Girovagando per la rete mi sono ritrovato davanti un documento che analizzava la Champions League 2009-2010, quella vinta dall'Inter di Mourinho.
Mi sono ritrovato davanti dei dati molto interessanti, che in pratica smentiscono gran parte delle affermazioni che ci ritroviamo a leggere abitualmente.
3/4 delle reti arrivano da azioni di gioco. Le azioni più efficaci per arrivare al gol sono, nell'ordine: un cross dalla fascia, un passaggio in profondità dal centro e un tiro da lontano. Le reti da fuori area sono in netto aumento rispetto alle edizioni precedenti e questo può indicare una maggiore organizzazione difensiva e una migliore qualità di tiro da parte degli interpreti.
I gol su palla inattiva sono in diminunzione, per via dell'ottima organizzazione difensiva che stanno raggiungendo le squadre. A sorpresa, le punizioni indirette portano più segnature rispetto ai corner. Le squadre che sono andate più avanti durante la competizione non sono state quelle maggiormente efficaci su palla inattiva, ma quelle maggiormente organizzate quando ci si deve difendere in queste situazioni.
Spesso si è visto l'Inter come sinonimo di contropiede. Quest'ultima parola è stata spesso utilizzata in maniera impropria. Contropiede non equivale a catenaccio. Anche il Barcelona, quando ne ha l'opportunità, esegue fantastiche ripartenza. Ogni team di grande livello deve essere bravo a sfruttare queste situazioni. Come disse Josè Mourinho, non servono giocatori rapidi per eseguire buoni contrattacchi: conta molto la disposizione, il posizionamento e la circolazione rapida del pallone. I gol da contropiede sono in diminuzione rispetto alla Champions 2009, dimostrando che le squadre stanno iniziando a curare anche difensivamente queste situazioni, spesso letali in passato, magari bloccando davanti alla difesa un centrocampista in più.
Oltre alla tattica sono importanti i giocatori. il 26% dei gol su azione sono arrivati da percussioni individuali. In questo senso giocatori come Lionel Messi o Arjen Robben possono fare la differenza.
Un dato interessante riguarda Maicon, terzino considerato da tutti come molto offensivo. In realtà, se si va a confrontare con il giocatore del Barcelona e connazionale, Dani Alves, si può notare come quest'ultimo riesca a correre in media 2 km in più rispetto al compagno di nazionale. Cifra monstre, se si considera che lo spazio percorso è costituito per il 20% da sprint ad alta intensità che toccano i 30 km/h. Si può quindi sostenere che, mentre Dani Alves supporta l'azione in maniera continua e costante, il nerazzurro Maicon si preoccupa in primis della fase difensiva e si inserisce nello spazio con minor continuità.
Il dato più interessante riguarda proprio i km percorsi. I campioni dell'edizione 2009-2010, l'Inter, è stata una delle squadre che ha corso meno. 103 km contro i 108,5 di Bayern Monaco e Barcelona. Davanti a tutti c'è il Cska, con addirittura 118 km di media. E' un dato che indica come sia importante non correre, ma farlo bene, con qualità.
Le 5 squadre che hanno effettuato meno di 400 passaggi a partita di media, sono state tutte eliminate. Questo potrebbe far capire l'importanza della gestione della palla. Peccato che la squadra che ha vinto il torneo ne ha fatti soltanto 408, e fra le 16 finaliste è seconda soltanto alla Fiorentina sotto quest'aspetto. L'Inter ha una media del 45% di possesso palla (il Barcelona ha il 62%) ed è una clamorosa dimostrazione di squadra che è a suo agio senza il pallone fra i piedi. Nel ritorno della semifinale fra blaugrana e nerazzurri, Xavi ha effettuato 117 passaggi, l'Inter intera 160, Wesley Sneijder soltanto 12. Nella finale giocata il 22 Maggio 2010, il Bayern Monaco ha giocato il pallone 643 volte, contro le 289 giocate dell'Inter: risultato? 2a0 per i nerazzurri, senza neanche troppa fatica.
Le squadre come quella di Josè Mourinho, che preferiscono attaccare in contropiede, sono quelle che finiscono più spesso in fuorigioco. Questo per far comprendere i movimenti di Diego Milito che tenta con grandissima continuità di creare problemi nelle zone d'ombra.
Una cosa che va confermata è l'assoluta importanza del gol fuori casa. Quello che va smentito è il presunto vantaggio della squadra che gioca il ritorno in casa. I dati, infatti, pendono leggermente a favore delle squadre che hanno giocato il ritorno in trasferta.
Spero di aver sfatato qualche mito. Ad esempio quello dell'importanza del possesso palla e della gestione del pallone in un certo modo oppure del fatto che "chi corre di più, vince". Attenzione, non penso neppure il contrario. Non penso che adesso si debba cercare di tenere di meno il pallone per avere più possibilità di vittoria. Credo semplicemente che esistono diversi modi di giocare a pallone, e nessuno è migliore di un altro. Ciò che lo fa diventare migliore o peggiore sono gli interpreti a disposizione e quanti essi si leghino alla filosofia dell'allenatore ed al progetto tattico che si è cercato di condividere. Non ho mai espresso una preferenza verso il gioco basato sulle transizioni o sul tic-tac stile Barca. Entrambi i sistemi hanno i loro punti di forza e le loro debolezze. Ciò che non si deve fare è tentare di imitarli. Nessuna squadra può giocare uguale ad un'altra, ma ogni squadra ha un modo per esprimere le proprie potenzialità. E' per questo che il calcio da questo punto di vista è sempre in evoluzione. I tipi autoritari, che hanno una sola filosofia calcistica e cercano di inculcarla a tutti i costi, sono destinati a fallire miseramente.
