19 mag 2010

Totti e la tattica

Stranamente, almeno ai miei occhi, da anni si continua a parlare di un centravanti per la Roma. Dico stranamente non per motivi economici, di appeal o altro, ma banalmente tattici.

Eppure gli ultimi 6 mesi dovrebbero essere stati molto chiari in proposito. A gennaio, sulla scia del motto "serve un centravanti", la Roma prese in prestito dal Bayern Monaco Luca Toni. Indiscutibilmente il prototipo del centravanti di peso anche se in la con gli anni. In un primo periodo il suo rendimeno fu anche oltre le aspettative, sia in termini di gol che di apporto al gioco. La Roma di Ranieri grazie a lui poteva infatti giocare a lanci lunghi sulla boa centrale, per poi far partire incursori come Taddei, Perrotta o gli attaccanti Vucinic e Menez. Con Toni in campo, il gioco della Roma è sempre stato questo (palla lunga e pedalare), con buona pace delle leggende alimentate dai giornali sul bel calcio e affini. Un gioco adattissimo alla serie A e di sicuro molto efficace, come dimostrano i punti guadagnati dalla squadra giallorossa. Tuttavia ad un certo punto Toni è sparito, malgrado gol anche pesanti (vedi 2-1 all'Inter), e la causa è una sola: il ritorno in campo dall'ennesimo infortunio di Francesco Totti.

Torniamo indietro di qualche anno. Sulla panchina abbiamo ancora Luciano Spalletti, che creò una Roma nuova e spettacolare (questa per davvero). Pochi punti fondamentali: tanta corsa soprattutto senza palla, gioco palla a terra, un solo modulo, il 4-2-3-1, che come facilmente intuibile prevede una sola punta. E qui si inserisce nel discorso il capitano della Roma. Giocatore di indiscussa classe e tecnica, abilissimo rifinitore, ma anche con un grandissimo tiro e fiuto del gol. Gli anni iniziano a passare, e con loro la corsa diminuisce e i problemi fisici aumentano (specie pre Mondiale 2006). Da trequartista gli era richiesto ormai un gioco che il suo fisico non reggeva più, così il tecnico toscano decise di mettere il suo capitano in quella casella libera da centravanti, con tutta la squadra dietro a correre per lui, per dargli palloni e sfruttare la sua capacità di creare gioco anche da fermo. Il suo raggio d'azione venne avanzato di qualche metro, e il risultato furono gol a grappoli (capocannoniere e Scarpa d'Oro 2007). Totti era diventato il centravanti ideale per quella Roma proprio per la sua atipicità nel ruolo.

Siamo nel 2010, e di certo Totti o i medici della Roma non hanno trovato negli ultimi anni la fonte dell'eterna giovinezza. Son passati altri 4 anni e tanti altri infortuni. Il capitano si è sempre più specializzato nel suo "nuovo" ruolo, diventando un maestro nello sfruttare il fazzoletto di campo che copre. E qui nasce il problema: come gestire lui e Luca Toni? Dopo qualche tentativo di coppia e di tridente con Vucinic la soluzione è stata chiara: o Totti o Toni. Troppo pesante per la squadra sostenere due giocatori così statici, con un gioco così poco compatibile tra loro. Ovviamente tra i due a Roma la scelta nemmeno si pone,e così Toni ha finito la stagione in panchina con tanti saluti alle chances mondiali.
Senza dimenticare che, sempre nell'era Spalletti, un altro centravanti si è sacrificato in nome e per conto di Totti. Per Mirko Vucinic reinventarsi esterno non è stato facile all'inizio, col rischio concreto di bruciarsi la carriera. Giocando più vicino alla porta il suo contributo alla causa romanista è nettamente migliorato.

Oggi si parla di Adriano o altri centravanti per la Roma, e si continuerà così per tutta l'estate. Perchè tapparsi gli occhi di fronte all'ovvio? La Roma un centravanti l'ha avuto negli ultimi 4 anni, e l'avrà finchè Francesco Totti non si ritirerà dal calcio giocato.

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