14 dic 2015

La Roma e la verticale perduta

La prima stagione di Rudi Garcia sulla panchina della Roma ha travolto il calcio italiano come un ciclone. Quella Roma veloce, tecnica e spettacolare in molte altre stagioni avrebbe accumulato abbastanza punti da vincere lo scudetto, ma ha dovuto arrendersi a una Juventus da record.
Malgrado campagne acquisti anche notevoli la squadra del tecnico francese non ha più raggiunto quel livello di gioco - l'anno dopo, per quantificare, quindici punti in meno in campionato -. Tra i tanti motivi tecnici, ambientali, di calendario ce n'è uno sottovalutato: la Roma non ha più avuto, o quasi, i giocatori chiave di quella squadra.

In generale nelle formazioni si può individuare una spina dorsale, idealmente rappresentata da una verticale di giocatori attorno cui gli altri si muovono. Sono gli uomini che vanno dal portiere al centravanti, che danno un'impronta tecnica ben definita.
Non si parla per forza dei giocatori più tecnici, più appariscenti o più celebrati, ma di quelli che permettono alla squadra di esprimersi. Per la prima Roma di Garcia la verticale era formata da Morgan De Sanctis, Leandro Castan, Kevin Strootman e Francesco Totti.
Tutti e quattro, per diversi motivi, sono usciti dalla formazione nel giro di due anni e spiccioli.

De Sanctis era chiaramente un portiere a tempo visto che quando è stato acquistato aveva già trentasei anni, ma il suo rendimento in quella prima stagione fu straordinario. Ha comunque continuato come titolare fino all'arrivo di Szczęsny, quindi possiamo considerarlo un caso a parte. Leandro Castan negli anni è stato l'elemento più sottovalutato della difesa della Roma. Molto più europeo che brasiliano è arrivato in sordina già esperto, dimostrandosi giocatore solido in marcatura e con un mancino più che apprezzabile in impostazione. Accanto a lui, forse non a caso, sono esplosi Marquinhos e Benatia, due giocatori certamente più appariscenti, ma che hanno grandemente beneficiato delle capacità di Castan in termini di leadership, capacità difensive e gestione della linea. Dal 2014/2015 sostanzialmente non ha più giocato per seri problemi di salute, la Roma non ha trovato un suo vero sostituto e la situazione nel reparto arretrato è andata peggiorando. Eppure in pochi ancora oggi pensano al peso dell'assenza di Castan.
Di Kevin Strootman invece si è parlato in lungo e in largo, quindi rimane poco da aggiungere. Sfortuna nera per un centrocampista che con Garcia stava letteralmente esplodendo. A centrocampo faceva sostanzialmente tutto, dalla prima impostazione alla rifinitura, agli inserimenti, all'apporto fisico, facilitando in modo incredibile il lavoro dei compagni - vedere il rendimento di De Rossi -. La Roma ha trovato suoi sostituti solo a tempo, sfruttando grandi momenti di forma - Keita e Nainggolan -, anche perchè si vive nell'attesa, o forse ormai speranza, del suo ritorno.
Infine Totti, altro nome che non ha bisogno di presentazioni. Sull'onda lunga dell'incredibile stato di forma regalatogli da Zeman il capitano nel primo periodo Garcia è stato fondamentale. Totti è uno di quei rarissimi giocatori capace di coniugare capacità da prima punta con qualità da rifinitore di livello assoluto, con anche un'abilità tattica unica nel muoversi per sfuggire alle difese e disorientare gli avversari. Lui per due anni malgrado età e infortuni è stato il centravanti ideale di Garcia, l'ago della bilancia indispensabile per accorciare i reparti, favorendo al contempo il possesso palla e gli inserimenti degli attaccanti - Gervinho, Florenzi quando faceva la punta -. Sul suo altare sono state sacrificate tutte le altre prime punte arrivate dal mercato - chiedete a Destro per informazioni -, ma per un classe '76 era inevitabile prima o poi la chiamata del tempo che passa. Dzeko oggi soffre, tra gli altri motivi, esattamente perchè non è Totti. Nessuno può esserlo, e la Roma lo paga.

Quest'anno De Sanctis e Totti sono stati ufficialmente sostituiti con nuovi titolari, mentre Castan e Strootman sebbene in perenne rientro non sembrano in grado di poter tornare con continuità.
La Roma di Garcia di fatto in due anni è diventata una squadra nuova, e questo cambia parecchie cose.

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