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28 mag 2014

La società Milan e il ritorno dell'ancien regime

Pochi mesi fa, ai tempi dei saluti ad Allegri, sembrava che la società Milan fosse alla fine di un'era. Non il quadriennio del livornese, ma il quasi trentennale impero di Adriano. Il nuovo avanzante, la figlia del proprietario con trent'anni sì, ma considerando l'età, sembrava una forza inarrestabile, magari lenta, ma sempre intenta a erodere nuovo spazio e nuovo potere.
Oggi, al termine di un semestre di fuoco che ha mietuto le sue vittime, i nuovi rapporti di forza sembrano essere stati stabiliti. E assomigliano tanto a quelli vecchi, con buona pace dei tentativi di ribellione.

Un chiaro segno del cambiamento degli equilibri si riscontrava nel nuovo organigramma societario. Se prima infatti Barbara aveva un ruolo marginale, quasi ritagliato apposta, poi è stata elevata sostanzialmente allo stesso rango di Adriano. Vice Presidente Vicario e Amministratore Delegato uno, Vice Presidente e Amministratore Delegato l'altra. Balla giusto un aggettivo, che porta al varo di una società con due anime. In parallelo si registra l'addio di Ariedo Braida, storico braccio destro di Galliani, una mossa volta forse a privare il vecchio ad di un suo interlocutore fidato, forzandolo a cooperare con la sua nuova pari grado.
Il passo successivo è stato l'annuncio di Clarence Seedorf come nuovo allenatore. Un'altra coltellata di Bruto (Barbara) a Cesare (Galliani), che non solo si era impegnato a difendere Allegri fino allo stremo, ma in caso di successione aveva il suo nome, Pippo Inzaghi, mentre l'olandese pare fosse più nelle grazie del Presidente padre di Barbara, per quel suo carisma e quel fascino tutto particolare. In una mossa sola quindi venivano messi a segno due colpi in nome della rivoluzione. Il tavolo sembrava chiaramente apparecchiato, tutti gli indizi indicavano che, a breve, Galliani sarebbe stato messo in un angolo, privato del suo potere e infine scaricato.

Era tuttavia chiaro a tutti che una figura come la sua non potesse sparire nel nulla, e mentre un Braida avrebbe potuto trovare casa in altre società (tipo la Samp), risultava inimmaginabile slegare il dirigente con la cravatta gialla dalla società rossonera. Troppo lunga la militanza, ma anche troppo stretto il legame con la squadra, il Presidente e tutto ciò che riguarda il Milan. Non a caso si sono inseguite voci di approdi in altri ambiti dell'impero berlusconiano, dalla politica ad incarichi in società diverse.
Una cosa era chiara: dopo così tanto tempo e un'impronta tanto forte, Galliani non se ne sarebbe andato senza un'alternativa sicura e una cospicua bonuscita. Un paracadute per lui, una precauzione per la società anche per evitare che trascinasse altri con se e qualunque dichiarazione scomoda, nell'immediato come nel futuro, perchè uno con il curriculum del Vice Presidente Vicario ne ha viste a bizzeffe, e se decidesse di raccontare qualche aneddoto potrebbe risultare poco simpatico. Una situazione spinosa, difficile da prendere e forse sottovalutata sia da chi ha tentato la scalata al potere, sia da chi ha lasciato che succedesse, soprattutto perchè dilatava forzatamente i tempi dell'eventuale addio, tra dettagli legali e accordi da trovare.

Forse è stato dato troppo tempo a un vecchio leone come Galliani. Di sicuro è stata sottovalutata la sua capacità di sfruttare le difficoltà tecniche della squadra per il suo tornaconto.
Più Seedorf veniva messo in discussione più la sua figura tornava in auge. Se pensate che le voci sul commissariamento della squadra con proprio lui garante e certe critiche pubbliche anche troppo evidenti siano un caso non avete ben presente come funziona la comunicazione al Milan. L'olandese è stato tanto esaltato senza alcuna base all'arrivo quanto gratuitamente gettato sulla graticola per i motivi più vaghi nel corso della sua avventura. Ancora una volta l'allenatore diventava strumento di lotta politica.
Clarence Seedorf è stato esonerato dall'incarico dopo appena 22 panchine, con un fatturato non disprezzabile di 35 punti in campionato, malgrado un contratto pluriennale e un corteggiamento lungo due anni, portato avanti tra l'altro quando lui ancora giocava. Una mossa sorprendente sia per le abitudini di casa Milan, sia per la necessaria transazione economica, ma soprattutto perchè la decisione è stata presa da Galliani e Berlusconi Silvio, non Barbara. Una evidente mossa di potere che fa tornare tutto come è sempre stato.

