Questa notte si conclude per il River Plate il travagliato torneo di Apertura 2010. Fra isolate luci e qualche ombra di troppo la squadra di Jota Jota Lopez proverà a chiudere con una vittoria un semestre per certi versi deludente e per altri di discreto conforto. Se la prima conclusione tratta dal bilancio dell'Apertura è che i Millonarios hanno completamente mancato l'utopistico traguardo scudetto, è altresì un dato di fatto che alla guida di Cappa e, soprattutto, Lopez la Banda ha ben iniziato la rincorsa al vero grande obiettivo dell'annata 2010/2011: la salvezza. Indipendentemente dalla sfida contro il Lanus, il River Plate si presenterà infatti ai nastri di partenza del Clausura fuori dalla zona retrocessione e con un promedio decisamente meno drammatico rispetto a pochi mesi fa.
TOP
Matias Almeyda: il capitano, l'anima e il cuore del River Plate. C'era chi invocava un suo pronto ritiro già a luglio e chi, come Cappa, lo aveva già espressamente messo ai margini della squadra per puntare su gente fresca. Sbagliato. Il Pelado ha messo tutti in riga conquistandosi il posto da titolare, zittendo le malelingue e godendosi la pubblica ammenda da parte di Don Angel.
JP Carrizo: c'è un oceano di mezzo fra Roma e Buenos Aires, come ce n'è uno fra le sue prestazioni in terra italica e quelle al Monumental. Juan Pablo lì si trasforma e torna ad essere il miglior portiere argentino, un mix di esuberanza, esplosività e personalità in grado di decidere qualsiasi partita (va detto, nel bene e qualche rara volta nel male).
Erik Lamela: la rivelazione del torneo di Apertura. Nonostante prodezze su prodezze fra le Riserve Cappa non lo vedeva pronto per la prima squadra e soltanto una fortunata serie di coincidenze lo ha proiettato in un viaggio di sola andata fra i grandi. Prima relegato sulla fascia sinistra, poi, con l'arrivo di JJ Lopez, è tornato nel ruolo di trequartista che più gli compete. Talento cristallino, su di lui si stanno già scatenando tutti i top club del vecchio continente.
Jonathan Maidana: arrivato come uno dei pezzi meno pregiati del mercato invernale (estivo, per noi europei), Johnny ha fatto dimenticare l'onta di aver giocato nel Boca nel migliore dei modi, segnando il gol decisivo proprio nel Superclasico contro gli Xeneizes. Questo è stato però soltanto l'apice dell'ottimo semestre di Maidana, fin da subito leader difensivo di una retroguardia che prima del suo arrivo era fra le più improponibili del panorama argentino.
Roberto Pereyra: il Tucu è con ogni probabilità uno dei talenti più sottovalutati del campionato argentino. Buonissima tecnica, dribbling fulminante, capacità aerobiche sopra la media e tanto spirito di sacrificio fanno di lui un esterno estremamente completo in grado di giocare sia a destra che a sinistra. Messo inspiegabilmente da parte sul finire dell'era Cappa, con l'arrivo di Juan José Lopez è tornato prepotentemente alla carica, riconquistandosi un ruolo da titolare e giocando un Superclasico sensazionale.
Manuel Lanzini: viste le premesse questo doveva essere il suo semestre, ma un problema muscolare lo ha tenuto ai margini per un lungo periodo e la Joya ha avuto occasione di mettere in mostra soltanto sprazzi del suo enorme talento. Ciò nonostante merita di essere fra i Top, perchè giocare nel River Plate con la sua personalità e qualità a soli 17 anni è da talento assoluto.
Mariano Pavone: grinta, tenacia, forza fisica e tanto tanto cuore. Sono mancati un po' di gol, ma l'Apertura del Tanque è di ottimo livello ed invita i dirigenti Millonarios a riscattare prontamente il suo cartellino, perchè al River mancava da tempo un giocatore in grado di reggere da solo il peso di un intero reparto.
JJ Lopez: doveva essere il tecnico ad-interim per il solo Superclasico, alla fine i buoni risultati gli hanno permesso di finire il torneo alla guida del suo River Plate. La vittoria contro il Boca Juniors potrebbe essere già sufficiente per spiegare la scelta di annoverarlo fra i migliori, ma Jota Jota ha fatto molto di più, portando il River ad un livello meno filosofico e decisamente più materialista: l'unica soluzione per accompagnare la squadra lontano dalla zona calda del promedio.
