16 gen 2015

Il centrocampista segreto del Real Madrid

No, non intendo parlare di Toni Kroos, il centrocampista tessitore per definizione, l'unico erede e probabilmente anche l'evoluzione di un fenomeno come Xavi Hernandez. Lui è un centrocampista, anzi è un intero centrocampo, e spero ormai lo sappiano tutti.
Il giocatore di cui voglio parlare non è schierato centrocampista, ma di fatto rappresenta una costante aggiunta al reparto mediano blanco. Un equilibratore fondamentale e al contempo un distributore di gioco, in un ibrido posizionale unico e possibile solo nel contesto stellare del Real.
Il suo nome è Sergio Ramos.

Ramos nasce e cresce difensore, ma gli servono anni per stabilizzarsi in quella che è sempre sembrata la sua posizione naturale. Fin dai primi tempi si alterna come centrale difensivo, terzino destro e mediano di contenimento a causa di evidenti doti qualitative dal punto di vista tecnico, sopra la media per un difensore, ma anche di qualche amnesia di troppo in marcatura.
In particolare, nella sua esperienza al Real trova collocazione fissa come terzino destro praticamente per sei stagioni, dal 2005-2006 al 2010-2011. Fisico, tecnica, progressione e un certo gusto nel giocare la palla lo rendono un interprete del ruolo di livello tanto da ricoprire la stessa posizione anche con la Spagna. Dal 2011-2012 inizia a trovare continuità nel ruolo di difensore centrale, cosa possibile in nazionale grazie all'addio di Puyol. Il giocatore matura dal punto di vista mentale, è meno irruento e precipitoso, tatticamente migliora nella lettura del gioco, ma il processo richiede del tempo. La definitiva stabilizzazione si ha nel 2013-2014. Nella stagione attuale però Ramos fa un ulteriore passo avanti verso un'interpretazione del ruolo sostanzialmente unica. La chiave del cambiamento sta nella rivoluzione estiva firmata Florentino Perez.
Il presidente spagnolo, nella sua bulimia da campioni, smonta un reparto di centrocampo che aveva funzionato come una macchina perfetta cedendo due terzi dei titolari. Di Maria e Xabi Alonso, oltre ad avere talento da devolvere ai meno fortunati, tatticamente rappresentavano due elementi fondamentali per Carlo Ancelotti, uno per disequilibrare gli schieramenti avversari e l'altro come perno attorno cui far girare tutti gli altri. Sostituirli non è mera questione di nomi, ma un vero e proprio stravolgimento tattico. In particolare la capacità posizionale del basco diventava fondamentale per equilibrare una squadra traboccante di talento e pesantemente sbilanciata verso la fase offensiva.
Modric e Kroos, straordinari impostatori di gioco, sono una coppia evidentemente destinata a pagare qualcosa in fase difensiva, per attitudini e dinamismo. Sarebbero di sicuro più efficaci con alle loro spalle un giocatore in grado di leggere gli spazi, chiudere eventuali buchi e al contempo con qualità per giocare palla, sia nel breve verso di loro che lanciando lungo verso gli esterni, i quali rispondono pur sempre ai nomi di Gareth Bale e Cristiano Ronaldo. Qualcosa di simile al Busquets del Barcellona, per intenderci. C'è il limite invalicabile però di schierare solo undici uomini alla volta. L'intuizione di Ancelotti è stata che Sergio Ramos, pur giocando da centrale difensivo, poteva ricoprire questo ruolo.

Vedendo giocare il Real, Ramos è evidentemente incaricato di far partire l'azione. La sua posizione teorica è difensore centrale di sinistra, ma gioca sempre qualche metro più avanti del suo compagno di reparto, che sia Pepe o Varane. Spesso si trova anche in posizione centrale dietro ai due mediani e quando il possesso deve tornare indietro è sempre lui il primo referente. Il classico ruolo del regista davanti alla difesa alla spagnola, spesso assorbito anche tra i centrali per favorire il giro palla. Non a caso Ramos è il terzo giocatore per passaggi medi a partita, dietro Kroos e Modric e nettamente avanti agli altri centrali, con una delle percentuali di realizzazione più alte e addirittura il primo per lanci lunghi.
Suo compito specifico è far girare palla in modo pulito e veloce, sfruttando tecnica, visione e capacità di usare entrambi i piedi, se serve ribaltando il fronte o cercando il lancio lungo sugli esterni in profondità. Il lavoro tipico di uno Xabi Alonso, ricoperto però giocando difensore centrale. Le amnesie difensive, che ha sempre avuto e sempre avrà, diventano secondarie. Sergio Ramos di fatto non va in campo per fare il difensore, o almeno non primariamente.

Parliamo di una squadra con un attacco stellare, il 57% medio di possesso, un baricentro molto alto e un controllo sul gioco pressochè totale nella maggior parte delle partite che affronta. Senza questi presupposti, Ramos non potrebbe toccare così tanti palloni nè ricoprire un ruolo tanto delicato e particolare.


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