Come testimonia il suo soprannome, Alexis Sanchez è da sempre un giocatore con un talento ben sopra la media. L'Udinese, squadra da anni attenta ai giovani emergenti in giro per il mondo, lo ha scovato in Cile a soli 17 anni, investendo su di lui ben tre milioni di dollari.
Allora Sanchez era un progetto, un concentrato di doti raro, che doveva svilupparsi fisicamente, tecnicamente e mentalmente fino a diventare un calciatore da Serie A. Impressionanti il dribbling e la velocità palla al piede.
Oggi, a cinque anni di distanza, il ragazzo sembra a un passo dall'esplodere.
I Mondiali 2010, in cui il suo Cile è stato una delle sorprese, hanno restituito all'Udinese un giocatore trasformato. Non più solo lo splendido funambolo palla al piede visto al Colo Colo, al River Plate e in Italia, ma un giocatore tosto, fisico e di carattere, pronto a correre con e per la squadra grazie ai dettami di Marcelo el loco Bielsa (ricordato da uno come Javier Zanetti come il miglior tecnico che abbia mai avuto). Su questo nuovo spirito del ragazzo, si è innestato il lavoro tattico di Guidolin, che da ala fissa lo ha spostato a supporto di Antonio Di Natale in un attacco a due con tonnellate di tecnica e fantasia.
La risposta di Sanchez? Un crescendo continuo in rendimento. Ha imparato a svariare su tutto il fronte offensivo, risultando pericoloso non più solo da destra, ma migliorando da sinistra e imparando a giocare trequartista. Ha progressivamente perso la sua attitudine al gioco "solo contro tutti" con annessi numeri su numeri per mettere la sua grande tecnica, l'ottima velocità, la progressione e soprattutto il dribbling fulminante al servizio di un gioco semplice e terribilmente produttivo. Controllo, dribbling per aprire lo spazio, palla giocata pulita e precisa per il compagno possibilmente in verticale.
Nei suoi già cospicui mezzi sono emersi margini di miglioramento evidenti. Inoltre Alexis ha iniziato a limare il suo più grande difetto, la freddezza sotto porta (e conseguentemente i pochi gol segnati). Quattro gol in metà campionato contro un record precedente di cinque, di cui due addirittura di testa (non la sua specialità essendo alto poco meno di 170cm, pur avendo un grande stacco) sono un segnale di sicuro importante.
Se continua così, magari migliorando anche la sensibilità del piede sinistro, del niño rimarrà solo la maravilla.
Allora Sanchez era un progetto, un concentrato di doti raro, che doveva svilupparsi fisicamente, tecnicamente e mentalmente fino a diventare un calciatore da Serie A. Impressionanti il dribbling e la velocità palla al piede.
Oggi, a cinque anni di distanza, il ragazzo sembra a un passo dall'esplodere.
I Mondiali 2010, in cui il suo Cile è stato una delle sorprese, hanno restituito all'Udinese un giocatore trasformato. Non più solo lo splendido funambolo palla al piede visto al Colo Colo, al River Plate e in Italia, ma un giocatore tosto, fisico e di carattere, pronto a correre con e per la squadra grazie ai dettami di Marcelo el loco Bielsa (ricordato da uno come Javier Zanetti come il miglior tecnico che abbia mai avuto). Su questo nuovo spirito del ragazzo, si è innestato il lavoro tattico di Guidolin, che da ala fissa lo ha spostato a supporto di Antonio Di Natale in un attacco a due con tonnellate di tecnica e fantasia.
La risposta di Sanchez? Un crescendo continuo in rendimento. Ha imparato a svariare su tutto il fronte offensivo, risultando pericoloso non più solo da destra, ma migliorando da sinistra e imparando a giocare trequartista. Ha progressivamente perso la sua attitudine al gioco "solo contro tutti" con annessi numeri su numeri per mettere la sua grande tecnica, l'ottima velocità, la progressione e soprattutto il dribbling fulminante al servizio di un gioco semplice e terribilmente produttivo. Controllo, dribbling per aprire lo spazio, palla giocata pulita e precisa per il compagno possibilmente in verticale.
Nei suoi già cospicui mezzi sono emersi margini di miglioramento evidenti. Inoltre Alexis ha iniziato a limare il suo più grande difetto, la freddezza sotto porta (e conseguentemente i pochi gol segnati). Quattro gol in metà campionato contro un record precedente di cinque, di cui due addirittura di testa (non la sua specialità essendo alto poco meno di 170cm, pur avendo un grande stacco) sono un segnale di sicuro importante.
Se continua così, magari migliorando anche la sensibilità del piede sinistro, del niño rimarrà solo la maravilla.
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