Il nome a qualcuno potrebbe non suonare nuovo, stiamo infatti parlando del ragazzino argentino che qualche anno fa aveva provocato una sorta di guerra diplomatica fra River Plate e Barcellona. Allora l'accostamento con il già conosciuto Leo Messi per il piccolo funambolo di Buenos Aires era stato inevitabile. Fisico gracile rispetto ai coetanei, serpentine ubriacanti e numeri di alta scuola avevano fatto impazzire gli osservatori blaugrana, disposti a tutto pur di portarlo alla Masia. Convinta la famiglia del ragazzo, il Barcellona non ha però fatto i conti con il River Plate, proprietario del cartellino ed intenzionato a tutto pur di non rinunciare al giovanissimo talento dodicenne. Soltanto la minaccia di una denuncia alla FIFA ha fatto desistere i dirigenti spagnoli, riportato un po' di calma e spento le luci dei riflettori sul ragazzo.
A distanza di anni Erik Lamela è riuscito, nonostante l'inevitabile pressione portatagli da una fama incontrata troppo presto rispetto a qualsiasi altro compagno, a non perdersi e a proseguire la sua crescita calcistica ed umana all'ombra del Monumental. Assieme ad altri giovani e promettenti talenti del calibro di Villalva, Cirigliano ed Espindola è parte della nidiata del 1992 che tanto fa gonfiare il petto ai dirigenti del River Plate: una squadra capace di dominare i tornei locali ed internazionali, come la Cobham Cup organizzata a Londra dal Chelsea, grazie a talenti importanti in qualsiasi zona del campo, destinati ad un futuro roseo nelle fila della prima squadra.
Sei anni dopo le interviste in televisione e l'attenzione dei giornali il Coco è tornato alla ribalta grazie alle magie fra i coetanei, alle prime convocazioni e all'esordio fra i "grandi". Abbastanza per mettere da parte l'etichetta di ennesimo "nuovo Messi", perchè il piccolo e gracile ragazzino adesso è un trequartista di 183cm, una piacevole eccezione per una nazione che negli ultimi tempi ci ha ormai abituati a mezzepunte rapide e sguscianti difficilmente sopra il metro e settanta. L'importante crescita a livello fisico non ha tuttavia ridotto la genialità e l'abilità palla al piede di Erik: doni ereditati sicuramente dal padre, autentica leggenda del calcetto amatoriale. José "El Panadero" Lamela era infatti considerato nella zona nord di Buenos Aires una sorta di Maradona del calcetto, un talento incredibile che per chissà quale motivo non ha mai tentato l'avventura da giocatore professionista.
A differenza del padre il giovane talento Millonario è mancino e con il suo sinistro ora sta guidando la Reserva del River alla rincorsa dei rivali del Boca Juniors. Dotato di una tecnica decisamente fuori dal comune, di una visione di gioco che gli permette di dialogare con grande facilità assieme ai compagni e di innescare con assoluta imprevedibilità le punte, è pericolosissimo su palla inattiva e dalla distanza. Riesce a creare la superiorità numerica in qualsiasi momento grazie ad una facilità di dribbling disarmante, ma deve crescere sicuramente da un punto di vista attitudinale. I miglioramenti sotto l'aspetto del sacrificio, del lavoro senza palla, della continuità e del ritmo negli ultimi mesi sono stati piuttosto evidenti, ma c'è ancora molto da lavorare ed il periodo fra le file della Reserva è stato e sarà sicuramente utile. Giocatori dal talento indiscutibile come Mauro Diaz e Villalva, dopo gli esordi trionfali in prima squadra, hanno infatti evidenziato enormi limiti legati alla continuità e alla personalità, problemi senz'altro legati ad un salto troppo affrettato dal settore giovanile all'esigente palcoscenico del Monumental.
L'impressione è che il Coco stia imparando a sfruttare maggiormente anche il fisico, crescendo sia da un punto di vista della forza che della rapidità. Nelle ultime uscite è stato talvolta schierato come interno di centrocampo, ruolo in cui non riesce ad esprimersi ancora al meglio per ovvi limiti nella fase difensiva, ma è sicuramente da trequartista che riesce a sfruttare tutto il suo enorme potenziale ed è proprio in questa posizione che ricorda per classe, movenze ed una certa tendenza nel prediligere la giocata ad effetto Javier Pastore, il fantasista del Palermo ex-Huracan.
