Triplice fischio del discusso direttore di gara, River Plate 0-0 Colon. Sulla carta un discreto risultato, considerando il momento non proprio brillante dei Millonarios, reduci dalla bruciante sconfitta contro il Rosario Central, e l'avversario di turno, il temibilissimo Colon del Turco Mohamed, squadra in grado di lottare fino alla penultima giornata per la conquista dell'ultimo Clausura.
Questa doveva essere la partita del riscatto per gli uomini di Gorosito, l'occasione per lanciare un importante e speranzoso segnale davanti al proprio pubblico, per uscire da una crisi sempre più profonda. Ma nonostante l'atteggiamento fin troppo rinunciatario da parte del Colon, il River non è riuscito ad andare oltre uno scarno zero a zero, risultato che probabilmente alla luce delle occasioni avute penalizza i padroni di casa, ma che mette ancora più in risalto, se ce ne fosse bisogno, le lacune e i limiti di una squadra sempre più allo sbando, sempre più in crisi d'identità.
Gorosito riconferma il 4231 che aveva lasciato intravedere qualche discreta giocata nella ripresa contro il Rosario Central, ma a mancare come sempre sono le idee, l'ordine, la tattica e gli uomini. La distanza fra i reparti è a lunghi tratti incolmabile, la difesa non trasmette un minimo di sicurezza, il centrocampo si ritrova isolato e poco aiutato dai trequartisti, faticando di conseguenza a reggere l'urto degli avversari. Le mezzepunte faticano a cercarsi e a trovare sincronia nei movimenti, il centravanti per l'ennesima volta non è pervenuto.
Non sono sufficienti la personalità e l'anima di un inossidabile Almeyda, migliore in campo a Rosario e grandissima sorpresa di queste ultime uscite, nè del Burrito Ortega, ieri in difficoltà e a corto di idee, per dare una vera anima a questa squadra sempre più in balia della disastrosa situazione di cui è vittima.
La difesa ancora una volta evidenzia gravi limiti, soprattutto sulla corsia di destra con Galmarini e con la coppia centrale composta da Cabral e Coronel. Sulla mediana Barrado e soprattutto Almeyda fanno quello che possono per arginare la spinta del Colon e far ripartire l'azione, un compito alquanto proibitivo considerando il poco aiuto proveniente dagli altri reparti.
Croce e delizia di questa squadra è la trequarti, dove si concentrano gli uomini di maggior talento e qualità. Un reparto che può annoverare tra le sue fila vecchi campioni come Gallardo e soprattutto Ariel Ortega, uniti a giovani promesse del calibro di Buonanotte, Diaz e Villalva. Ieri la difficoltà a creare gioco e dare un'altra marcia alla manovra è stata evidente. L'impressione è che tutto giri intorno al Burrito, alla sua vena e alle sue geometrie. Quando Ariel fatica a trovare ritmo, posizione e continuità nella manovra, l'intera squadra ne risente e il gioco diventa troppo lento e prevedibile.
A complicare le cose è l'assenza di un vero centravanti di ruolo: Fabbiani sta infatti dimostrando sempre più di essere inadatto per quel ruolo, troppo statico e nervoso per riuscire ad incidere sulle partite. Nonostante i proclami di Gorosito, che lo vedeva già convocato fra gli attaccanti argentini per il Mondiale sudafricano, la lacuna è estremamente grave, soprattutto alla luce della mancanza di una valida alternativa: Strahman sta cercando gloria in Israele e Gill non da garanzie sufficienti per poter puntare seriamente su di lui.
Tuttavia la partita con il Colon ha lasciato anche qualche nota positiva, come la prestazione di Orban sulla fascia mancina e la qualità portata dal talentino Mauro Diaz.
Il terzino sinistro classe '89 ha messo in mostra buona personalità, grinta, discreta attenzione in fase difensiva e una buona spinta in fase offensiva. Pochissime le sbavature, nonostante compagni di reparto in grado di trasmettere tutto tranne sicurezza e tranquillità. La giovane età lascia ben sperare e invoglia a dare maggiore fiducia e continuità ad un giocatore lanciato in tutta fretta lo scorso anno e poi accantonato altrettanto velocemente.
Maurito Diaz ('91) invece è stato sicuramente il migliore in campo, con una prestazione tutta dribbling, belle giocate e qualità. Quasi immarcabile palla al piede, si è sacrificato molto in copertura, accompagnando fino a ridosso della propria area il terzino avversario. Autore di qualche pregevole assist per i compagni, è riuscito a mettersi in luce con un'azione personale all'interno dell'area, quando ha saltato tre avversari nello stretto ed è stato fermato soltanto al momento del tiro dal decisivo intervento di un difensore del Colon. A parte il fisico ancora un po' troppo leggero e qualche eccesso palla al piede, le qualità per diventare un giocatore molto importante ci sono tutte.
Adesso per il River inizia una settimana molto importante che porterà al ritorno di Copa Sudamericana contro il Lanus, in programma giovedì.
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