FLOP
Angel Cappa: il timore c'era e si è ben presto concretizzato. Il Filosofo ha bisogno di tempo e fiducia per plasmare una squadra con la sua stessa identità di gioco ed è un allenatore troppo idealista per un River che versa in queste condizioni. Purtroppo nei mesi trascorsi sulla panchina dei Millonarios Cappa sarà soprattutto ricordato per i tanti proclami, per i litigi con la classe arbitrale e per qualche mirabile intervento sul suo blog, mentre in molti preferiranno nascondere e fingere di dimenticare il ricordo della squadra senza anima, senza equilibrio e senza alcuna certezza vista negli ultimi tempi della sua gestione. Non v'è stata ombra del decantato tiki-tiki, vuoi per mancanza degli uomini giusti, vuoi per mancanza di tempo, ma in fin dei conti questo River di tempo non ne ha e lottare contro i mulini a vento con la convinzione che il solo aspirare a proporre un gioco formato Barcellona sia sufficiente a giustificare delle prestazioni alle volte imbarazzanti non sembra una scusante attualmente valida.
Paulo Ferrari: ha iniziato la stagione con gli occhi del DT della Seleccion Batista puntati su di lui e ha risposto con prestazioni piuttosto convincenti, ma nel lungo periodo il rendimento del Loncho è stato una delle cose più imbarazzanti proposte dalla Banda nel torneo di Apertura 2010. Da possibile candidato per un posto nell'Albiceleste, Ferrari si è ben presto rivelato uno dei veri anelli deboli della formazione titolare del River Plate. Per qualche inspiegabile ragione superiore o per mancanza di sostituti, è un intoccabile ed è difficile ricordare critiche pubbliche nei suoi confronti, tuttavia è impossibile dimenticare la fiera dell'orrore messa in mostra anche in questo semestre: diagonali inesistenti, marcature pressapochiste, incursioni offensive dalla totale inefficacia e soprattutto tremendi lapsus difensivi cui è tuttora difficile trovare una spiegazione.
Ariel Ortega: l'opposto di Matias Almeyda. Ha un'autonomia di mezz'ora eppure non accetta di essere sostituito, perde palloni e regala contropiedi agli avversari con una facilità disarmante, fatica sempre più a vedere la porta e soprattutto rallenta la manovra dell'intera squadra. Il problema di Ariel è che sembra non aver accettato l'età e il fisico che ormai si ritrova e insistendo in continuazione nella ricerca della giocata decisiva anzichè in quella utile, non fa che penalizzare la squadra. Il triste epilogo dell'Apertura, con il nuovo crollo nei suoi tristi quanto delicati problemi personali, non fa che suggerire un finale amaro.
Facundo Affranchino: tutti si aspettavano qualcosa di più dall'esterno nel mirino dell'Udinese. Dopo un buon inizio ha però perso di incisività e continuità, finendo relegato fra le fila della Reserva.
GR Funes Mori: lo avevamo lasciato con quattro reti nelle battute finali del Clausura, lo abbiamo ritrovato nuovamente a suon di gol ad inizio Apertura. Poi, purtroppo, il semestre di Funes Mori è stato una parabola discendente durante la quale il Melli ha perso fiducia, autostima e anche parecchia fortuna. A corto di gol ha faticato a trovare un posto in squadra e neanche l'arrivo di un tecnico attento ai giovani come Lopez gli ha permesso di rilanciarsi. L'interesse su di lui rimane altissimo e difficilmente Passarella resisterà a lungo alla corte dei numerosi club europei presentatisi a Nunez.
Diego Buonanotte: fa male inserirlo in questa parte della lista, ma il rendimento dell'Enano nell'Apertura 2010 ha presentato ben pochi aspetti positivi. Il feeling con Cappa non lo ha aiutato a riprendersi dai terribili problemi personali e quella che doveva essere la stagione del suo rilancio è per ora la continuazione di un brutto sogno da cui Diego dovrà cercare di svegliarsi con personalità, forza, coraggio e soprattutto con l'aiuto della gente che non ha mai smesso di sostenerlo.
