
Come era lecito aspettarsi, l'undici catalano è di stampo prettamente blaugrana, con Victor Valdes, Puyol, Piqué, Xavi, Busquets e Bojan a formarne la colonna vertebrale. Bastano solo pochi significativi minuti per capire che dal Barcellona è stato copiato ed importato anche lo stile di gioco, fatto di movimento senza palla, passaggi rapidi e precisi, paziente possesso palla e geometriche triangolazioni in grado di scardinare qualsiasi difesa avversaria. Purtroppo per i numerosi tifosi argentini presenti sugli spalti del Camp Nou, quella albiceleste non è una difesa qualsiasi, ma un autentico colabrodo che concede sempre più spazio agli avversari e va in confusione minuto dopo minuto. A peggiorare ulteriormente la situazione di Maradona e dei suoi ci pensa Cruijff, calmo e pacato sulla panchina del Camp Nou, quanto geniale e inarrestabile nello schierare e nel muovere le pedine sullo scacchiere. Quella di Johan è una lezione totale, come il suo calcio, come la sua Catalogna.

Il tecnico olandese sfodera dal cilindro un tridente incontenibile composto da questi ultimi due e da Bojan Krkic: è la mossa vincente. I tre sono inarrestabili, non lasciano punti di riferimento, continuano a scambiarsi posizione mandando in tilt una difesa già non irresistibile, creano superiorità numerica, rientrano, giocano nello stretto e si allargano con facilità ed impressionante armonia.
L'altro colpo di genio di Cruijff è avanzare Piqué in mediana. Il difensore centrale del Barcellona è sorprendente, mettendo in mostra ancora una volta doti tecniche inarrivabili per qualsiasi altro difensore, fa valere la sua forza fisica ed un invidiabile senso tattico. Con Xavi e Busquets domina in lungo e in largo la zona nevralgica del campo, irridendo con imbarazzante superiorità qualsiasi tentativo di pressione e di disturbo avversario. Una soluzione, schierarlo come pivote del centrocampo, che farà sicuramente sorridere Guardiola, ben felice di sapere di avere a propria disposizione una valida alternativa in caso di estrema necessità.
La vittoria della Catalogna va ovviamente presa con le pinze, per il valore della sfida e per la consistenza dell'avversario: una Seleccion tutta nuova che ha messo in mostra evidenti lacune e ha fatto intravedere soltanto qualche tiepido raggio di sole, come il buon lavoro sporco di Bolatti in cabina di regia, le ottime giocate in contropiede di Lavezzi e la classe e personalità di Pastore, l'unico a cercare scambi in velocità, a proporsi sempre per il passaggio di un compagno e a cercare soluzioni meno prevedibili e banali del solito. A soli sei mesi dal Mondiale l'Argentina deve fare ancora moltissima strada, cercare un'identità di gioco e trovare magari anche una certa stabilità a livello di rosa, perchè con l'amichevole di Barcellona i giocatori provati nell'era Maradona sono già più di settanta.
Per quanto riguardo i catalani, non resta che aspettare il prossimo appuntamento, magari con i giocatori blaugrana più riposati, non reduci dallo sfiancante viaggio per Abu Dhabi, e un Cesc Fabregas in più!
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