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13 gen 2016

Schelotto a Palermo, una sorpresa di Gennaio

L'arrivo di Guillermo Barros Schelotto in Europa e nello specifico in Italia così, all'improvviso, in una giornata di Gennaio probabilmente non se lo aspettava nessuno. Forse nemmeno Zamparini, noto per i suoi colpi di testa e primo presidente/proprietario nella storia a presentare un allenatore come un acquisto per il futuro, che sarà utile soprattutto l'anno prossimo dopo sei mesi di ambientamento.

Schelotto in effetti è un talento della panchina. Il suo regno al Lanus è stato caratterizzato da un'incessante ricerca del gioco, spesso anche a scapito dei risultati.
Come ben riassunto qui infatti si poteva andare meglio, soprattutto viste le alte aspettative create subito. Ma tra limiti di rosa, cali di motivazione, problemi fisici e scelte di mercato il Lanus non ha mai raggiunto la sua piena dimensione tecnica, finendo per essere una squadra buona, ma mai vincente e continua.
Guardare il Lanus però valeva la pena per il gioco di Schelotto. Il suo calcio fluido, fatto di spazi e movimenti senza palla, in Argentina ha aiutato a far fare un passo avanti all'intero movimento, portando idee e concetti europei in un contesto che, ai tempi del suo insediamento, ristagnava un po'.
Il 4-3-3 o 4-1-4-1 del granate aveva come punti fissi un giocatore davanti alla difesa, stanziale e con compiti tattici e difensivi, e un attaccante centrale col compito di tagliare in profondità e riempire l'area, che spesso però non era un nove vero, ma un giocatore dinamico e tecnico tipo Silvio Romero o Lucas Melano. I due interni e le due ali si scambiavano e portavano rifinitura, tiro da fuori e inserimenti, risultando il vero motore del gioco e il tratto distintivo del calcio di Schelotto. Quasi tutti erano giocatori con una forte componente di tecnica, una certa vocazione per l'assist, pronti a muoversi senza palla e a cercare combinazioni.
Giocatore tatticamente fondamentale per Schelotto infine era Lautaro Acosta, elemento nettamente diverso dagli altri e insostituibile. Con le sue caratteristiche da ala/seconda punta molto veloce e forte in uno contro uno il Laucha serviva per scompigliare le difese e cambiare lo spartito di possesso orizzontale orientato agli scambi corti.

Difficile dire cosa ci si può aspettare da Schelotto nel breve a Palermo. L'ambientamento in Europa ha sempre le sue asperità e un ambiente come quello rosanero, in generale e quest'anno in particolare, non è proprio il massimo per lavorare tranquilli. In più un allenatore che punta sul gioco e ha idee così spiccate può avere difficoltà a far germogliare il tutto in poco tempo, specie senza esperienza europea e senza giocatori di riferimento. Simeone a Catania ha funzionato, ma in un ambiente solido. E sulla stoffa del Cholo abbiamo avuto conferme.
Sarà interessante vedere il suo lavoro sugli interni/rifinitori in rosa. Tutti potrebbero trovare un sistema in cui esaltare le qualità, a patto di inserirsi nel sistema. Il Palermo non può prescindere dal Mudo Vazquez, che però ha trovato la sua dimensione giocando più avanti, a supporto della punta. Sulla carta nelle idee di Schelotto sarebbe ideale nel ruolo dei quattro dietro la punta, giocando un po' centrocampista, un po' esterno, un po' rifinitore, come facevano giocatori come Jorge Ortiz o Junior Benitez nel suo ultimo Lanus, ma non è da escludere che un tecnico intelligente come il Mellizzo adatti le sue idee al materiale disponibile, senza azzardare troppo, sviluppando qualcosa di nuovo, diverso e più italiano.
Singolarmente interessante sarà vedere Cristante: forse, e finalmente, il talento dell'ex Milan potrà trovare l'allenatore giusto per lui visto l'apprezzamento di Schelotto per chi sa dare regia davanti alla difesa assolvendo anche compiti tattici.
Il più grosso dubbio è la capacità di Schelotto di adattarsi a una mentalità più difensiva, e in tempi brevi. Il suo Lanus non ha mai pensato a difendersi o a speculare sul risultato per ottenere il punticino. A Palermo potrebbe invece averne bisogno.

