L'Estudiantes può fare ritorno in Argentina a testa alta ed orgoglioso per quanto fatto ad Abu Dhabi, ma il rimpianto rimane tuttavia grandissimo, perchè gli uomini di Sabella, partiti con tutti gli sfavori del pronostico, hanno accarezzato il sogno per quasi novanta minuti, svegliati bruscamente soltanto dalla zampata di Pedro ad un attimo dallo scadere ed infine tramortiti nel secondo tempo supplementare dal colpo di petto del nuovo Pallone d'Oro Leo Messi.
Al di là del risultato e della cocente delusione, Veron e compagni meritano comunque rispetto ed applausi per quanto messo in campo, per come hanno affrontato gli avversari e per come hanno lottato su qualsiasi pallone. La partita di ieri contro la squadra più forte d'Europa e del pianeta è forse lo spot migliore che il campionato argentino poteva offrire in diretta mondiale, ben lontano dai contorni di violenza per cui è tristemente famoso o dalle magre figure, in campo e fuori, raccolte ultimamente dalla Nazionale e dal suo principale rappresentante. L'Estudiantes è infatti la sintesi perfetta di tutto ciò che di positivo il calcio argentino può proporre in questo momento: grinta, cuore, passione, sacrificio abbinati ad un apprezzabile tasso tecnico.
Accompagnato da un impressionante seguito di tifosi, il Pincha ha affrontato la trasferta negli Emirati Arabi con la consapevolezza di poter scrivere una pagina memorabile della propria storia e di quella del calcio sudamericano, perchè difficilmente si ricorda una squadra tanto favorita dai pronostici quanto questo Barcellona. Sabella ha preparato la sfida contro i catalani nel miglior modo possibile e, approfittando della giornata non particolarmente positiva degli uomini di Guardiola, l'Estudiantes ha sfiorato il colpaccio, giocando soprattutto una prima frazione ai limiti della perfezione.
Veron alla vigilia aveva avvisato tutti, invitando chiunque avesse intenzione di vedere un bello "spettacolo" ad andare a teatro, perchè per lui e compagni l'importante era solo ed esclusivamente il risultato. Un po' machiavellica la Brujita, soprattutto di fronte ad artisti del calibro di Xavi, Messi e compagni, ma in quei primi quarantacinque minuti, in tutta onestà, il Pincha, dal punto di vista tattico, ha messo in mostra un vero e proprio spettacolo. Pressing asfissiante, concentrazione, tagli ai fondamentali rifornimenti di Xavi, ripartenze rapide e chirurgiche: il tutto condito da grinta e una certa dose di ruvidezza che hanno messo in grande difficoltà il Barcellona, incapace di dare ritmo alle complesse geometrie della propria manovra. A serrare le fila degli argentini c'era ovviamente lui, Sebastian Veron, capitano e direttore d'orchestra capace di giocare al contempo di sciabola e di fioretto: un autentico manuale del calcio, un mix di tecnica, classe e personalità inimitabile. La Brujita, se fosse stato necessario, ha fatto rimpiangere per l'ennesima volta il suo prematuro addio al calcio europeo, confermandosi come uno dei migliori centrocampisti visti all'opera nell'ultimo decennio.
Dopo un primo tempo da manuale in cui l'Estudiantes ha interpretato alla perfezione e nei minimi dettagli l'unica via attuabile per mettere in difficoltà gli spagnoli, a fare la differenza è stata la panchina blaugrana, capace di tagliare le gambe ai ragazzi di Sabella ormai troppo stanchi e tenuti in piedi soltanto da un'immensa forza di volontà. Dopo una sequenza di errori più o meno clamorosi da parte delle proprie punte, il Barcellona ha trovato il gol sugli sviluppi di un'azione piuttosto casuale e in quel momento, a due soli minuti dalla fine, si è infranto il sogno del Pincha e dei suoi tifosi. La rete di Messi è poi stata l'inevitabile conclusione del crollo degli argentini, bravi comunque a non arrendersi e a sfiorare un clamoroso pareggio con un colpo di testa di Desabato a pochi secondi dalla conclusione dell'incontro.
