14 mar 2016

Mihajlovic e la rosa del Milan


"Con questa squadra è impossibile fare di più". Con questa frase, poi smentita, Sinisa Mihajlovic avrebbe sostanzialmente dichiarato la sua resa dalla tribuna del Bentegodi di Verona dopo lo 0-0 del suo Milan. Una frase sicuramente amara, che porta il serbo esattamente dove stava Seedorf nel Giugno 2014.
Sembra passato un secolo, ma l'eredità più chiara del tecnico (ammesso sia questa la sua qualifica, cosa stia facendo al momento non è dato saperlo) olandese in casa Milan era proprio il giudizio sulla rosa inadatta. Per restare sulla panchina rossonera Seedorf chiedeva i saluti di circa metà dei giocatori. Ha salutato lui. I tifosi sono sempre stati dalla sua, specie col passare del tempo, e nel 2016 Mihajlovic arriva allo stesso punto: l'allenatore può fare fino a un certo punto, ma la rosa è quella che è.
Del resto l'arrivo di Mihajlovic al Milan era legato proprio a questo punto. L'esperienza Inzaghi ha insegnato a tutti nell'ambiente rossonero che problemi possa portare avere in panchina un allenatore inesperto, che in una stagione è naufragato sotto il peso delle aspettative.
La prima mossa dell'estate 2015 proprio per questo era stato l'annuncio di Sinisa. Un tecnico giovane, ma con esperienza sia da calciatore che da allenatore e reduce forse dalla migliore avventura professionale, in cui è riuscito a valorizzare praticamente qualunque giocatore in maglia Samp.
Un allenatore vero in panchina già di suo rappresentava un passo avanti. Stesso discorso fatto dall'Inter un paio di anni fa, quando dopo Stramaccioni arrivò Mazzarri. Una responsabilità precisa per Mihajlovic, forse anche ingenerosa, che fin dal primo giorno è stato chiamato a fare la differenza a prescindere dagli uomini.

Le presunte dichiarazioni di Mihajlovic sulla rosa però stonano per un motivo preciso: il Milan questa estate ha fatto mercato. Dopo anni di vacche magre, con operazioni soprattutto sui parametri zero, la società ha tirato fuori oltre ottanta milioni per rafforzare una rosa oggettivamente inadatta, con cui Inzaghi non aveva potuto fare molto. Romagnoli, Bertolacci, Luiz Adriano, Bacca, Kucka e Balotelli sono stati i principali arrivi di un'estate con molti sogni, ma anche qualche realtà.
La domanda quindi è semplice: se Mihajlovic oggi se ne lamenta ha sbagliato lui le valutazioni o gli acquisti sono arrivati dall'alto e ha dovuto adattarsi?
Il Milan chiaramente non ha fatto una campagna acquisti stile PSG o Manchester City, ma i soldi li ha messi e ha portato a casa almeno un titolare per reparto. Non una rivoluzione, ma un cambiamento netto, che unito alle capacità del tecnico doveva portare certi risultati.
I soldi potevano essere spesi meglio? Mihajlovic voleva altri nomi, magari più funzionali al suo gioco? Oppure anche lui si è sopravvalutato nella capacità di motivare e valorizzare i singoli?
Quel che è certo è che oggi la rosa del Milan sembra ancora una volta inadatta.

Probabilmente una risposta precisa non la avremo mai, ma è legittimo pensare che le scelte di mercato del Milan siano state in parte portate avanti dalla società e "accettate" dall'allenatore. Del resto allenare una squadra col blasone dei rossoneri non capita tutti i giorni e col diavolo i compromessi sono dietro l'angolo.
Mihajlovic ha avuto il merito di dare un'identità, almeno in certi momenti, a un gruppo difficile da amalgamare. Ma questo gruppo l'ha costruito anche lui sul mercato, e non sapere in che direzione andare, pensando di trovare una soluzione in qualche modo con corsa e motivazioni, è una colpa. Partendo da un decimo posto non può bastare la sua mano per creare una squadra da primissimi posti, specie se sopraggiungono ingerenze dall'alto fin dai primi giorni.

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