5 giu 2013

Messi, il cannibale


L'arrivo di Neymar al Barcellona rappresenta l'occasione perfetta per analizzare una tematica particolare circa le dinamiche interne della squadra catalana.
C'è grande curiosità per lo sbarco nel vecchio continente del talento brasiliano, uno che fa sempre parlare di se sia in positivo che in negativo (son gusti). Qualcuno dovrebbe però avvisarlo che da diverso tempo qualunque attaccante entri nell'orbita di Leo Messi finisce inesorabilmente per sparire.
Precisamente dalla stagione 2008/2009, cioè quella del triplete di Guardiola, Messi ha eliminato sistematicamente ogni suo partner d'attacco, a prescindere da talento, età, provenienza geografica. capacità tecnica o costo del cartellino. Tutte le alternative offensive o sono state cedute, o sono tecnicamente sparite o si sono accontentate di raccogliere le briciole.

La grandezza del Barcellona 2008/2009 stava proprio nel suo tridente offensivo. Tre punte vere capaci di coesistere e sacrificarsi (oltre a segnare in 3 la bellezza di 99 gol). Henry-Eto'o-Messi era una combinazione sublime, un reparto perfetto per portare a compimento l'immane mole di gioco della squadra. Di fatto da allora il Barcellona non ha più avuto un attacco così equilibrato e ben assortito, specialmente perchè tutto è andato sempre più ad accentrarsi verso la pulce col 10.
Il primo ad andarsene è stato Samuel Eto'o,  per motivi ambientali in cui Messi risulta innocente. La sua partenza ha lasciato il ruolo di centravanti vacante, dando di fatto il via all'evoluzione che ha portato la pulga a essere il giocatore che conosciamo oggi.
Il costosissimo Zlatan Ibrahimovic rappresenta il caso più eclatante. A causa del rapporto complicato con l'allenatore e tutto il gruppo catalano lo svedese è durato solo un anno, lasciando progressivamente proprio all'argentino la funzione di punta centrale. Lo stesso Henry nel corso del tempo è finito nel dimenticatoio, un pò perchè l'età pesava nel ruolo di esterno un pò perchè non lo si è voluto schierare come 9.
La stagione successiva è la volta di David Villa. L'attaccante spagnolo presenta un curriculum invidiabile, eppure a Barcellona fa l'esterno per la maggior parte del tempo, conoscendo anche un lungo periodo di digiuno da gol. La sua insofferenza verso il ruolo di Messi si è addirittura evidenziata con degli screzi sul campo da gioco. Mangiare le briciole alla lunga logora. Parallelamente il giovane Bojan, ai tempi molto sponsorizzato ma mai molto considerato da Guardiola, si trova a interpretare un ruolo sempre più marginale fino a chiedere la cessione.
Ultimo nome "mangiato" dal cannibale è Alexis Sanchez, arrivato dall'Udinese con un prezzo da stella nascente. Se il primo anno ha raccolto presenze e qualche marcatura accettando di vivere negli spazi residui, durante il secondo è praticamente sparito fino all'infortunio dello stesso Messi o quando comunque le partite contavano relativamente.
In più c'è Pedro, passato da rivelazione inaspettata a comprimario di utilità relativa a causa di un calcio sempre più lento e statico, predicato sulla palla al 10.

Neymar vivrà per lungo tempo sulle frasi fatte tipo "vale più un giorno con Messi che un anno con Cristiano Ronaldo" o "giocare con campioni simili è un onore" o ancora "coi campioni si trova sempre modo di coesistere". Ma poi in campo conta solo il peso del numero 10.

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