambi i fronti e per una volta pure il possesso palla risulta equilibrato. Il Real con questi giocatori ha tutt'altra qualità e la gestione della palla ne guadagna sensibilmente. Il Barcellona è sempre il Barcellona, specie col rientro di Iniesta, e offensivamente è una macchina a cui deve opporsi ancora una volta Casillas.
Il risultato dell'andata è un macigno, e l'1-0 di Pedro (su filtrante splendido proprio di Iniesta) decreta di fatto la prima finalista di Wembley. Un fulmine a ciel sereno giusto a difesa schierata, grazie all'abilità del numero 17 di inserirsi e concludere e del numero 8 di snocciolare assist di puro genio. Il Real mostra però il carattere e l'orgoglio di chi non ci sta a perdere, arriva a produrre il pareggio di Marcelo dopo un palo di Di Maria (spaesato sulla destra) e a tenere ancora in apprensione la squadra di Guardiola fino alla fine. Proprio il giovane (classe 1988, malgrado sia a Madrid da diversi anni) terzino brasiliano gioca una partita di altissimo livello, con ottime chiusure difensive su Messi e Pedro e un sostegno determinante all'azione offensiva, confermandosi il giocatore blanco più cresciuto sotto la gestione Mourinho.
Finalmente inoltre non si sono viste sceneggiate pietose o proteste eccessive. A pensare male verrebbe da dire perchè il Barcellona aveva già il risultato in tasca, ma evitiamo simili pensieri.
Il bilancio finale di questi incontri vede dunque un risultato equilibrato, fatto di due pareggi e una vittoria per parte. Il Barcellona ha perso l'unico trofeo direttamente in palio, ma ha ipotecato la Liga ed è in finale di Champions League. Al Real resta il primo trofeo della gestione Mourinho, qualche rimpianto per il rosso a Pepe, per un gol annullato a Higuain e alcune scelte tattiche, ma anche la consapevolezza di aver dato un primo segnale. Arrivare a interrompere la tirannia catalana non sarà facile, ma i primi passi ci sono stati.
Una domanda a margine: come mai oggi niente idranti al Camp Nou?
Nessun commento:
Posta un commento