1 dic 2009

Il Re che volle farsi Principe

Diego Alberto Milito nasce in Argentina il 12 Giugno 1979.
Il suo nome tutt'ora non dice granchè a tanti.

Inutile dire quanto si sbagliano.

Ad oggi è uno dei centravanti più completi in circolazione, ma la sua carriera non è stata da fenomeno precoce. Piuttosto Diego si è "costruito" di anno in anno, di esperienza in esperienza, affinando doti naturali inizialmente nascoste. In Argentina gioca nel Racing Avellaneda, più che altro come seconda punta, senza lasciare un ricordo indelebile. Qualche gol e un campionato, ma non certo le stimmate del campione.
Arriva quindi in Italia, dalla porta di servizio, che nel suo caso si chiama Genoa in serie B. Qui si inizia a sentire il suo nome. L'impatto sul campionato e sulla squadra è notevole, come il numero (21 al secondo anno, vicecapocannoniere) e la fattura dei gol. Si impone a suon di prestazioni da autentico trascinatore, fino alla promozione della squadra. Proprio quando sembrano spalancarsi per lui le porte della serie A, la sua squadra finisce implicata in questioni poco pulite, e retrocessa in C1.
Chiaramente non è questa la dimensione di Diego, che viene ceduto(inizialmente in prestito, poi definitivamente) in Spagna, al Real Saragozza, dove milita anche suo fratello Gabriel, difensore.
Finalmente può confrontarsi col calcio che conta, e da subito dimostra di trovarsi a suo agio. In tre stagioni, 15, 23(vicecapocannoniere) e ancora 15 gol, che purtroppo non salvano il Saragozza da una clamorosa retrocessione. Da non dimenticare anche uno storico poker servito al Real Madrid in coppa del Re.

E' questa una tappa fondamentale dell'evoluzione del calciatore Milito. Nella sua prima esperienza italiana si era vista una prima punta agile, abile a giocare sul filo del fuorigioco con un gran senso del gol e un destro notevole. In Spagna il suo gioco si è completato in primo luogo tatticamente. Si abitua infatti a giocare in svariati moduli, con compagni diversi rispondendo sempre alle esigenze della squadra. In più fisicamente si fa più robusto, migliorando nettamente nella difesa del pallone, ma anche nella capacità di giocare la palla.

Ancora una volta, non è certo la Segunda Division il suo ambiente. Tuttavia nessun club bussa alla sua porta, fino all'ultimo giorno di mercato quando viene tesserato in extremis ancora dal Genoa. Il primo club ad avere creduto in lui, casa sua. Finalmente Diego scopre la serie A, e si trova decisamente bene. 24 gol, per l'ennesima volta vicecapocannoniere, massimo numero di gol in un campionato per un giocatore del Genoa nella storia, più 5 annullati ingiustamente, in 31 presenze. Nell'arco del campionato segna in ogni modo a qualsiasi squadra, compresi 4 gol in due derby(tripletta al ritorno, primo nella storia). Ma limitarsi ai gol sarebbe ingiusto per il Principe(soprannome datogli in Argentina per la somiglianza con Enzo Francescoli). Oltre a finalizzare come pochi, aiuta la squadra con grande spirito di sacrificio, mettendo in mostra pressing e ripiegamenti difensivi tatticamente intelligenti e preziosi. Tecnicamente si è molto raffinato, ottimo nel controllo di palla e regale nelle finte, pienamente ambidestro nel tiro. Il destro è anche sensibilissimo negli assist, favoriti dalla sua generosità e dalla sua visione di gioco, notevole per una punta. Nel gioco stesso la sua presenza si sente, sia per come tiene la palla, sia per la capacità di dialogare coi compagni, nel breve ma anche con lanci lunghi, in ogni zona del campo.
Tutto questo non passa certo inosservato, così Diego nella stagione in corso viene acquistato dall'Inter, squadra quadricampione in carica in cui giocano i suoi fraterni amici Cambiasso e Zanetti che si dice siano i principali artefici del suo arrivo. Un arrivo sicuramente tardivo in una grande, ma per il giocatore al momento giusto. All'apice della carriera, dopo aver di fatto imparato tutto quello che si può chiedere a una punta. Nei primi mesi con la squadra mette a segno 9 gol in 12 presenze in campionato e il suo primo in Champions League, dimostrandosi giocatore di spessore assoluto.
Oltre ai numeri, stupisce l'assoluta umiltà e l'affetto che (soprattutto a Genova) circonda questo giocatore. Umanamente straordinario quanto silenzioso.

Spesso siamo talmente impegnati a seguire presunti fenomeni in campionati di dubbio valore, da dimenticarci ciò che abbiamo in casa. Il Principe, adesso nerazzurro, è qui a testimoniarcelo.

2 commenti:

  1. Che dire, un manuale del calcio in persona! Sicuramente un esempio da seguire per gente che magari ha più talento ma ignora il significato della parola "lavoro"... (riferimenti puramente casuali)

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  2. http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Inter/02-12-2009/diego-milito-come-ronaldo-602183978448.shtml

    tanto per confermare il tutto

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