6 dic 2011

Bocampeon

Dopo tre anni il Boca torna davanti a tutti in Argentina. Un periodo di tempo che è sembrato infinito per tutti i tifosi (la mitad mas uno del paese, dicono loro) degli xeneizes.

Il presidente Ameal riesce a regalare alla sua gente il ventiquattresimo titolo della storia prima di lasciare la carica, ma soprattutto Julio Cesar Falcioni vede coronati i grandi sforzi profusi per fare di questo Boca una squadra, la sua squadra. El Gato ha plasmato la rosa nello scorso semestre, tra mille critiche, pochi risultati iniziali e un costante rischio esonero, arrivando a presentare ai blocchi di partenza una vera e propria corazzata.
L'Apertura 2011 è stata di fatto una cavalcata trionfale per la squadra azul y oro, che ha macinato punti e risultati con una continuità impossibile da ostacolare per qualunque avversario.
Cardine fondamentale una solidità a tratti spaventosa, come testimoniano i soli 4 gol subiti in 17 giornate. Dato in se fenomenale, che diventa incredibile per chi ha seguito il Clausura 2011 in cui il Boca con molti degli stessi giocatori in campo ne subì 22 in 19. L'uomo del cambiamento è stato el Flaco Rolando Schiavi, il grande veterano tornato dopo 6 anni, che praticamente da solo ha dato solidità a un reparto intero, facendo impennare il rendimento dei suoi compagni Roncaglia, Insaurralde e Clemente Rodriguez. Insieme a lui il portiere Agustin Orion che finalmente ha dato tranquillità e affidabilità in un ruolo vacante praticamente dall'addio del Pato Abbondanzieri.

Falcioni ha scelto i suoi uomini senza esitazioni, col turnover praticamente limitato ai casi di infortunio. Modulo base il rombo, con una spina dorsale formata da Orion, Schiavi, Somoza, Riquelme e Viatri (finchè il ginocchio ha retto) che ha fatto la differenza.
Grande fisicità, poco spettacolo, occupazione degli spazi, vittorie che sembravano arrivare quasi per inerzia con l'avversario progressivamente strangolato nelle spire gialloblu. Una macchina in cui chiunque dava il suo contributo anche oltre le proprie capacità.
Roncaglia e Rivero, motore della fascia destra, hanno dato un apporto continuo di fisicità unico, scoprendosi anche capaci di giocate tecniche. Sulla sinistra Clemente Rodriguez è stato un treno instancabile, presente in difesa e attaccando anche per Walter Erviti, interno sinistro di posizione e qualità, che in un ruolo inedito ha dato tutto per il suo mentore Falcioni. Davanti alla difesa l'argine rappresentato da Leandro Somoza ha spento gli attacchi avversari e dato alla squadra una regia semplice e pulita, ma soprattutto sicurezza.
La qualità nelle idee del tecnico veniva tutta com'è ovvio dai piedi di Roman, alle prese coi suoi soliti problemi fisici e ben sostituito dal sottovalutatissimo Pochi Chavez. In attacco Viatri è stato di sicuro una rivelazione per capacità di gioco prima ancora che per i gol (poteva fare di più), mentre Cvitanich, preso chiaramente per sostituire Mouche che però è rimasto, si è dimostrato giocatore anonimo, pur avendo dalla sua tanta abnegazione, spirito di sacrificio e la doppietta che ha regalato il titolo. Insospettabile eroe in un momento difficile Nicolas Blandi, che chiamato all'improvviso a sostituire l'infortunato Viatri ha risposto a suon di doppiette.
Falcioni ha dato continuità alla sua carriera di tecnico dopo il titolo vinto col Banfield, e forse oggi è il miglior allenatore d'Argentina. La Libertadores sarebbe un bel banco di prova per lui e la sua squadra, anche perchè lo costringerebbe a ruotare gli uomini e magari a puntare di più sulla qualità a centrocampo di certi elementi come Chavez e Colazo.

Un titolo stravinto e meritato, con una squadra intera che ha dato il suo massimo.

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