4 dic 2011

This is the end

Arriva sempre un momento in cui ci si rende invariabilmente conto di essere giunti alla fine, di dover dire basta allo status quo, di ammettere di aver bisogno di aiuto.
Per l'Inter è stata la partita con l'Udinese.

A parlare non è tanto il risultato in se, perchè ormai una sconfitta di questa Inter non fa più notizia, ma la certificazione di cos'è l'Inter oggi.
Una squadra da salvezza. Forse tranquilla.
Perchè a inizio anno c'era Gasperini come alibi, poi gli arbitri, poi il tempo di cui aveva fisiologicamente bisogno Ranieri. Tutte cose verissime e accettabili, sia chiaro, ma che restano alibi perchè insufficienti a spiegare una simile serie negativa (Trabzonspor e Novara non valgono nè varranno mai la rosa dell'Inter).
Ma se anche adesso ogni volta che sembra poter rialzare la testa, ogni volta che sembra potersi avvicinare al tranquillo centro classifica l'Inter crolla con puntualità incredibile significa che la sua realtà è quella. Il mito di Icaro ha qualche migliaio di anni, ma forse è il caso di rileggerlo ogni tanto.
Ranieri si trova in una posizione a dir poco scomoda, dovendo scegliere essenzialmente tra difendersi a oltranza e sperare in un colpo della sorte o andare incontro alla sconfitta certa. Ed è certamente l'ultimo responsabile della situazione, pur con delle colpe contingenti legate a scelte tattiche o di cambi.

Quindi basta speranze e illusioni, basta parole al vento. I tifosi hanno una percezione molto più chiara del reale di quel che credano dirigenti e giocatori e proprio per questo è da due anni che si chiedono cosa stia succedendo.
Mai come adesso serve pragmatismo e capacità decisionale, unite a prsonalità e voglia di lottare di quelli che vanno in campo (capito presunti leader?).

Perchè l'Inter è in cenere, ma solo dalle ceneri può rinascere.

5 commenti:

  1. La cosa più brutta, non so se a voi succede, è un quasi totale menefreghismo relativo alle sconfitte della squadra.

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  2. concordo, una volta diventavo furioso, adesso le vivo come una cosa normale

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  3. E' una reazione normalissima. Per quanto possa sembrare anomala -tanto da farti chiedere il perchè del mancato arrabbiamento, o comunque di un'altra reazione più intensa, con enfasi (come poteva avvenir prima appunto)- è anche la più sensata.
    Io la riconduco alle vittorie acquisite negli ultimi anni, e dunque a una mentalità di viver il calcio non più in maniera esasperata, ma equilibrata -fondendo cioè, le giuste dosi di passione irrazionale e di raziocinio-.

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  4. Penso stia succedendo a tutti... e il problema è che temo succeda anche ai giocatori. Il campo ne è la prova. :)

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  5. Anche, per certi valori penso anch'io..

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