23 nov 2009

Ma Javier Pastore?

Arrivato in pompa magna dall'Argentina, presentato da Zamparini come il nuovo Kaká e considerato da tutti gli addetti ai lavori un acquisto formidabile, dopo undici presenze Javier Pastore non ha ancora convinto e c'è già chi inizia a storcere il naso, intravedendone un potenziale Ernesto Farias.

Finora l'argentino ha messo in mostra grandi cose soltanto nella vittoriosa sfida contro la Juventus, alternando poi prestazioni mediocri ad altre decisamente insufficienti, faticando ad entrare in partita, a mantenere ritmo e concentrazione e, soprattutto, dando l'impressione di essere ben lontano dall'essersi inserito in squadra, facendo così sembrare sempre più lontani i tempi dell'Huracan, del tanto apprezzato tiki-tiki di cui lui, DeFederico e Bolatti erano gli ambasciatori principali, quando sotto la guida di Angel Cappa ha sfiorato una clamorosa vittoria nell'ultimo Torneo di Clausura. Vittoria sfumata a soli dieci minuti dalla fine dell'epico scontro contro il Velez e decisa da una follia del direttore di gara Brazenas. Qual è dunque il reale valore di Javier Pastore? Quanto può dare al calcio italiano e quanto si può credere nelle sue qualità?

Chi lo ha visto giocare in Argentina, chi lo conosce bene, non può non aver notato fin da subito le enormi capacità del Flaco, trequartista longilineo dotato di tecnica sopraffina, visione di gioco e fantasia; poco meno di un metro e novanta tutto dribbling, classe ed eleganza. Un talento in grado di poter sorprendere in ogni momento: mai banale, mai prevedibile sia in fase di finalizzazione che di assistenza o costruzione della manovra. Esploso improvvisamente grazie all'eccellente lavoro di Cappa, ha acquisito maggiore continuità nelle prestazioni e una maggiore efficacia in zona gol, conquistando così in pochi mesi le attenzioni di tutti gli addetti ai lavori europei e guadagnandosi le attenzioni anche di grandi club come il Manchester United.

Tuttavia le difficoltà di ambientamento al calcio europeo erano piuttosto prevedibili, perchè se da una parte l'enganche ex-Huracan ha messo in mostra un potenziale immenso, dall'altra ha evidenziato molti limiti dal punto di vista della continuità, della concentrazione e soprattutto della concretezza. Inoltre la limitata predisposizione alla fase difensiva e il fisico ancora troppo leggero sono imperfezioni che il calcio italiano ha saputo mettere in evidenza in breve tempo e con grande facilità. A peggiorare la situazione ci ha poi pensato una squadra ancora da plasmare, priva di una propria identità, ben lontana dall'essere in grado di potersi esprimere nel migliore dei modi ed eccessivamente discontinua, capace di alternare prestazioni esaltanti ad altre piuttosto disastrose.

Superata questa fase di ambientamento è certo che Pastore sarà in grado di incantare anche in Italia, mettendo in mostra qualità ben al di sopra della media che gli sono valse importanti quanto scomodi paragoni. Per il momento non resta che lavorare per limare i tipici difetti dei promettenti talenti d'oltreoceano, con l'assoluta convinzione di trovarsi di fronte ad un potenziale fuoriclasse che per ora necessita soltanto di fiducia e pazienza.

2 commenti:

  1. Da interista l'avrei voluto come mio trequartista..
    con Delio Rossi rischierà addirittura il posto..

    a l

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