Tra le cose che Messi ha emulato di Maradona c'è la tendenza a veder nascere suoi eredi a cadenza più o meno regolare.
Basta che siano argentini, mancini (ma non è indispensabile), fisicamente compatti, con il dribbling nel sangue e una tecnica di un certo livello e il paragone sorge spontaneo, esattamente come succedeva con Diego nei decenni precedenti.
Per lo storico 10 del Napoli hanno ricevuto l'investitura, tra gli altri, Aimar, Ortega, D'Alessandro e Buonanotte, fino ad arrivare appunto a Messi.
Per il 10 del Barcellona personaggi come Defederico, Iturbe e in tempi recenti, forse con qualche motivazione più solida, anche Dybala (poi ci sono tutti quelli nel resto del mondo, ma non divaghiamo).
La base tecnica del paragone Messi-Dybala è indiscutibile.
Oltre alle similitudini fisiche e all'avere il mancino come piede preferito, l'attaccante della Juventus è cresciuto esponenzialmente negli ultimi due anni, unendo un livello tecnico raro a un'ottima capacità di gioco, sia come movimenti, sia a livello di rifinitura, sia nelle conclusioni a rete.
L'approdo in nazionale argentina ha aggiunto un altro mattoncino alla costruzione e la consacrazione definitiva è arrivata con le parole di Bauza: "Dybala può sostituire Messi. Per come è cresciuto può prendere il suo posto". Poco importa che nella partita successiva (con Messi assente) si sia fatto espellere.
Fin qui solo cose positive. Il fatto è che in questa stagione, forse, sta emergendo che il paragone è ancora più profondo, arrivando a toccare la caratteristica di Messi che più fa discutere: la collocazione tattica.
Leo infatti, per quanto straordinario, non è un giocatore così facile da mettere in campo. Tendenzialmente a Barcellona ci sono riusciti, pur con degli anni di intermezzo da prima punta, ma soprattuto nell'Argentina, dunque in un contesto meno "perfetto" e coordinato, l'erede di Maradona è finito a giocare un po' ovunque. Esterno, prima punta, rifinitore, trequartista, l'unica cosa sicura era che al suo talento non si poteva rinunciare. Il percorso però si è rivelato più difficoltoso del previsto e i risultati, altalenanti per non dire deludenti al momento decisivo, hanno finito per alimentare discussioni di ogni genere ad ogni latitudine.
Dybala in questa stagione si trova in una situazione simile a quella che Messi vive con l'Argentina, ed è qui che subentra il lato negativo del paragone.
Il talento di Paulo non è in discussione, ma il suo rendimento ha risentito dei nuovi equilibri della squadra di Allegri. La Joya si è trovato nella condizione di dover modificare il suo modo di giocare, correndo di più, abbassandosi verso i centrocampisti, cucendo il gioco più che puntando la porta. Proprio come Messi in albiceleste. E allo stesso modo i suoi numeri sono crollati (per intenderci Messi col Barcellona ha 326 gol in 363 partite, con l'Argentina 57 in 116), aprendo la discussione sul ruolo: deve giocare più vicino alla porta? Deve fare il trequartista? Non può giocare con X e Y? Viene troppo limitato?
Probabilmente la Juventus deve ancora trovare il modo ideale di collocare Dybala. La squadra di Allegri non è certo cucita attorno a lui, e anzi per certi versi al suo posto starebbe ancora benone uno come Carlitos Tevez, più fisico, più abituato a svariare per il campo.
L'attuale Juventus in un certo senso è ancora la squadra di Conte, col 3-5-2 come modulo di riferimento. Senza però la qualità a centrocampo dei vari Pirlo, Vidal e Pogba la sofferenza di Dybala è evidente, e da seconda punta si trova a correre indietro per cercarsi palloni giocabili. Con la difesa a 4 invece, modulo che Allegri alterna, ma che non ha ancora una dimensione definitiva, da esterno non ha il fisico, da prima punta non può giocare vista la concorrenza e da trequartista appare limitato, troppo lontano dalla porta.
Un dilemma tattico di non così semplice soluzione, anche se Dybala con le sue qualità il modo di fare qualcosa di utile lo troverà sempre.
In futuro troverà una squadra che lo metta al centro e gli permetta di esaltare le sue caratteristiche?
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