La freddezza e la grinta di Boselli, il lavoro sporco di Braña, la quantità e la qualità di Enzo Perez, il monumentale lavoro della coppia difensiva Cellay-Desabato e, soprattutto, l'immenso Juan Sebastian Veron non sono bastati per portare a casa uno storico successo, ma, nonostante l'amara e cocente delusione, la sensazione è che l'Estudiantes si sia confermato una volta per tutte la miglior squadra d'Argentina e del Sud America.
Al di là del risultato e della cocente delusione, Veron e compagni meritano comunque rispetto ed applausi per quanto messo in campo, per come hanno affrontato gli avversari e per come hanno lottato su qualsiasi pallone. La partita di ieri contro la squadra più forte d'Europa e del pianeta è forse lo spot migliore che il campionato argentino poteva offrire in diretta mondiale, ben lontano dai contorni di violenza per cui è tristemente famoso o dalle magre figure, in campo e fuori, raccolte ultimamente dalla Nazionale e dal suo principale rappresentante. L'Estudiantes è infatti la sintesi perfetta di tutto ciò che di positivo il calcio argentino può proporre in questo momento: grinta, cuore, passione, sacrificio abbinati ad un apprezzabile tasso tecnico.
Accompagnato da un impressionante seguito di tifosi, il Pincha ha affrontato la trasferta negli Emirati Arabi con la consapevolezza di poter scrivere una pagina memorabile della propria storia e di quella del calcio sudamericano, perchè difficilmente si ricorda una squadra tanto favorita dai pronostici quanto questo Barcellona. Sabella ha preparato la sfida contro i catalani nel miglior modo possibile e, approfittando della giornata non particolarmente positiva degli uomini di Guardiola, l'Estudiantes ha sfiorato il colpaccio, giocando soprattutto una prima frazione ai limiti della perfezione.
Veron alla vigilia aveva avvisato tutti, invitando chiunque avesse intenzione di vedere un bello "spettacolo" ad andare a teatro, perchè per lui e compagni l'importante era solo ed esclusivamente il risultato. Un po' machiavellica la Brujita, soprattutto di fronte ad artisti del calibro di Xavi, Messi e compagni, ma in quei primi quarantacinque minuti, in tutta onestà, il Pincha, dal punto di vista tattico, ha messo in mostra un vero e proprio spettacolo. Pressing asfissiante, concentrazione, tagli ai fondamentali rifornimenti di Xavi, ripartenze rapide e chirurgiche: il tutto condito da grinta e una certa dose di ruvidezza che hanno messo in grande difficoltà il Barcellona, incapace di dare ritmo alle complesse geometrie della propria manovra. A serrare le fila degli argentini c'era ovviamente lui, Sebastian Veron, capitano e direttore d'orchestra capace di giocare al contempo di sciabola e di fioretto: un autentico manuale del calcio, un mix di tecnica, classe e personalità inimitabile. La Brujita, se fosse stato necessario, ha fatto rimpiangere per l'ennesima volta il suo prematuro addio al calcio europeo, confermandosi come uno dei migliori centrocampisti visti all'opera nell'ultimo decennio.
Dopo un primo tempo da manuale in cui l'Estudiantes ha interpretato alla perfezione e nei minimi dettagli l'unica via attuabile per mettere in difficoltà gli spagnoli, a fare la differenza è stata la panchina blaugrana, capace di tagliare le gambe ai ragazzi di Sabella ormai troppo stanchi e tenuti in piedi soltanto da un'immensa forza di volontà. Dopo una sequenza di errori più o meno clamorosi da parte delle proprie punte, il Barcellona ha trovato il gol sugli sviluppi di un'azione piuttosto casuale e in quel momento, a due soli minuti dalla fine, si è infranto il sogno del Pincha e dei suoi tifosi. La rete di Messi è poi stata l'inevitabile conclusione del crollo degli argentini, bravi comunque a non arrendersi e a sfiorare un clamoroso pareggio con un colpo di testa di Desabato a pochi secondi dalla conclusione dell'incontro.
La freddezza e la grinta di Boselli, il lavoro sporco di Braña, la quantità e la qualità di Enzo Perez, il monumentale lavoro della coppia difensiva Cellay-Desabato e, soprattutto, l'immenso Juan Sebastian Veron non sono bastati per portare a casa uno storico successo, ma, nonostante l'amara e cocente delusione, la sensazione è che l'Estudiantes si sia confermato una volta per tutte la miglior squadra d'Argentina e del Sud America.
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