24 mar 2016

L'ultimo anno di Cruijff da calciatore

Cruijff è stato un giocatore, un allenatore, un dirigente, un uomo, un simbolo.
Della carriera di Johan Cruijff si possono dire tante cose e raccontare tanti aneddoti, dettagli, partite, gesti, giocate. Per fare un esempio basta citare l'azione iniziale della finale dei Mondiali '74. Forse l'azione collettiva più famosa della storia del calcio delle nazionali, più famosa del risultato finale di quella stessa partita.
Ma c'è un passaggio della carriera di Cruijff che non ricorda quasi nessuno, eppure è tremendamente rappresentativo. Del calciatore e dell'uomo.
Si tratta del suo ultimo anno di calcio giocato, la stagione 1983-1984.

Il profeta del gol, classe 1947, nell'83 è ormai a fine carriera. Ha già rivoluzionato il calcio con Ajax e Olanda, passato il testimone in Catalogna e speso anni di riposo in realtà minori.
Nel 1981 è tornato in patria, a casa sua all'Ajax, vincendo altri titoli e svezzando dei giovani chiamati Frank Rijkaard e Marco van Basten. A questo periodo, giusto per far capire che su Cruijff c'è sempre qualcosa da citare, risale anche il gesto del rigore battuto in maniera indiretta, col passaggio al compagno, tornato d'attualità in tempi recenti. Un finale di carriera come, forse, ha sempre sognato.
Malgrado i titoli e lo spessore però il suo club lo lascia libero, non rinnovandogli il contratto. Un gesto ingeneroso verso un monumento simile malgrado l'età ormai vicina ai quaranta. Cruijff è fondamentalmente il padre calcistico dell'Ajax, e i suoi "figli" lo stanno cacciando.
E Cruijff, che si sente ancora calciatore e ha un carattere a dire poco forte, non la prende bene.

La scelta del campione olandese è coraggiosa al limite dell'irriverenza, dettata dal suo stile sempre all'attacco, sempre in possesso del pallino del gioco. Cruijff alza il telefono e si offre al Feyenoord, i rivali di sempre del suo Ajax che non vincono un campionato da esattamente dieci anni. E il club di Rotterdam accetta, dandogli un contratto annuale, scommettendo sulla sete di vendetta di un campione ferito.
L'ultimo anno della carriera di Cruijff non lo ricorda nessuno, e il Feyenoord non è solitamente citato tra i suoi ex club, dimenticato tra le realtà minori come i Los Angeles Aztecs. Eppure l'annata di Cruijff è straordinaria, e forse non poteva essere altrimenti.

Alimentato dalla voglia di rivalsa e potendo contare su un talento unico superato solo dalla sua intelligenza calcistica l'olandese porta il Feyenoord a vincere campionato e Coppa d'Olanda, guidando un altro futuro astro del calcio oranje di nome Ruud e di cognome Gullit.
Cruijff in campionato gioca tutte le partite tranne una, mettendo insieme in stagione oltre quaranta presenze con tredici gol giocando anche da libero. Numeri che non si vedevano dai tempi di Barcellona, sette anni prima.
Viene eletto giocatore olandese dell'anno e si ritira, conscio ancora una volta di aver vinto. E soprattutto di essersi preso la sua rivincita contro chi non aveva creduto in lui.

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