River
Non ho seguito con molta regolarità questa Copa. Sono riuscito a vederla molto all'inizio e molto alla fine, perdendomi qualcosa della parte centrale. Ma non si può parlare della Copa 2015 prescindendo dal magnifico River Plate di Marcelo Gallardo.
La squadra mi ha colpito davvero e per proposta di calcio la considero assimilabile alla U de Chile di Sampaoli che ha vinto la Sudamericana 2011. I nomi, in partenza, non erano chissà cosa, soprattutto se confrontati a quelli del Boca, ma la mano dell'allenatore ha trasformato tutti. C'è stata un'evidente costruzione nel tempo e il lavoro di Gallardo si inserisce perfettamente nel contesto storico del River, in cui si insegna e si fa calcio.
Gallardo come allenatore ha attirato la mia attenzione fin da subito, dalla Sudamericana 2014. Ha dato alla sua squadra un'impronta tattica rarissima da vedere in questo calcio, molto europea come si dice, ed è stato particolarmente bravo a farlo in un ambiente dove non si ha tempo. Gallardo ha messo in campo una squadra vera fin dai primi mesi della sua esperienza.
Del River mi hanno colpito le prestazioni, sia a livello di personalità che come dimostrazione di calcio.
Sono stato al Monumental quando la Copa della Banda sembrava già finita, alla vigilia della trasferta in Messico per giocare contro il Tigres. L'ambiente aveva poca fiducia, sembrava sull'orlo della depressione. Da quella rimonta nel finale c'è stata la svolta. Potrei avere anche portato fortuna vista la coincidenza con la mia visita.
La partita simbolo di questa Libertadores per il River è sicuramente la vittoria col Cruzeiro a Belo Horizonte. Un 3-0 tanto bello quanto inaspettato, con una dimostrazione di calcio semplicemente incredibile.
Un grande punto di forza di Gallardo è che riesce a produrre risultati anche quando gioca male, al contrario ad esempio di Bielsa. Il suo calcio è vario e può gestire situazioni differenti. In questa Libertadores, ancora più che nella Sudamericana, il Muñeco si è dimostrato bravissimo nel gestire le gare, cambiando profondamente atteggiamento tra andata e ritorno con gli stessi avversari, ma anche i singoli momenti delle partite.
Per chiudere su Gallardo, è stato molto bravo fino ad oggi ad allenare in ambienti che conosceva profondamente. Grazie a questo è riuscito a entrare perfettamente nelle dinamiche. Prima di arrivare in Europa aspetterà l'occasione giusta, studiando sia il calcio che l'ambiente giusto per lui.
Giocatori
Parlando di giocatori ancora una volta è impossibile non riferirsi al River. Con Gallardo tutti hanno reso al massimo e il tecnico è stato anche singolarmente bravo a gestirli. Spesso ha tirato fuori il giocatore giusto al momento giusto, da Viudez che pesca l'assist in semifinale a Cavenaghi titolare al ritorno.
Parlare di Kranevitter ormai è persino superfluo. Ponzio ha giocato delle grandissime gare nella fase a eliminazione. Maidana contro Gignac ha dato una dimostrazione di capacità di marcatura e leadership difensiva di livello assoluto, commettendo un solo errore su due gare.
Carlos Sanchez è un giocatore sottovalutatissimo e fondamentale per questa squadra. Tatticamente fa il centrocampista e l'ala, mettendoci chilometri di corsa, qualità e gol fondamentali. La personalità con cui si è preso la palla del rigore in finale, allontanando persino Cavenaghi, dice moltissimo.
A me piace molto Ramiro Funes Mori. Se ne parla poco, ma ha giocato una partita pazzesca contro il Tigres. Ha il difetto di farsi prendere dall'emotività, e quando poi va fuori giri non torna più a regime, ma è un centrale molto interessante.
Alario è stata la vera sorpresa del post Copa America. Gallardo l'ha pescato sostanzialmente dal nulla, mi ha colpito fin dalla prima partita per la sua maturità nel fare reparto. Sa lottare, usare il fisico, fare da riferimento, ma quando serve segna ed è bravissimo nelle sponde.
Una piccola delusione, se così si può dire, è stato Driussi, che mi aspettavo più coinvolto e impattante. Ma ha avuto problemi diversi e parliamo di un '96 di talento assoluto.
Uscendo finalmente dal mondo River Plate, Federico Santander merita sicuramente una citazione. Chi l'ha visto con la maglia del Racing non può che stupirsi dei progressi del giocatore. Nella favola Guaranì ha fatto benissimo. Non è solo un centravanti, è capace di segnare e far girare la squadra come riferimento offensivo. Grande difesa del pallone e capacità di smistare.
Valdivia dell'Internacional è da seguire perchè non è il classico dribblomane fumoso che cerca la giocata fine a se stessa. Ha un primo controllo fantastico, sempre produttivo, e forza nelle gambe per trovare lo spunto e saltare l'uomo.
Molto interessante è la trasformazione di Guido Pizarro. Il Tuca Ferretti lo ha plasmato come regista di prima costruzione e lui si è calato alla grande nel ruolo. È cambiato molto ed è cresciuto.
Rafael Sobis nel Tigres ha svolto un ruolo fondamentale. Non è appariscente, ma rappresenta uno sbocco fondamentale per la manovra in fase di costruzione col suo movimento continuo, specie contro difese schierate. Sa leggere benissimo gli spazi e adattarsi, trovando varchi. In più sull'esterno può far valere la sua tecnica nell'uno contro uno. Il suo limite è che segna poco. Nella finale di ritorno al Monumental ha sofferto il clima, ma non bisogna pensare abbia un problema di personalità. Al Beira Rio contro l'Internacional, sua ex squadra, ha fornito una prestazione di alto livello malgrado le bordate di fischi
Infine Gustavo Bou, il capocannoniere della Copa. Anche lui mi ha sopreso per la crescita. Tecnicamente ha trovato gol belli con soluzioni balistiche significative, ma il suo gioco non si limita a quello. Ha imparato a muoversi e giocare con la squadra, crescendo molto nelle letture tattiche e nella gestione delle diverse fasi, ad esempio la transizione. L'impatto emotivo che ha nel Racing è importante.
Giusto per evidenziare l'importanza del contesto di squadra, Bertolo e Arevalo Rios che hanno giocato la finale sono entrambi stati scaricati dal Palermo.
Racing
A livello personale il Racing è stata una piccola delusione in questa Copa.
Chiariamoci, la squadra ha evidentemente dei limiti di rosa e dipende da Milito. Il Principe è stato straordinario a tornare e a gestirsi per dare ogni goccia residua della sua immensa classe alla causa del Racing, ma stiamo arrivando veramente alla fine del serbatoio. La differenza anche solo con lo scorso semestre è evidente. Alla luce di questo parlare di delusione è improprio, ma l'uscita col Guaranì non è stata bella nel complesso. Si poteva fare un turno in più, soprattutto lo meritava il tifo straordinario che segue sempre l'Academia.
Un grazie a Carlo per la cortesia e la disponibilità
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