Mi sono ritrovato davanti dei dati molto interessanti, che in pratica smentiscono gran parte delle affermazioni che ci ritroviamo a leggere abitualmente.
3/4 delle reti arrivano da azioni di gioco. Le azioni più efficaci per arrivare al gol sono, nell'ordine: un cross dalla fascia, un passaggio in profondità dal centro e un tiro da lontano. Le reti da fuori area sono in netto aumento rispetto alle edizioni precedenti e questo può indicare una maggiore organizzazione difensiva e una migliore qualità di tiro da parte degli interpreti.
I gol su palla inattiva sono in diminunzione, per via dell'ottima organizzazione difensiva che stanno raggiungendo le squadre. A sorpresa, le punizioni indirette portano più segnature rispetto ai corner. Le squadre che sono andate più avanti durante la competizione non sono state quelle maggiormente efficaci su palla inattiva, ma quelle maggiormente organizzate quando ci si deve difendere in queste situazioni.
Spesso si è visto l'Inter come sinonimo di contropiede. Quest'ultima parola è stata spesso utilizzata in maniera impropria. Contropiede non equivale a catenaccio. Anche il Barcelona, quando ne ha l'opportunità, esegue fantastiche ripartenza. Ogni team di grande livello deve essere bravo a sfruttare queste situazioni. Come disse Josè Mourinho, non servono giocatori rapidi per eseguire buoni contrattacchi: conta molto la disposizione, il posizionamento e la circolazione rapida del pallone. I gol da contropiede sono in diminuzione rispetto alla Champions 2009, dimostrando che le squadre stanno iniziando a curare anche difensivamente queste situazioni, spesso letali in passato, magari bloccando davanti alla difesa un centrocampista in più.
Oltre alla tattica sono importanti i giocatori. il 26% dei gol su azione sono arrivati da percussioni individuali. In questo senso giocatori come Lionel Messi o Arjen Robben possono fare la differenza.
Un dato interessante riguarda Maicon, terzino considerato da tutti come molto offensivo. In realtà, se si va a confrontare con il giocatore del Barcelona e connazionale, Dani Alves, si può notare come quest'ultimo riesca a correre in media 2 km in più rispetto al compagno di nazionale. Cifra monstre, se si considera che lo spazio percorso è costituito per il 20% da sprint ad alta intensità che toccano i 30 km/h. Si può quindi sostenere che, mentre Dani Alves supporta l'azione in maniera continua e costante, il nerazzurro Maicon si preoccupa in primis della fase difensiva e si inserisce nello spazio con minor continuità.
Il dato più interessante riguarda proprio i km percorsi. I campioni dell'edizione 2009-2010, l'Inter, è stata una delle squadre che ha corso meno. 103 km contro i 108,5 di Bayern Monaco e Barcelona. Davanti a tutti c'è il Cska, con addirittura 118 km di media. E' un dato che indica come sia importante non correre, ma farlo bene, con qualità.
Le 5 squadre che hanno effettuato meno di 400 passaggi a partita di media, sono state tutte eliminate. Questo potrebbe far capire l'importanza della gestione della palla. Peccato che la squadra che ha vinto il torneo ne ha fatti soltanto 408, e fra le 16 finaliste è seconda soltanto alla Fiorentina sotto quest'aspetto. L'Inter ha una media del 45% di possesso palla (il Barcelona ha il 62%) ed è una clamorosa dimostrazione di squadra che è a suo agio senza il pallone fra i piedi. Nel ritorno della semifinale fra blaugrana e nerazzurri, Xavi ha effettuato 117 passaggi, l'Inter intera 160, Wesley Sneijder soltanto 12. Nella finale giocata il 22 Maggio 2010, il Bayern Monaco ha giocato il pallone 643 volte, contro le 289 giocate dell'Inter: risultato? 2a0 per i nerazzurri, senza neanche troppa fatica.
Le squadre come quella di Josè Mourinho, che preferiscono attaccare in contropiede, sono quelle che finiscono più spesso in fuorigioco. Questo per far comprendere i movimenti di Diego Milito che tenta con grandissima continuità di creare problemi nelle zone d'ombra.
Una cosa che va confermata è l'assoluta importanza del gol fuori casa. Quello che va smentito è il presunto vantaggio della squadra che gioca il ritorno in casa. I dati, infatti, pendono leggermente a favore delle squadre che hanno giocato il ritorno in trasferta.