Barbara Berlusconi da pasionaria combattente del nuovo Milan, pronta a prendersi responsabilità mediatiche e tecniche sospinta dalla forza evocativa del suo cognome, è stata pian piano spostata ad altri progetti, come la nuova sede, gli eventi, magari lo stadio. Questioni più vicine, paradossalmente, al suo vecchio ruolo, sicuramente lontane dagli interessi dell'altro ad, sicuramente meno influenti e visibili. La tigre che esonerava Allegri a mezzo Ansa si è trasformata in un sonnecchiante micio al massimo in braccio a chi prende le decisioni vere.
La scelta di Inzaghi come allenatore è solo il naturale passo successivo. Fino alla prossima puntata.

13 gen 2014

Allegri, la società Milan e un esonero annunciato


Digitando su un motore di ricerca "Allegri esonero" escono 150.000 risultati in un tempo prossimo a zero. Questo fatto banale restituisce l'idea di quanto questo evento sia stato trattato e per certi versi atteso nel recente passato.
Il Milan di Allegri quest'anno ha avuto tanti, troppi problemi. La sconfitta con rimonta subita dal Sassuolo è stata la classica goccia (ma più che altro una cascata) che fa traboccare il vaso. 22 punti nell'intero girone di andata, 30 gol subiti e solo 5 vittorie in 19 giornate, una singola vittoria nelle ultime 5 partite. Anche l'alibi della Champions regge fino a un certo punto, visto il girone passato con 9 punti grazie sostanzialmente alle vittorie andata e ritorno col Celtic o, direbbero i maligni, a un rigore regalato ad Amsterdam. In generale un andamento da 7 vittorie, 10 pareggi e 8 sconfitte che sarebbe stato fatale praticamente a chiunque, a maggior ragione ad un allenatore al massimo sopportato dall'ambiente da mesi.

Le radici dell'esonero affondano infatti nel passato, come minimo a una stagione fa.
Anche allora il livornese sembrava aver perso del tutto il timone della squadra, e insistenti erano le voci di un esonero imminente con promozione dell'allora allenatore degli Allievi Inzaghi. Un nome ingombrante per storia, personalità e legame con gli alti piani della società, un tarlo nella testa di Allegri che lo ha perseguitato tanto da arrivare a un litigio pubblico con urla e spintoni. Era il Settembre 2012 e in una conferenza congiunta i due minimizzavano l'accaduto in una mossa mediatica da Milan per spegnere un incendio decisamente dannoso. Da quel momento la stagione della squadra è andata in crescendo. Prima tenuta a galla dall'exploit per ora isolato di El Shaarawy, poi condotta a un vitale terzo posto dall'arrivo di Balotelli e dal varo del "Milan delle creste". Le ultime cartucce di Allegri, che non a caso in estate ha pensato seriamente a liberarsi dal contratto per accasarsi alla Roma. Troppe critiche ripetute, troppi problemi, troppe situazioni da gestire soprattutto con una squadra non di massimo livello. Soprattutto un altro grande ex nei sogni delle alte sfere della società, un'altra ombra sempre alle sue spalle. Quel Clarence Seedorf ancora giocatore in Brasile, ma tanto affascinante agli occhi del Presidente Onorario per la sua classe e la sua mente pensante calcio. Da giugno a oggi ha prolungato un rapporto finito da tempo, in una lenta agonia.

