4 dic 2009

Il dilemma Rui Costa

Mi serve parlare di uno storico giocatore portoghese per esemplificare un problema nel pensiero comune.

Manuel Rui Costa fa parte della "generazione d'oro" del Portogallo capace di vincere un storico mondiale under-20 nel lontano 1991. Inizia e finisce la sua carriera nel Benfica, in mezzo una parentesi di 12 anni in Italia. Fiorentina prima e ahimè Milan poi le sue maglie. Trequartista di classe immensa, gran dribbling e soprattutto assoluta macchina da assist. Rui Costa passa dalla Fiorentina al Milan portandosi dietro lo status di superstar. Investimento da 85 miliardi di lire, 10 sulle spalle, leader e faro assoluto del gioco.

Vi starete chiedendo, e il problema dov'è?

E' presto detto. Rui Costa nel Milan ha vinto tutto, disputando stagioni di assoluto spessore condite da 65 assist forniti ai compagni. Nella considerazione generale è però un giocatore "normale", di certo di gran lunga inferiore al suo successore (a livello di ruolo) Kakà per un motivo semplicissimo: ha segnato appena 7 gol in 123 presenze in maglia rossonera.

Il tifoso di calcio non necessariamente ne capisce tutte le meccaniche, e anche di meno segue davvero(o per intero) lo svolgersi del gioco. La conseguenza più diretta di questo fatto è che se un giocatore che non entra in una voce statistica, cioè nei tabellini marcatori, non fa presa sul pubblico. Poco importa quanto possa fare per la squadra, qualche gol getta tanta luce negli occhi da accecare, anche solo per l'ovvio effetto emotivo che ha.

Notare che per Rui Costa parliamo di un assist di fatto ogni 2 partite. Un giocatore, a suo modo, assolutamente decisivo. Ma destinato a essere davvero compreso e apprezzato da pochi, per la sola colpa di far segnare i compagni.

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