Leandro Caruso: al suo arrivo si sono subito create la fazione che lo vedeva come nuovo Fabbiani e quella che invece lo riteneva un giocatore in grado di dare un importante contributo sul terreno di gioco. Chi ha vinto? Nessuno, perchè Leandro ha vissuto una stagione completamente ai margini, vittima di continui infortuni che non gli hanno mai permesso di trovare la giusta continuità di rendimento. Per ora la sua è una bocciatura, ma più avanti potrebbe regalare qualche soddisfazione al popolo del Monumental.
TOP
Matias Almeyda: il capitano, l'anima e il cuore del River Plate. C'era chi invocava un suo pronto ritiro già a luglio e chi, come Cappa, lo aveva già espressamente messo ai margini della squadra per puntare su gente fresca. Sbagliato. Il Pelado ha messo tutti in riga conquistandosi il posto da titolare, zittendo le malelingue e godendosi la pubblica ammenda da parte di Don Angel.
JP Carrizo: c'è un oceano di mezzo fra Roma e Buenos Aires, come ce n'è uno fra le sue prestazioni in terra italica e quelle al Monumental. Juan Pablo lì si trasforma e torna ad essere il miglior portiere argentino, un mix di esuberanza, esplosività e personalità in grado di decidere qualsiasi partita (va detto, nel bene e qualche rara volta nel male).
Erik Lamela: la rivelazione del torneo di Apertura. Nonostante prodezze su prodezze fra le Riserve Cappa non lo vedeva pronto per la prima squadra e soltanto una fortunata serie di coincidenze lo ha proiettato in un viaggio di sola andata fra i grandi. Prima relegato sulla fascia sinistra, poi, con l'arrivo di JJ Lopez, è tornato nel ruolo di trequartista che più gli compete. Talento cristallino, su di lui si stanno già scatenando tutti i top club del vecchio continente.
Jonathan Maidana: arrivato come uno dei pezzi meno pregiati del mercato invernale (estivo, per noi europei), Johnny ha fatto dimenticare l'onta di aver giocato nel Boca nel migliore dei modi, segnando il gol decisivo proprio nel Superclasico contro gli Xeneizes. Questo è stato però soltanto l'apice dell'ottimo semestre di Maidana, fin da subito leader difensivo di una retroguardia che prima del suo arrivo era fra le più improponibili del panorama argentino.
Roberto Pereyra: il Tucu è con ogni probabilità uno dei talenti più sottovalutati del campionato argentino. Buonissima tecnica, dribbling fulminante, capacità aerobiche sopra la media e tanto spirito di sacrificio fanno di lui un esterno estremamente completo in grado di giocare sia a destra che a sinistra. Messo inspiegabilmente da parte sul finire dell'era Cappa, con l'arrivo di Juan José Lopez è tornato prepotentemente alla carica, riconquistandosi un ruolo da titolare e giocando un Superclasico sensazionale.
Manuel Lanzini: viste le premesse questo doveva essere il suo semestre, ma un problema muscolare lo ha tenuto ai margini per un lungo periodo e la Joya ha avuto occasione di mettere in mostra soltanto sprazzi del suo enorme talento. Ciò nonostante merita di essere fra i Top, perchè giocare nel River Plate con la sua personalità e qualità a soli 17 anni è da talento assoluto.
Mariano Pavone: grinta, tenacia, forza fisica e tanto tanto cuore. Sono mancati un po' di gol, ma l'Apertura del Tanque è di ottimo livello ed invita i dirigenti Millonarios a riscattare prontamente il suo cartellino, perchè al River mancava da tempo un giocatore in grado di reggere da solo il peso di un intero reparto.
JJ Lopez: doveva essere il tecnico ad-interim per il solo Superclasico, alla fine i buoni risultati gli hanno permesso di finire il torneo alla guida del suo River Plate. La vittoria contro il Boca Juniors potrebbe essere già sufficiente per spiegare la scelta di annoverarlo fra i migliori, ma Jota Jota ha fatto molto di più, portando il River ad un livello meno filosofico e decisamente più materialista: l'unica soluzione per accompagnare la squadra lontano dalla zona calda del promedio.
