10 giu 2016

La nuova Colombia di Pekerman

Un anno fa la Colombia in Copa America sembrava finita in un tunnel molto, troppo profondo.
L'edizione cilena del 2015 per Perkerman è stata un fallimento. Non tanto per l'eliminazione ai quarti, quanto per come i Cafeteros sono scesi in campo. Senza idee, senza mai sembrare una squadra, con persino James incapace di trascinare, lasciando chiaramente l'impressione di essere una generazione alle corde.
L'idea di una nazionale triste, solitaria y final veniva anche da una considerazione più generale. I ct per una consolidata tendenza sono portati a lavorare con un certo gruppo di giocatori e difficilmente nel mezzo del loro mandato cambiano i propri riferimenti. I motivi sono i più disparati, dalla riconoscenza alle convinzioni tecniche (l'Uruguay di Tabarez è forse l'esempio più estremo). Il fatto è che con quegli uomini la Colombia non aveva vie d'uscita
Presumere che Pekerman sia un allenatore "normale" però è sempre sbagliato, e ancora una volta el Patriarca ha voluto dare una lezione a tutti.

Posto di fronte a un fallimento inaspettato Pekerman ha preso una decisione abbastanza estrema. Guardando le formazioni, rispetto all'ultima partita giocata nella Copa 2015 contro l'Argentina il ct ha mantenuto sei titolari: Ospina, Zapata, Murillo, Arias, Cuadrado e James. In più va considerato che Murillo un anno fa era quasi un esordiente assoluto e Arias, di ruolo terzino destro, giocava adattato a sinistra al posto di Armero. I Cafeteros di fatto oggi hanno di fatto una squadra nuova, soprattutto dalla difesa in su.
Nel reparto arretrato Pekerman aveva già anticipato il cambiamento principale un anno fa: ammainata la bandiera Yepes, Murillo era stato promosso titolare insieme a Zapata, e da quel momento non è più uscito dalle convocazioni. Zuniga e Armero, gli indiscutibili terzini titolari, sono stati giubilati nei mesi successivi. La scelta è stata molto meno scontata di quello che sembra: i due, per quanto discutibili come qualità calcistiche, nella Colombia erano leader in campo e nello spogliatoio (non a caso hanno rispettivamente 62 e 66 presenze).
Il reparto nettamente più in difficoltà in Cile (ma per certi versi anche al Mondiale) era il centrocampo, sostanzialmente incapace di collegare difesa e attacco e passabile solo per alzare le barricate. Anche qui Pekerman non si è fatto problemi a operare in modo netto, epurando sostanzialmente tutti per promuovere titolari assoluti Torres e Sebastian Perez. Il primo è l'elemento di equilibrio della squadra, il mediano più posizionale e difensivo, mentre il secondo è un classe '93 interessantissimo per capacità di leggere tatticamente l'azione e agire box-to-box. Entrambi giocano ancora in Colombia, ma la cosa non ha minimamente spaventato il vecchio maestro, che ora viene ripagato sul campo.
Dei quattro elementi più offensivi due posti non sono mai stati in discussione. James Rodriguez è il leader assoluto di questa seleccion e non lo tolgono dal campo nemmeno gli infortuni alla spalla, mentre Cuadrado è fondamentale come esterno di corsa, spunti e uno contro uno in velocità. Il problema era chi mettergli attorno.
In origine il ruolo di 9 era affidato saldamente a Falcao, ma la progressiva scomparsa del Tigre ha portato all'alternanza tra Jackson Martinez, Teofilo Gutierrez e Carlos Bacca. Il primo dopo una parentesi all'Atletico ha scelto la Cina, tagliandosi dalle convocazioni. Il secondo, titolare in Cile come al Mondiale, nel passaggio allo Sporting non ha più convinto il ct. Rimane Bacca, che anche al Milan si è confermato capace di fare gol dopo i due anni al Siviglia e come vero centravanti può dare ottime opzioni di gioco per il 10 e l'11. Fino a questa Copa Centenario in nazionale aveva dovuto accontentarsi delle briciole.
Ma la vera scelta determinante di Pekerman è quella del quarto uomo, nominalmente l'esterno sinistro della formazione. Uno spot che non ha mai avuto un vero titolare di ruolo (Ibarbo, una delle opzioni più utilizzate, non è stato nemmeno convocato) in cui il ct ha promosso Edwin Cardona. Un giocatore che però non è un esterno e non ha minimamente il passo per coprire la posizione in senso canonico.
Eppure oggi Cardona è un elemento fondamentale del gioco della Colombia. Il classe '92 ha caratteristiche abbastanza particolari: è alto e strutturato fisicamente, ma decisamente non un mostro di condizione (per citare Adani "sembra avere un fisico da amatore attempato della bassa emiliana") e non veloce sull'allungo. Tecnicamente però è un giocatore superiore, capace di gestire la palla, dribblare, cambiare gioco, cercare l'assist e soprattutto con un connubio di qualità e potenza di tiro rarissimo. Per la manovra è un punto di riferimento perchè aiuta James nella regia e completa il gioco di Cuadrado. In più tatticamente può spostarsi a fare il trequartista, col 10 che si allarga, oppure abbassarsi a fare l'interno in un centrocampo a tre, dando nuovi equilibri alla squadra. È un ragazzo in crescita anche per personalità, e malgrado sia un giocatore estremamente sudamericano per ritmi non mi stupirei di vederlo in Europa a breve.

Pekerman in un solo anno ha stravolto la sua Colombia, cambiando completamente i suoi riferimenti e costruendo tutto attorno a James Rodriguez. I Cafeteros sono tornati.

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