Nell'itinerante ritiro americano l'Inter ha disputato le prime gare agli ordini di Rafael Benitez.
Tre amichevoli in sei giorni, ritmo serratissimo, per riprendere confidenza con pallone e avversari in vista dei trofei di fine mese. Sono amichevoli estive, quindi test da prendere con le pinze, ma delle prime indicazioni si possono trarre.
Abbiamo una linea di demarcazione netta tra la prima partita col Manchester City (vinta 3-0) e le successive con Panathinaikos (persa 3-2) e F.C. Dallas (2-2), senza stare a guardare il risultato che conta poco o nulla vista la differenza di condizione fisica paurosamente evidente nelle ultime due.
Contro i Citizens di Roberto Mancini (in 10 per 70 minuti) si sono viste al meglio le novità che il tecnico spagnolo vuole portare a questa squadra. Difesa più alta, pressing fin dalla difesa, squadra di conseguenza molto corta e tanto possesso palla alimentato da un gioco a due tocchi quasi a memoria. Di certo ha aiutato l'inferiorità numerica degli avversari, ma l'impressione è stata di un progetto davvero ottimo, una sorta di evoluzione del grande lavoro di Josè Mourinho (e le sue ripartenze fulminee sono rimaste come marchio di fabbrica).
Nelle successive due uscite, forse eccessivamente ravvicinate, l'Inter ha pagato anche troppo la scarsa condizione fisica, il caldo e la stanchezza. Puntualmente i giocatori più impiegati nella partita precedente si trovavano a corto di energie in pochissimo tempo, finendo spesso alla mercè di avversari più in palla (chiedere a Cissè). Il pressing si è visto troppo poco, per altro con buoni risultati, e il gioco si è arenato tra tanti errori e troppa stanchezza che portava scarsa lucidità nelle giocate (in questo ammirevole l'applicazione di Cambiasso nel provare sempre e comunque a seguire i dettami del mister). La squadra faticava a stare corta e accompagnare l'azione, finendo spesso divisa in due tronconi collegabili solo da lanci lunghi, sempre preda degli avversari. Anche il reparto difensivo, assoluto punto di forza sulla carta, si è rivelato in pieno rodaggio fisico/tattico anche con le coppie più affiatate (Lucio-Samuel e Materazzi-Cordoba). Insomma un'Inter in pieni lavoro in corso di fatto giudicabile solo nelle intenzioni. I più in forma si sono dimostrati un sorprendente Mariga, cresciuto tantissimo in personalità, presenza gigantesca in mezzo al campo, Stankovic, Eto'o goleador ritrovato e un Maicon travolgente in fase offensiva.
La vera nota positiva è l'impiego dei giovani aggregati. Tanti, utilizzati abbastanza, e tutti con grande personalità. E' ovviamente presto per dire chi ha già un futuro davanti (trattandosi in gran parte di '91), ma la base è davvero ottima.
Cristiano Biraghi si è candidato addirittura come il terzino del futuro, Nwankwo Obiorah ha dimostrato di essere già oggi pronto per giocare ad alti livelli anche più del suo predecessore Krhin, Felice Natalino ha sofferto più degli altri giocando fuori ruolo contro avversari in grande forma, ma ha lottato e si è impegnato parecchio, Joel Obi si è dimostrato completamente cambiato rispetto a un anno fa, ora molto più solido e concreto.
A parte Philippe Coutinho, il più giovane di tutti (1992), ma anche il più talentuoso. Fisicamente da crescere (e ci mancherebbe), ma con già tanto calcio in testa e anche più qualità nei piedi. Trequartista o ala sinistra, si è dimostrato una scelta azzeccata pur commettendo errori nella gestione della palla o perdendo l'attimo di certe giocate. Tanta personalità, voglia di gestire il pallone e di provare numeri, tiri e assist.
Giovane, ma ormai sulla scena da un pò è anche Davide Santon, finalmente tornato a giocare e già protagonista di discese da slalom gigante. Bentornato, e che la fortuna ti assista.