FLOP
Angel Cappa: il timore c'era e si è ben presto concretizzato. Il Filosofo ha bisogno di tempo e fiducia per plasmare una squadra con la sua stessa identità di gioco ed è un allenatore troppo idealista per un River che versa in queste condizioni. Purtroppo nei mesi trascorsi sulla panchina dei Millonarios Cappa sarà soprattutto ricordato per i tanti proclami, per i litigi con la classe arbitrale e per qualche mirabile intervento sul suo blog, mentre in molti preferiranno nascondere e fingere di dimenticare il ricordo della squadra senza anima, senza equilibrio e senza alcuna certezza vista negli ultimi tempi della sua gestione. Non v'è stata ombra del decantato tiki-tiki, vuoi per mancanza degli uomini giusti, vuoi per mancanza di tempo, ma in fin dei conti questo River di tempo non ne ha e lottare contro i mulini a vento con la convinzione che il solo aspirare a proporre un gioco formato Barcellona sia sufficiente a giustificare delle prestazioni alle volte imbarazzanti non sembra una scusante attualmente valida.
Paulo Ferrari: ha iniziato la stagione con gli occhi del DT della Seleccion Batista puntati su di lui e ha risposto con prestazioni piuttosto convincenti, ma nel lungo periodo il rendimento del Loncho è stato una delle cose più imbarazzanti proposte dalla Banda nel torneo di Apertura 2010. Da possibile candidato per un posto nell'Albiceleste, Ferrari si è ben presto rivelato uno dei veri anelli deboli della formazione titolare del River Plate. Per qualche inspiegabile ragione superiore o per mancanza di sostituti, è un intoccabile ed è difficile ricordare critiche pubbliche nei suoi confronti, tuttavia è impossibile dimenticare la fiera dell'orrore messa in mostra anche in questo semestre: diagonali inesistenti, marcature pressapochiste, incursioni offensive dalla totale inefficacia e soprattutto tremendi lapsus difensivi cui è tuttora difficile trovare una spiegazione.
Ariel Ortega: l'opposto di Matias Almeyda. Ha un'autonomia di mezz'ora eppure non accetta di essere sostituito, perde palloni e regala contropiedi agli avversari con una facilità disarmante, fatica sempre più a vedere la porta e soprattutto rallenta la manovra dell'intera squadra. Il problema di Ariel è che sembra non aver accettato l'età e il fisico che ormai si ritrova e insistendo in continuazione nella ricerca della giocata decisiva anzichè in quella utile, non fa che penalizzare la squadra. Il triste epilogo dell'Apertura, con il nuovo crollo nei suoi tristi quanto delicati problemi personali, non fa che suggerire un finale amaro.
Facundo Affranchino: tutti si aspettavano qualcosa di più dall'esterno nel mirino dell'Udinese. Dopo un buon inizio ha però perso di incisività e continuità, finendo relegato fra le fila della Reserva.
GR Funes Mori: lo avevamo lasciato con quattro reti nelle battute finali del Clausura, lo abbiamo ritrovato nuovamente a suon di gol ad inizio Apertura. Poi, purtroppo, il semestre di Funes Mori è stato una parabola discendente durante la quale il Melli ha perso fiducia, autostima e anche parecchia fortuna. A corto di gol ha faticato a trovare un posto in squadra e neanche l'arrivo di un tecnico attento ai giovani come Lopez gli ha permesso di rilanciarsi. L'interesse su di lui rimane altissimo e difficilmente Passarella resisterà a lungo alla corte dei numerosi club europei presentatisi a Nunez.
Diego Buonanotte: fa male inserirlo in questa parte della lista, ma il rendimento dell'Enano nell'Apertura 2010 ha presentato ben pochi aspetti positivi. Il feeling con Cappa non lo ha aiutato a riprendersi dai terribili problemi personali e quella che doveva essere la stagione del suo rilancio è per ora la continuazione di un brutto sogno da cui Diego dovrà cercare di svegliarsi con personalità, forza, coraggio e soprattutto con l'aiuto della gente che non ha mai smesso di sostenerlo.
Leandro Caruso: al suo arrivo si sono subito create la fazione che lo vedeva come nuovo Fabbiani e quella che invece lo riteneva un giocatore in grado di dare un importante contributo sul terreno di gioco. Chi ha vinto? Nessuno, perchè Leandro ha vissuto una stagione completamente ai margini, vittima di continui infortuni che non gli hanno mai permesso di trovare la giusta continuità di rendimento. Per ora la sua è una bocciatura, ma più avanti potrebbe regalare qualche soddisfazione al popolo del Monumental.
Nessun commento:
Posta un commento