Spero di aver sfatato qualche mito. Ad esempio quello dell'importanza del possesso palla e della gestione del pallone in un certo modo oppure del fatto che "chi corre di più, vince". Attenzione, non penso neppure il contrario. Non penso che adesso si debba cercare di tenere di meno il pallone per avere più possibilità di vittoria. Credo semplicemente che esistono diversi modi di giocare a pallone, e nessuno è migliore di un altro. Ciò che lo fa diventare migliore o peggiore sono gli interpreti a disposizione e quanti essi si leghino alla filosofia dell'allenatore ed al progetto tattico che si è cercato di condividere. Non ho mai espresso una preferenza verso il gioco basato sulle transizioni o sul tic-tac stile Barca. Entrambi i sistemi hanno i loro punti di forza e le loro debolezze. Ciò che non si deve fare è tentare di imitarli. Nessuna squadra può giocare uguale ad un'altra, ma ogni squadra ha un modo per esprimere le proprie potenzialità. E' per questo che il calcio da questo punto di vista è sempre in evoluzione. I tipi autoritari, che hanno una sola filosofia calcistica e cercano di inculcarla a tutti i costi, sono destinati a fallire miseramente.
Bellissimo e interessantissimo,complimenti Pile!
RispondiEliminaUno dei dati più curiosi credo sia quello relativo alle distanze percorse. Ero quasi tentato di interpretarlo come un segnale di quello che poi sarebbe accaduto quest'anno, ma in realtà credo sia legato alla straordinaria sapienza tattica dei nostri giocatori e del mago in panchina. Mai come nell'era Leonardo ho saputo apprezzare e soprattutto desiderare una squadra così corta e compatta come quella dello scorso anno. Eravamo perfetti, in qualsiasi fase di gioco.
Grazie per i complimenti :)
RispondiEliminaPenso che, oltre all'età avanzata dei nostri, c'entri il fatto che si correva in maniera "economica". Mi piace pensare che tutto fosse calcolato, che tutti sapessero come e quando correre, e con quanta intensità eseguire lo sforzo.
Non ho a disposizione i dati di quest'anno, ma secondo me, se andiamo a vedere, abbiamo corso di più rispetto allo scorso anno, il tutto mentre noi stiamo a parlare della mancanza di sacrificio.
L'acume tattico che ho visto in finale di Champions e a Londra contro il Chelsea è stato qualcosa di epico. Tralascio volutamente le due partite vs Barcelona.
Avendo avuto l'anteprima del discorso, ci ho ragionato sopra.
RispondiEliminaSecondo me abbiamo avuto tutti l'impressione di grande corsa perchè i 4 davanti effettivamente correvano tanto (nelle statistiche dei km percorsi erano sempre i top della squadra). A pensarci però tutti gli altri erano abbastanza bloccati (centrali difensivi, mediani, terzino sinistro), impegnati o a coprire gli spazi o a lanciare le punte.
Concordo con entrambi.
RispondiEliminaMolto probabilmente quest'anno abbiamo corso di più, ma soprattutto abbiamo corso molto a vuoto... basti pensare alle praterie fra attacco e difesa.
Dimenticavo: quando parli di "tipi autoritari con una sola filosofia calcistica" ti riferisci a qualcuno in particolare? Perchè qualche nome in mente ce l'avrei. :)
L'esempio più clamoroso è ovviamente Zeman. Che difatti ha funzionato soltanto doveva aveva i giocatori per fare il suo gioco, mentre è stato parecchio incostante nelle successive esperienze.
RispondiEliminaNon apprezzo gli allenatori che hanno una filosofia troppo definita e non si sanno adattare alle caratteristiche dei propri giocatori. Penso che un bravo allenatore debba saper analizzare il materiale a propria disposizione e decidere che cosa vuol fare. Poi ovviamente c'è il calciomercato per sistemare parzialmente le cose e venire incontro alle proprie idee primarie. Credo che Benitez qua da noi abbia commesso questo errore. Su Leonardo non so dire, perchè semplicemente l'Inter di Leo non ha un gioco :D Ma anche quello che intende fare lui, a parole, non mi sembra che vada di pari passo con le caratteristiche dei giocatori. Poi magari mi sbaglio
@GDC: penso che anche tu abbia ragione. Gli inserimenti offensivi dei centrocampisti erano limitatissimi.
RispondiEliminaAnch'io ho pensato subito a Benitez. Lo spagnolo in fin dei conti su molte cose aveva probabilmente ragione, però ha commesso l'errore più grave tentando di imporre ad ogni costo uno stile di gioco che non è nelle corde dei nostri. Pretendere di fare quel genere di possesso palla con degli elementi così posizionali (senza contare che, oltre ad essere posizionali di loro, erano pure cotti) è assolutamente insensato. Se ciò non bastasse ha pure avuto un pizzico di arroganza/presunzione nel non voler cambiare.
RispondiEliminaSono invece curiosissimo di vedere che allenatore dimostrerà di essere Pep Guardiola quando lascerà Barcellona.
e Bielsa che allenatore sarebbe in Europa? :D
RispondiEliminaBielsa è oltre il concetto di allenatore. :D
RispondiEliminaScherzi a parte, sarebbe bello e soprattutto sarebbe ora di vederlo all'opera da questa parte dell'Atlantico.