Il futuro è suo, anzi loro.
Tre amichevoli in sei giorni, ritmo serratissimo, per riprendere confidenza con pallone e avversari in vista dei trofei di fine mese. Sono amichevoli estive, quindi test da prendere con le pinze, ma delle prime indicazioni si possono trarre.
Abbiamo una linea di demarcazione netta tra la prima partita col Manchester City (vinta 3-0) e le successive con Panathinaikos (persa 3-2) e F.C. Dallas (2-2), senza stare a guardare il risultato che conta poco o nulla vista la differenza di condizione fisica paurosamente evidente nelle ultime due.
Contro i Citizens di Roberto Mancini (in 10 per 70 minuti) si sono viste al meglio le novità che il tecnico spagnolo vuole portare a questa squadra. Difesa più alta, pressing fin dalla difesa, squadra di conseguenza molto corta e tanto possesso palla alimentato da un gioco a due tocchi quasi a memoria. Di certo ha aiutato l'inferiorità numerica degli avversari, ma l'impressione è stata di un progetto davvero ottimo, una sorta di evoluzione del grande lavoro di Josè Mourinho (e le sue ripartenze fulminee sono rimaste come marchio di fabbrica).
Nelle successive due uscite, forse eccessivamente ravvicinate, l'Inter ha pagato anche troppo la scarsa condizione fisica, il caldo e la stanchezza. Puntualmente i giocatori più impiegati nella partita precedente si trovavano a corto di energie in pochissimo tempo, finendo spesso alla mercè di avversari più in palla (chiedere a Cissè). Il pressing si è visto troppo poco, per altro con buoni risultati, e il gioco si è arenato tra tanti errori e troppa stanchezza che portava scarsa lucidità nelle giocate (in questo ammirevole l'applicazione di Cambiasso nel provare sempre e comunque a seguire i dettami del mister). La squadra faticava a stare corta e accompagnare l'azione, finendo spesso divisa in due tronconi collegabili solo da lanci lunghi, sempre preda degli avversari. Anche il reparto difensivo, assoluto punto di forza sulla carta, si è rivelato in pieno rodaggio fisico/tattico anche con le coppie più affiatate (Lucio-Samuel e Materazzi-Cordoba). Insomma un'Inter in pieni lavoro in corso di fatto giudicabile solo nelle intenzioni. I più in forma si sono dimostrati un sorprendente Mariga, cresciuto tantissimo in personalità, presenza gigantesca in mezzo al campo, Stankovic, Eto'o goleador ritrovato e un Maicon travolgente in fase offensiva.
La vera nota positiva è l'impiego dei giovani aggregati. Tanti, utilizzati abbastanza, e tutti con grande personalità. E' ovviamente presto per dire chi ha già un futuro davanti (trattandosi in gran parte di '91), ma la base è davvero ottima.
Cristiano Biraghi si è candidato addirittura come il terzino del futuro, Nwankwo Obiorah ha dimostrato di essere già oggi pronto per giocare ad alti livelli anche più del suo predecessore Krhin, Felice Natalino ha sofferto più degli altri giocando fuori ruolo contro avversari in grande forma, ma ha lottato e si è impegnato parecchio, Joel Obi si è dimostrato completamente cambiato rispetto a un anno fa, ora molto più solido e concreto.
A parte Philippe Coutinho, il più giovane di tutti (1992), ma anche il più talentuoso. Fisicamente da crescere (e ci mancherebbe), ma con già tanto calcio in testa e anche più qualità nei piedi. Trequartista o ala sinistra, si è dimostrato una scelta azzeccata pur commettendo errori nella gestione della palla o perdendo l'attimo di certe giocate. Tanta personalità, voglia di gestire il pallone e di provare numeri, tiri e assist.
Giovane, ma ormai sulla scena da un pò è anche Davide Santon, finalmente tornato a giocare e già protagonista di discese da slalom gigante. Bentornato, e che la fortuna ti assista.
Il futuro è suo, anzi loro.
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