Coincidenza vuole che da poche settimane sia arrivato alla guida del River Plate Angel Cappa, mentore del Flaco ed allenatore alla continua ricerca del bel gioco, conosciuto per il suo famoso tiki-tiki. Con buone probabilità Lamela la prossima stagione sarà aggregato alla prima squadra e sicuramente potrà crescere ed affinare il suo talento sopraffino agli ordini di un ottimo maestro come l'ex tecnico del Globo, già consapevole di avere a disposizione un autentico progetto di grande giocatore.
A distanza di anni Erik Lamela è riuscito, nonostante l'inevitabile pressione portatagli da una fama incontrata troppo presto rispetto a qualsiasi altro compagno, a non perdersi e a proseguire la sua crescita calcistica ed umana all'ombra del Monumental. Assieme ad altri giovani e promettenti talenti del calibro di Villalva, Cirigliano ed Espindola è parte della nidiata del 1992 che tanto fa gonfiare il petto ai dirigenti del River Plate: una squadra capace di dominare i tornei locali ed internazionali, come la Cobham Cup organizzata a Londra dal Chelsea, grazie a talenti importanti in qualsiasi zona del campo, destinati ad un futuro roseo nelle fila della prima squadra.
Sei anni dopo le interviste in televisione e l'attenzione dei giornali il Coco è tornato alla ribalta grazie alle magie fra i coetanei, alle prime convocazioni e all'esordio fra i "grandi". Abbastanza per mettere da parte l'etichetta di ennesimo "nuovo Messi", perchè il piccolo e gracile ragazzino adesso è un trequartista di 183cm, una piacevole eccezione per una nazione che negli ultimi tempi ci ha ormai abituati a mezzepunte rapide e sguscianti difficilmente sopra il metro e settanta. L'importante crescita a livello fisico non ha tuttavia ridotto la genialità e l'abilità palla al piede di Erik: doni ereditati sicuramente dal padre, autentica leggenda del calcetto amatoriale. José "El Panadero" Lamela era infatti considerato nella zona nord di Buenos Aires una sorta di Maradona del calcetto, un talento incredibile che per chissà quale motivo non ha mai tentato l'avventura da giocatore professionista.
A differenza del padre il giovane talento Millonario è mancino e con il suo sinistro ora sta guidando la Reserva del River alla rincorsa dei rivali del Boca Juniors. Dotato di una tecnica decisamente fuori dal comune, di una visione di gioco che gli permette di dialogare con grande facilità assieme ai compagni e di innescare con assoluta imprevedibilità le punte, è pericolosissimo su palla inattiva e dalla distanza. Riesce a creare la superiorità numerica in qualsiasi momento grazie ad una facilità di dribbling disarmante, ma deve crescere sicuramente da un punto di vista attitudinale. I miglioramenti sotto l'aspetto del sacrificio, del lavoro senza palla, della continuità e del ritmo negli ultimi mesi sono stati piuttosto evidenti, ma c'è ancora molto da lavorare ed il periodo fra le file della Reserva è stato e sarà sicuramente utile. Giocatori dal talento indiscutibile come Mauro Diaz e Villalva, dopo gli esordi trionfali in prima squadra, hanno infatti evidenziato enormi limiti legati alla continuità e alla personalità, problemi senz'altro legati ad un salto troppo affrettato dal settore giovanile all'esigente palcoscenico del Monumental.
L'impressione è che il Coco stia imparando a sfruttare maggiormente anche il fisico, crescendo sia da un punto di vista della forza che della rapidità. Nelle ultime uscite è stato talvolta schierato come interno di centrocampo, ruolo in cui non riesce ad esprimersi ancora al meglio per ovvi limiti nella fase difensiva, ma è sicuramente da trequartista che riesce a sfruttare tutto il suo enorme potenziale ed è proprio in questa posizione che ricorda per classe, movenze ed una certa tendenza nel prediligere la giocata ad effetto Javier Pastore, il fantasista del Palermo ex-Huracan.
Coincidenza vuole che da poche settimane sia arrivato alla guida del River Plate Angel Cappa, mentore del Flaco ed allenatore alla continua ricerca del bel gioco, conosciuto per il suo famoso tiki-tiki. Con buone probabilità Lamela la prossima stagione sarà aggregato alla prima squadra e sicuramente potrà crescere ed affinare il suo talento sopraffino agli ordini di un ottimo maestro come l'ex tecnico del Globo, già consapevole di avere a disposizione un autentico progetto di grande giocatore.
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