Al Camp Nou va in scena un autentico spettacolo nell'amichevole fra i padroni di casa e la Nazionale argentina. Nel giorno del grande ritorno in panchina da parte di Johan Cruijff, la Catalogna batte a sorpresa la Seleccion sperimentale schierata da Héctore Enrique, sostituto dello squalificato Maradona -costretto dalla FIFA a seguire l'incontro dalla tribuna- e può così festeggiare nel migliore dei modi.
Come era lecito aspettarsi, l'undici catalano è di stampo prettamente blaugrana, con Victor Valdes, Puyol, Piqué, Xavi, Busquets e Bojan a formarne la colonna vertebrale. Bastano solo pochi significativi minuti per capire che dal Barcellona è stato copiato ed importato anche lo stile di gioco, fatto di movimento senza palla, passaggi rapidi e precisi, paziente possesso palla e geometriche triangolazioni in grado di scardinare qualsiasi difesa avversaria. Purtroppo per i numerosi tifosi argentini presenti sugli spalti del Camp Nou, quella albiceleste non è una difesa qualsiasi, ma un autentico colabrodo che concede sempre più spazio agli avversari e va in confusione minuto dopo minuto. A peggiorare ulteriormente la situazione di Maradona e dei suoi ci pensa Cruijff, calmo e pacato sulla panchina del Camp Nou, quanto geniale e inarrestabile nello schierare e nel muovere le pedine sullo scacchiere. Quella di Johan è una lezione totale, come il suo calcio, come la sua Catalogna.
Quasi per dimostrare che allenatori non si diventa da un giorno all'altro, come inspiegabilmente accaduto al suo dirimpettaio, Cruijff in quella che doveva essere una semplice passerella per presentarsi al suo vecchio ed amato pubblico, al suo popolo adottivo, sembra giocare a fare l'alchimista. Prende un bel po' dell'inarrestabile Barcellona di Guardiola, la forma moderna ed evoluta del suo Dream-Team, vi aggiunge ancora un filo di immancabile calcio totale, qualche idea nuova, sorprendente, e come per magia trasforma i gregari in campioni incantando tutti. Prevedere la solita monumentale ed impeccabile prestazione di Xavi non era particolarmente impossibile, così come non lo era immaginare il fondamentale apporto di giocatori del calibro di Valdes, Puyol e Busquets, ma chi si sarebbe mai aspettato Sergio Garcia nelle vesti di Messi e Verdú in quelle di Henry?
Il tecnico olandese sfodera dal cilindro un tridente incontenibile composto da questi ultimi due e da Bojan Krkic: è la mossa vincente. I tre sono inarrestabili, non lasciano punti di riferimento, continuano a scambiarsi posizione mandando in tilt una difesa già non irresistibile, creano superiorità numerica, rientrano, giocano nello stretto e si allargano con facilità ed impressionante armonia.
L'altro colpo di genio di Cruijff è avanzare Piqué in mediana. Il difensore centrale del Barcellona è sorprendente, mettendo in mostra ancora una volta doti tecniche inarrivabili per qualsiasi altro difensore, fa valere la sua forza fisica ed un invidiabile senso tattico. Con Xavi e Busquets domina in lungo e in largo la zona nevralgica del campo, irridendo con imbarazzante superiorità qualsiasi tentativo di pressione e di disturbo avversario. Una soluzione, schierarlo come pivote del centrocampo, che farà sicuramente sorridere Guardiola, ben felice di sapere di avere a propria disposizione una valida alternativa in caso di estrema necessità.
La vittoria della Catalogna va ovviamente presa con le pinze, per il valore della sfida e per la consistenza dell'avversario: una Seleccion tutta nuova che ha messo in mostra evidenti lacune e ha fatto intravedere soltanto qualche tiepido raggio di sole, come il buon lavoro sporco di Bolatti in cabina di regia, le ottime giocate in contropiede di Lavezzi e la classe e personalità di Pastore, l'unico a cercare scambi in velocità, a proporsi sempre per il passaggio di un compagno e a cercare soluzioni meno prevedibili e banali del solito. A soli sei mesi dal Mondiale l'Argentina deve fare ancora moltissima strada, cercare un'identità di gioco e trovare magari anche una certa stabilità a livello di rosa, perchè con l'amichevole di Barcellona i giocatori provati nell'era Maradona sono già più di settanta.
