Doveva essere il derby della consacrazione del Milan di Leonardo, la vittoria del non-mercato rossonero, la logica prosecuzione di una marcia trionfale iniziata in pompa magna a Siena e proseguita per tutta la settimana con proclami più o meno sicuri. Una cosa è certa: si gioca a Milano, non a Boston. Un'altra anche: il Milan c'è, è forte e l'ha dimostrato ampiamente contro il temibile Siena di Giampaolo, guidato da un Ronaldinho tirato a lucido e reinventatosi leader, genio e assistman infallibile. Neanche 24 ore dopo l'Inter arranca sotto i colpi della neopromossa Bari, terminando i novanta minuti con un pareggio che annebbia tutte le certezze costruite in estate. Sì, anche a Boston.
Eppure ben presto non sembra di essere lontani così tante miglia dal Massachusetts e dai campi della celebre Università di Harvard. l'Inter inizia ben presto ad impartire la sua lezione di calcio e, dopo un inizio un po' timido e sornione, Motta con fare da professorino da il via ad un'azione capolavoro: sfruttando un movimento da manuale del calcio di Eto'o, da lui stesso innescato, ed uno splendido assist di Milito infila l'incolpevole Storari. Triangolazione, sovrapposizione ed inserimento da far vedere e rivedere nelle scuole calcio: palla a terra ed esecuzione impeccabile!
Da lì in poi è solo un monologo nerazzurro, una poesia per i tifosi dell'Inter, un incubo che si materializza per i cugini. Minuto dopo minuto crollano tutte le certezze di gesso costruite in una sola settimana, in sette giorni di vana gloria. Il leader, il giocatore migliore del mondo, come è stato definito dal suo stesso presidente, non entra neanche mai in partita, se non per guadagnarsi qualche mala parola da Stankovic dopo una simulazione indefinibile. Indefinibile perchè è raro vedere una sceneggiata simile ed è altrettanto raro vedere qualcuno con la faccia talmente tosta (diciamo che tosta è un aggettivo di assoluto ripiego) da avere il coraggio di protestare, inscenare una recita da Premio Oscar e cercare di farsi passare per vittima. Inutile richiedere, sperare ed invocare l'intervento della celeberrima prova TV, purtroppo viene utilizzata solo in casi straordinari ed è ormai appurato che per essere ritenuto tale il giocatore accusato deve indossare una maglietta a strisce verticoli nerazzurre. Nel frattempo arriva il raddoppio del Principe, freddo e letale anche dagli undici metri. Non passano neanche 10 minuti ed ecco la superiorità numerica, ad uscire è il capitano avversario, già graziato in occasione del rigore non può evitare il secondo giallo per un'entrata killer ai danni di Sneijder. L'olandese, proprio lui, la sorpresa di Mourinho: parte titolare e convince tutti fin dal primo pallone. Personalità, testa alta, tiro, tecnica e visione di gioco: in poche parole il numero 10 che serviva disperatamente alla causa di Mourinho.
Da lì in poi è solo un monologo nerazzurro, una poesia per i tifosi dell'Inter, un incubo che si materializza per i cugini. Minuto dopo minuto crollano tutte le certezze di gesso costruite in una sola settimana, in sette giorni di vana gloria. Il leader, il giocatore migliore del mondo, come è stato definito dal suo stesso presidente, non entra neanche mai in partita, se non per guadagnarsi qualche mala parola da Stankovic dopo una simulazione indefinibile. Indefinibile perchè è raro vedere una sceneggiata simile ed è altrettanto raro vedere qualcuno con la faccia talmente tosta (diciamo che tosta è un aggettivo di assoluto ripiego) da avere il coraggio di protestare, inscenare una recita da Premio Oscar e cercare di farsi passare per vittima. Inutile richiedere, sperare ed invocare l'intervento della celeberrima prova TV, purtroppo viene utilizzata solo in casi straordinari ed è ormai appurato che per essere ritenuto tale il giocatore accusato deve indossare una maglietta a strisce verticoli nerazzurre. Nel frattempo arriva il raddoppio del Principe, freddo e letale anche dagli undici metri. Non passano neanche 10 minuti ed ecco la superiorità numerica, ad uscire è il capitano avversario, già graziato in occasione del rigore non può evitare il secondo giallo per un'entrata killer ai danni di Sneijder. L'olandese, proprio lui, la sorpresa di Mourinho: parte titolare e convince tutti fin dal primo pallone. Personalità, testa alta, tiro, tecnica e visione di gioco: in poche parole il numero 10 che serviva disperatamente alla causa di Mourinho.
