Il Barcellona dell'ultimo decennio è una squadra destinata ad entrare nei libri di storia. Tra i diversi motivi la straordinaria qualità del suo gioco e dei suoi interpreti, soprattutto i centrocampisti tipo Xavi e Iniesta e un attaccante dominante come Messi.
Però questo Barcellona ha ottenuto il massimo (che va in una scala da vittoria di campionato e Champions League a triplete) quando in attacco ha potuto contare non su un singolo giocatore straordinario, ma su tre interpreti, possibilmente di livello assoluto, che si sono divisi le responsabilità.
Dei tasseli in più rispetto a quelli normalmente sotto i riflettori, che però fanno la differenza per il salto di qualità finale
Partiamo da un presupposto: non si sta facendo una gara per stabilire chi sia più forte o più decisivo. Una squadra dipende sempre dalla somma dei singoli, ed è esattamente questo a cui si vuole arrivare.
Il Barcellona in quella che possiamo chiamare "era Messi" ha messo insieme qualcosa come quattordici titoli, limitandoci a quelli principali (eliminando quindi le coppe derivate da altre vittorie). Messi in 11 stagioni ha messo a segno 412 reti (ripetete ancora, QUATTROCENTO E DODICI). Dire che sia stato qualcosa meno di straordinario non ha alcun senso, tuttavia da solo non sempre è bastato. La massima esemplificazione di questo concetto si ha analizzando la stagione 2011/2012.
Messi in quell'annata è andato oltre ogni record. 50 gol nella Liga in 37 presenze, 14 in 11 in Champions League, in totale 73 gol stagionali in 60 partite. Una quantità semplicemente disumana di reti, che però sono servite a vincere solo la Copa del Rey contro l'Athletic Bilbao (una costante). In campionato il Barcellona è arrivato secondo dietro al Real e in Champions è stato eliminato in semifinale dal Chelsea. La miglior stagione della vita di Messi ha portato solo un trofeo, per giunta il meno prestigioso.
La stagione successiva è la seconda migliore della carriera di Messi. Con 60 gol in 50 presenze, di cui 46 nella Liga, Messi riesce a vincere il campionato, ma viene eliminato in semifinale di Copa del Real Madrid e in quella di Champions dal Bayern (più che eliminazione una demolizione).
Quando Messi ha dato il massimo, giocando però da solo, il Barcellona si è sempre scontrato con un limite oggettivo.
Posto che Xavi, Iniesta e centrocampisti vari ci sono sempre stati a creare il tessuto connettivo, spostiamoci altrove.
In certe annate il Barcellona ha fatto qualcosa in più, per un insieme di motivi tra cui ce n'è uno comune e principale: in tutte le vittorie in Champions il Barcellona ha schierato in campo tre punte vere, che hanno trovato tutte un buon numero di reti.
È successo anche nel 2005/2006, ma Messi non era nemmeno convocato e Xavi ed Iniesta sedevano in panchina. Andando quindi alle edizioni successive troviamo Messi-Eto'o-Henry nel 2008/2009 (triplete), Pedro-Messi-Villa nel 2010/2011 (campionato e Champions, persa la finale di Copa del Rey contro il Real ai supplementari) e Messi-Suarez-Neymar nel 2014/2015 (triplete). I primi tre portarono in dote 100 gol in stagione, i secondi 98, quelli attuali sono arrivati a 122. Comunque la si metta bocche da fuoco notevoli che hanno creato mille problemi alle difese avversarie, che infatti hanno potuto poco o nulla contro di loro.
Anche una squadra straordinaria per costruzione come il Barcellona, con un centrocampo straordinario per costanza, qualità e capacità di gioco e quello che forse è il singolo più forte al mondo per ottenere il trionfo assoluto ha avuto bisogno di avere in attacco tre elementi in grado ciascuno di fare la differenza. Una forza troppo grande nella somma e troppo diffusa negli undici in campo per avere una soluzione per le difese avversarie.
Creare tre problemi agli avversari è sempre meglio che crearne solo uno, per quanto possa essere il più grande di tutti.
Nessun commento:
Posta un commento