Per quanto riguardo i catalani, non resta che aspettare il prossimo appuntamento, magari con i giocatori blaugrana più riposati, non reduci dallo sfiancante viaggio per Abu Dhabi, e un Cesc Fabregas in più!
Come era lecito aspettarsi, l'undici catalano è di stampo prettamente blaugrana, con Victor Valdes, Puyol, Piqué, Xavi, Busquets e Bojan a formarne la colonna vertebrale. Bastano solo pochi significativi minuti per capire che dal Barcellona è stato copiato ed importato anche lo stile di gioco, fatto di movimento senza palla, passaggi rapidi e precisi, paziente possesso palla e geometriche triangolazioni in grado di scardinare qualsiasi difesa avversaria. Purtroppo per i numerosi tifosi argentini presenti sugli spalti del Camp Nou, quella albiceleste non è una difesa qualsiasi, ma un autentico colabrodo che concede sempre più spazio agli avversari e va in confusione minuto dopo minuto. A peggiorare ulteriormente la situazione di Maradona e dei suoi ci pensa Cruijff, calmo e pacato sulla panchina del Camp Nou, quanto geniale e inarrestabile nello schierare e nel muovere le pedine sullo scacchiere. Quella di Johan è una lezione totale, come il suo calcio, come la sua Catalogna.
Quasi per dimostrare che allenatori non si diventa da un giorno all'altro, come inspiegabilmente accaduto al suo dirimpettaio, Cruijff in quella che doveva essere una semplice passerella per presentarsi al suo vecchio ed amato pubblico, al suo popolo adottivo, sembra giocare a fare l'alchimista. Prende un bel po' dell'inarrestabile Barcellona di Guardiola, la forma moderna ed evoluta del suo Dream-Team, vi aggiunge ancora un filo di immancabile calcio totale, qualche idea nuova, sorprendente, e come per magia trasforma i gregari in campioni incantando tutti. Prevedere la solita monumentale ed impeccabile prestazione di Xavi non era particolarmente impossibile, così come non lo era immaginare il fondamentale apporto di giocatori del calibro di Valdes, Puyol e Busquets, ma chi si sarebbe mai aspettato Sergio Garcia nelle vesti di Messi e Verdú in quelle di Henry?
Il tecnico olandese sfodera dal cilindro un tridente incontenibile composto da questi ultimi due e da Bojan Krkic: è la mossa vincente. I tre sono inarrestabili, non lasciano punti di riferimento, continuano a scambiarsi posizione mandando in tilt una difesa già non irresistibile, creano superiorità numerica, rientrano, giocano nello stretto e si allargano con facilità ed impressionante armonia.
L'altro colpo di genio di Cruijff è avanzare Piqué in mediana. Il difensore centrale del Barcellona è sorprendente, mettendo in mostra ancora una volta doti tecniche inarrivabili per qualsiasi altro difensore, fa valere la sua forza fisica ed un invidiabile senso tattico. Con Xavi e Busquets domina in lungo e in largo la zona nevralgica del campo, irridendo con imbarazzante superiorità qualsiasi tentativo di pressione e di disturbo avversario. Una soluzione, schierarlo come pivote del centrocampo, che farà sicuramente sorridere Guardiola, ben felice di sapere di avere a propria disposizione una valida alternativa in caso di estrema necessità.
La vittoria della Catalogna va ovviamente presa con le pinze, per il valore della sfida e per la consistenza dell'avversario: una Seleccion tutta nuova che ha messo in mostra evidenti lacune e ha fatto intravedere soltanto qualche tiepido raggio di sole, come il buon lavoro sporco di Bolatti in cabina di regia, le ottime giocate in contropiede di Lavezzi e la classe e personalità di Pastore, l'unico a cercare scambi in velocità, a proporsi sempre per il passaggio di un compagno e a cercare soluzioni meno prevedibili e banali del solito. A soli sei mesi dal Mondiale l'Argentina deve fare ancora moltissima strada, cercare un'identità di gioco e trovare magari anche una certa stabilità a livello di rosa, perchè con l'amichevole di Barcellona i giocatori provati nell'era Maradona sono già più di settanta.
Per quanto riguardo i catalani, non resta che aspettare il prossimo appuntamento, magari con i giocatori blaugrana più riposati, non reduci dallo sfiancante viaggio per Abu Dhabi, e un Cesc Fabregas in più!
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