12 dic 2013

Lanus campeon


La favola della Ponte Preta si è spenta proprio all'ultimo atto. Per una squadra piccola andata avanti a suon di miracoli già l'1-1 casalingo nella finale d'andata era stato un ottimo risultato che lasciava tutto aperto nel ritorno. Ma alla Fortaleza il Lanus ha imposto il suo maggior spessore tecnico dominando anche oltre il 2-0 conclusivo. Coi gol di Ayala al minuto 25 e di Blanco al 45 la partita era già chiusa e il secondo tempo è stata tutta gestione degli argentini.

Il Lanus conquista il terzo titolo della sua storia, il secondo internazionale, consolidando un cammino che vede da anni la squadra a ottimi livelli. L'unico campionato vinto è del 2007, ma successivamente il club si è sempre trovato a lottare per i primi posti. Tuttavia nell'ultimo anno e mezzo è forte la sensazione che si sia avviata una nuova fase con Guillermo Barros Schelotto, allenatore (in coppia col fratello gemello Gustavo) giovane (classe 1973) con un passato da leggenda del Boca e secondo argentino più vincente della storia con 17 titoli di cui 10 internazionali (4 Libertadores, 2 Sudamericane, 2 Intercontinentali). Si è presentato fin da subito con uno stile moderno e decisamente europeo, ha portato la sua squadra in finale eliminando U de Chile, River Plate e Libertad rimanendo lo stesso altamente competitivo in campionato, dove è secondo con 30 punti. La finale di ritorno è stata vinta grazie alla sua scelta di schierare Ismael Blanco, autore di un assist e un gol. Anche da allenatore ha un futuro scritto al Boca, ne sentiremo parlare.
La Ponte Preta dal canto suo rappresentava un piccolo miracolo sportivo. Arrivata alla Copa malgrado il quattordicesimo posto in campionato per il rifiuto di sostanzialmente tutte le altre a partecipare, sembrava spacciata appena arrivata alla fase a eliminazione. Se con il Deportivo Pasto ci poteva anche stare passare il turno, eliminare Velez (una delle favorite) e San Paolo (campione in carica) con risultati anche netti è stata un'impresa, ancora di più per una squadra dal rendimento pessimo in campionato. Il primo titolo in 113 anni di storia sembrava scritto nel cielo, ma dopo una gara d'andata gagliarda al ritorno anche i principali protagonisti di questa grande cavalcata sono sembrati scarichi. L'espulsione del tecnico Jorginho a fine primo tempo col risultato già sul 2-0 probabilmente ha spento del tutto il furore agonistico.

Lo scontro tra queste due squadre aveva similitudini con altre due finali recenti di Copa Sudamericana.
Come nel 2010 vedeva affrontarsi un'argentina e una brasiliana giunta in finale malgrado la retrocessione in campionato. Allora l'Independiente si impose ai rigori sul Goias dopo una grande rimonta e tornò per una notte a far valere il suo soprannome di rey de copas. Restava quello tra l'altro l'ultimo successo argentino in campo internazionale.
Come nel 2012 invece si affrontavano una squadra di nome evidentemente più forte e tecnica e un'outsider assoluta giunta fino in fondo con un percorso sorprendente fatto di difesa e contropiede. Curiosamente anche la sfida tra San Paolo e Tigre vide un pareggio nella gara d'andata e un 2-0 al ritorno, seppur in circostanze a dire poco particolari.

Schelotto si porta a casa il suo primo titolo da allenatore. Per uno col suo curriculum poteva essere solo un trofeo internazionale, da dedicare al maestro Carlos Bianchi. Il Lanus avrebbe anche la possibilità di lottare per il campionato, se i risultati si incastrano bene.
Riuscirà una storica doppietta?