A completare un primo tempo fantastico ci pensa il Colosso Maicon. Una furia. Parte male, malissimo, poi esplode e non ce n'è più per nessuno. Il povero Jankulovsky non capisce neanche più da che parte arriva ed è costretto ad alzare bandiera bianca in occasione dello 0-3. In quel momento finisce il primo tempo e in parole povere anche la partita. La ripresa è un allenamento, un'esercitazione sul possesso palla con qualche tentativo al tiro. Degno di nota un bolide di Wesley Sneijder che lambisce la traversa a Storari battuto. Ah, e un tiro fantastico di Dejan Stankovic che si spegne nel sette e spegne definitivamente le luci: 0-4. E' il segnale del black-out totale in casa Milan. L'Inter cala il poker e per Leonardo è tutto da rifare. In casa Mourinho invece aumentano le certezze e la consapevolezza di avere in mano una squadra completa in ogni reparto, che sa giocare e che presente una miriade di alternative e soluzioni. Quattro mesi fa si viveva dello schema palla ad Ibra e che Dio ce la mandi buona, oggi sono cambiati 5 titolari su 11 e si sta cercando di trasmettere una filosofia di gioco completamente diversa. Se il buongiorno si vede dal mattino i tifosi dell'Inter non possono che sorridere e pensare a cosa potrà fare questa squadra, guidata dai tocchi di prima dell'ottimo Thiago Motta, dai movimenti e dalla giocate essenziali quanto geniali di Milito, dalla velocità e la classe di Eto'o, dall'imprevedibilità di Sneijder e dalla grinta di Lucio, per non dimenticare gli altri campioni già in rosa.
Nel frattempo sono stati presi a pallate i cugini, distrutti, sul campo e moralmente. C'era un famoso 6-0 da vendicare, ieri ne sono bastati quattro di gol per far capire l'abisso di differenza che correva fra le due squadre. I nerazzurri non hanno voluto infierire, si sono limitati a controllare, a far girare palla, consapevoli di poter affondare il colpo in ogni momento. Se ne sono accorti i giocatori del Milan, se n'è accorto Leonardo, se ne sono accorti i tifosi, che hanno iniziato a lasciare San Siro ben prima della fina dell'incontro, accompagnati dalle note di una dolorosissima pugnalata al cuore proveniente dalla Curva Nord: "Non si vende Kaka!". A testa bassa, con il cuore spezzato, hanno voltato le spalle al campo di gioco e ai loro giocatori, come ha fatto Gattuso neanche un'ora prima. Con la sola differenza di essersi fermato ad insultare la sua panchina. Cuor di leone, esempio di capitano, gentleman. Chiamatelo come volete. Qualcosa nella splendida e perfetta famiglia rossonera scricchiola, proprio il giorno che il tifo organizzato si era riconciliato con il "papà".
Sicuramente un giorno che non verrà dimenticato facilmente, quello di questo insolito derby d'agosto!
GRAZIE RAGAZZI!
a distanza di quasi una settimana, mi sento di sottolineare la prestazione di Eto'o.
RispondiEliminaNon ha segnato(anzi si, ma in fuorigioco), ma chi crede che sia solo un finalizzatore è meglio che cambi idea in fretta
Concordo, un attaccante eccezionale e completissimo.
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