9 mag 2011

A lezione da Sir Alex

Sarà stata l'indigestione di clasicos spagnoli, sarà che ormai Barcellona è sinonimo di calcio e ciò che non è possesso palla, tiqui-taca, Lionel Messi e quattro-tre-tre è fuori moda e non ha più nulla a che vedere con il gioco del football, o soccer, come lo chiamano gli americani, ma trascorrere il tardo pomeriggio di domenica davanti alla tv a vedere Manchester United-Chelsea è stata una sorta di riconciliazione con l'essenza di questo sport. L'intero incontro è stato giocato ad un'intensità elevatissima, però sono stati i primi 45 minuti a mettere in mostra uno United a dir poco sensazionale.

Ferguson e i suoi uomini hanno disputato una prima frazione di gioco perfetta, controllando dal primo all'ultimo minuto un Chelsea in completa balia degli undici diavoli rossi. Mai soprannome è sembrato più azzeccato, perchè i Red Devils sono entrati in campo indemoniati, con una carica positiva che, complice anche il favorevole quanto meritato andamento degli eventi, ha trasmesso fin da subito ad un Old Trafford in piena simbiosi con i ragazzii in campo. Pubblico e giocatori sono sembrati un tutt'uno, annientando Ancelotti & Co. sotto qualsiasi punto di vista: tattico, tecnico e temperamentale.

Che cosa ha reso la prestazione del Manchester United tanto meritevole di lodi? Beh, avete presente il famoso Manuale del Calcio tanto caro a José Altafini e le sue migliaia di pagine citate in ogni telecronaca? Ecco, buttatelo via e munitevi soltanto di un foglio di carta, perchè Sir Alex ha vinto innanzitutto per la strordinaria, sorprendente ed organizzata semplicità del suo gioco. Nessun inutile giro palla, niente fantasiosi uno-due fra centrocampista e difensore con l'avversario più vicino distante almeno 20 metri, nessuna azione o giocata fine a se stessa e messa in mostra con irriverente compiacimento, nessuna melina e nessun secondo sprecato in uno sterile ed estenuante possesso palla. No, la partita dello United è stata forza bruta e pragmatismo allo stato puro.

Difesa solida, attenta e soprattutto altissima, distanze fra reparti e giocatori impeccabili, pressing totale portato con tutti gli effettivi, ripartenze a velocità supersonica, controllo assoluto del centrocampo e fasce dominate da cima a fondo. Da Vidic a Rooney, da Ferdinand a Park, da Valencia a Hernandez, da O'Shea a Giggs lo United ha stravinto, oltre al confronto fra squadre, ogni singolo duello, abbinando la solita superlativa qualità alla più attempata quantità tipica del calcio anglosassone. La vera straordinarietà dei Red Devils è tuttavia la concezione verticale del gioco, la ricerca costante e martellante del passaggio in avanti: una piacevole eccezione e una boccata d'aria fresca in un calcio che negli ultimi tempi è inevitabilmente evoluto verso una visione della manovra molto più orizzontale e riflessiva. Un capolavoro tattico di Ferguson interpretato nel migliore dei modi da un gruppo in grado di superare con facilità disarmante le cicliche ed inevitabili cessioni di alcune stelle, aggrappandosi a quelle emergenti e trovando il perfetto punto di riferimento in monumenti del calcio come il gallese Ryan Giggs.

La finale di Champions League nel nuovo Wembley si avvicina ed il Barcellona rimane il favorito di diritto, ma, nel frattempo, lo United ha messo in mostra una condizione scintillante, proponendo un gioco completamente diverso da quello dei catalani, ma non per questo meno piacevole o efficace, anzi...


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