Venti minuti. E' quanto è durata la partita della Seleccion, quanto la grinta, la voglia di dimostrare qualcosa davanti alla propria gente e l'entusiasmo hanno permesso di tenere testa al cinismo del Brasile di Carlos Dunga. Da quel momento in poi il verdetto del campo di casa è stato tremendo quanto inequivocabile: i verdeoro sono un altro pianeta rispetto ad un'Argentina sempre più allo sbando, sempre più in caduta libera. Ordine, sacrificio, pazienza, tattica e soprattutto qualità hanno evidenziato la netta superiorità brasiliana rispetto ai padroni di casa, che anche nel loro momento migliore sono apparsi estremamente confusionari, disordinati e precipitosi. Neanche un semplicissimo 442 in linea ha permesso alla squadra di Maradona di trovare la consapevolezza e la tranquillità necessaria per imporre il proprio gioco e soprattutto i propri ritmi. Venti minuti, quanto è durata la sfuriata, quanto è bastato al Brasile per ammortizzare lo slancio argentino, l'attacco alla rinfusa lanciato da Maradona.
A poco è servita la pretattica del DT argentino, se non a caricare di inutili quanto dannose pressioni i giocatori. Un arma a doppio taglio, che ha permesso di imporsi fin da subito, ma che ha demolito gambe, morale e quanto poco altro restava al momento dell'incornata di Luisao. Eppure fino ad allora era l'Argentina che voleva Maradona, una squadra in grado di attaccare gli avversari da tutte le parte, in tutti le direzioni ed in tutti i modi. Poco importa se questo sia durato per poco tempo e se soprattutto sia avvenuto in modo poco ortodosso e conforme alla tattica.
Ma il problema più sorprendente è rappresentato dal reparto offensivo, un agglomerato di talenti e campioni invidiato da qualsiasi nazione e allenatore al mondo. Composto da giocatori del calibro di Messi, Aguero, Tevez, Milito, Lisandro Lopez e che si può permettere di lasciare a casa i vari Higuain, Zarate, etc. A sorprendere è la decisione e la convinzione di Maradona nel proporre due mezzepunte come Tevez e Messi, che inevitabilmente tendono ad allargarsi o rientrare per giocare più palloni, lasciando scoperta una porzione di campo troppo ampia. Per non parlare degli evidenti limiti fisici della coppia, che impongono soluzioni sempre palla a terra, piacevoli da vedere, ma non sempre efficaci, soprattutto in partite e frangenti in cui la Seleccion si trova in difficoltà. In questo momento sembra irrinunciabile la presenza di Diego Milito, il manuale del centravanti, perfetto in ogni movimento, intelligente in ogni giocata. In grado di alternare sciabola e fioretto, ma soprattutto di valorizzare qualsiasi giocatore schierato al suo fianco, grazie a sponde, tagli e scambi ravvicinati. Così come potrebbe rappresentare una soluzione il Pipita Higuain, attaccante in grado di abbinare le qualità di una seconda punta alla freddezza sotto porta tipica del centravanti.
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