In questo senso Allegri è il simbolo delle faide interne al Milan.
Il tecnico è chiaramente uomo di Galliani, che lo ha difeso e sostenuto a oltranza, anche in virtù dell'importanza della continuità tecnica, concetto spesso espresso dalla parte rossonera di Milano in contrapposizione alle tendenze morattiane.
Invece è stato ripetutamente criticato e attaccato da Berlusconi, non nuovo a commenti sprezzanti sugli allenatori da lui stipendiati, che periodicamente si è pure preso il merito di certe scelte azzeccate di formazione. Oggi non per caso sua figlia Barbara è la mandante dell'esonero, in barba alle competenze specifiche e al dialogo con Galliani, prendendosi in un certo senso il merito di una decisione attesa a lungo dalla tifoseria.
Come è servito tempo per far emergere l'importanza di una nuova figura in società e di conseguenza assestare le pedine dell'organigramma, così si è tenuta in vita la panchina di Allegri oltre la scadenza.
La scelta del prossimo tecnico potrebbe in qualche modo dare nuova speranza al popolo rossonero soprattutto se trattasi di un grande ex. Seedorf ha soprattutto il fascino, Inzaghi anche l'esperienza delle giovanili. Chiunque arrivi sarà il simbolo di un nuovo corso, basato anche sui giovani talenti già iperesposti mediaticamente dalla macchina che il Milan sa far girare.
E Barbara è pronta a cogliere i frutti di questo lento logoramento che sembra pronto a portare Galliani in un piccolo angolo. 

4 nov 2013

Il Milan e le faide societarie


Un vecchio detto recita che piove sempre sul bagnato e le dichiarazioni di Barbara Berlusconi post Milan-Fiorentina non fanno che confermare la lungimiranza della saggezza popolare.
L'Ansa riporta che Barbara, in un colloquio col padre Silvio Berlusconi, ha chiesto un deciso cambio di rotta nella gestione della società, notando che nelle ultime due campagne acquisti il club non ha speso poco ma male. I motivi dell'attuale crisi rossonera sarebbero stati individuati nella mancata programmazione, nell'assenza di una moderna rete di osservatori e in una campagna acquisti e cessioni estiva errata, che non ha tenuto conto delle indicazioni della proprietà.
Parliamo di cose evidenti a chiunque segua il campionato con un'infarinatura di luoghi comuni sempre comodi sullo scouting e sui giovani.

Ciò che mi lascia perplesso è che Barbara Berlusconi non è esattamente elemento esterno al Milan. Fa parte dell'organigramma societario dall'Aprile 2011, risultando Consigliere Incaricato con Delega ai Progetti Speciali, e ha per forza di cose un rapporto diretto se non privilegiato col proprietario e Presidente onorario nonchè col Vice Presidente.
Ha preso atto di tutti questi errori di gestione all'improvviso una notte di Novembre 2013? Non è mai stata interpellata nelle scelte malgrado il ruolo? Non ha mai trovato il modo di discutere coi dirigenti nonostante il peso del suo cognome? Alternativamente, è stata la Cassandra degli ultimi 2 anni di gestione (a spanne), unica a ergersi contro una dirigenza allo sbando, inascoltata per motivi insondabili, o meglio per la miopia e l'arrogante chiusura ai consigli esterni?
Difficile credere alla sua totale estraneità, di sicuro si vuole costruire a Barbara un'immagine pulita. Chi si ricorda della famosa ricerca che spinse il padre a trattenere Thiago Silva? Anche quella notizia volta a dare un ruolo positivo a una figura fino a quel momento più da gossip che altro. Lei, emanazione di Silvio, è il bene del presente e del futuro del Milan. Altri, che fanno danni, sono il male e probabilmente hanno fatto il loro tempo.
La divisione interna è evidente dalla chiusura della notizia precedente. Le indicazioni della proprietà sono state corrette, hanno sbagliato tutto gli esecutori. Per quanto poi arrivino smentite difficile pensare che non ci si riferisca al Vice Presidente Vicario e Amministratore Delegato Adriano Galliani col fido Direttore Sportivo Ariedo Braida. Altrettanto difficile pensare che quanto dice la figlia non sia concordato col proprietario Berlusconi, che magari certe cose non può dirle per motivi personali.

In un momento tecnico difficilissimo forse l'ultima cosa che poteva servire era il mettere in piazza gli scontri in atto (da qualche anno, pare) dietro le quinte. Allegri, uomo di Galliani, che già aveva pochi motivi di stare sereno, adesso è definitivamente sulla graticola.