28 Novembre 2000 - Boca Juniors e Real Madrid si giocano a Tokyo la Coppa Intercontinentale. Al termine dei novanta minuti sono gli Xeneizes a sedersi sul tetto del Mondo, portando a compimento un fantastico sogno iniziato con la storica vittoria in Copa Libertadores contro il Palmeiras. Non è però Martin Palermo, l'autore della doppietta nel 2-1 sul Real Madrid, l'uomo del giorno, non lo sono neanche i vari Raul, Roberto Carlos o Figo, ma le luci dei riflettori sono tutte per il ventiduenne di San Fernando che indossa la celebre maglia numero 10 azul y oro: Juan Roman Riquelme.
E' lui infatti il migliore in campo, il giocatore in grado di azzerare da solo un divario tecnico quasi imbarazzante fra i tricampioni sudamericani (il Boca aveva infatti vinto anche il torneo di Apertura) e quel Real Madrid che di lì a poco sarebbe diventato Galactico. Una prestazione superba, novanta minuti di calcio puro ed inarrestabile, nonostante la marcatura a uomo di Makelele, non uno qualunque, ed i raddoppi costanti degli avversari. Era ancora il giovane Riquelme, inseguito da mezza Europa e in grado di scatenare i paragoni più azzardati, un giocatore sublime che scendeva in campo con impressionante spensieratezza e naturalezza.
Quella partita doveva essere la definitiva consacrazione di un talento immenso, il passo definitivo per diventare una stella di livello mondiale, ma purtroppo sappiamo tutti come è andata. Arrivato a Barcellona, dopo un inizio promettente, la fiducia di Van Gaal nei suoi confronti viene meno e il Mudo non riesce più a mantenere dei livelli di rendimento consoni al suo talento, ecco così la decisione di girarlo in prestito al Villarreal. Qui Riquelme trova l'ambiente ideale per esprimersi e non è un caso se nel giro di due stagioni riesce a condurre il Sottomarino Giallo fino ad una storica semifinale di Champions League, trascinando un gruppo di giocatori sicuramente non di primo livello ad un passo dalla leggenda. Ironia della sorte, è però proprio lui a fallire un calcio di rigore decisivo a pochi minuti dal termine, infrangendo così qualsiasi speranza. La stagione seguente vede il definitivo deterioramento dei già non idilliaci rapporti fra Roman e il tecnico cileno Manuel Pellegrini, così Riquelme fa ritorno al Boca.
Alla Bombonera il 10 Xeneize rinasce e ritorna ad illuminare in lungo e in largo con prestazioni maiuscole, culminando un semestre incredibile con un'altra vittoria da assoluto protagonista in Copa Libertadores. E' l'ennesimo trionfo che lo rende l'idolo indiscusso dei tifosi del Boca Juniors, l'unico in grado di superare nelle preferenze anche Diego Armando Maradona.
Ma allora, qual è il vero valore di Riquelme?
La domanda probabilmente se l'è posta chiunque ed ognuno ha una sua differente risposta. Innegabile è che Roman sia l'ultimo trequartista del calcio moderno, l'ultima icona di un ruolo sbranato da tatticismi esasperati e da una fisicità che ormai la fa da padrona. Nel panorama attuale nessun numero dieci è in grado di far girare palla con la sua facilità e velocità di pensiero, nessuno è in grado di mettere le punte davanti alla porta con il suo intuito e la sua naturalezza. Manca di velocità, certamente, ma la protezione palla è da far vedere nelle scuole calcio e la saggezza tattica nel leggere l'azione è qualcosa che difficilmente si può insegnare.
Tutti requisiti che fanno di lui un talento unico, puro, ma maledetto. Maledetto perchè se fosse nato venti o trent'anni prima probabilmente ora lo staremmo dipingendo come uno dei grandissimi del calcio mondiale, come un'autentica leggenda, maledetto perchè tanta qualità non è accompagnata da altrettanta personalità. Il suo limite più grande è stato ed è sicuramente la totale incapacità di rendere in un ambiente in cui viene messo in discussione e costantemente sotto pressione, come lo era Barcellona, come lo sono stati quei mesi di dissidi con Pellegrini, come lo è la stessa Seleccion.
A Buenos Aires, dove viene considerato alla stregua di una divinità, la magia ritorna e Riquelme, fra assist impensabili e pennellate d'autore su punizione, predica calcio. D'altronde, come ha lui stesso ammesso: "Quando gioco alla Bombonera mi sento come nel giardino di casa mia". Che dire Roman, se non che l'avevamo intuito.
E' lui infatti il migliore in campo, il giocatore in grado di azzerare da solo un divario tecnico quasi imbarazzante fra i tricampioni sudamericani (il Boca aveva infatti vinto anche il torneo di Apertura) e quel Real Madrid che di lì a poco sarebbe diventato Galactico. Una prestazione superba, novanta minuti di calcio puro ed inarrestabile, nonostante la marcatura a uomo di Makelele, non uno qualunque, ed i raddoppi costanti degli avversari. Era ancora il giovane Riquelme, inseguito da mezza Europa e in grado di scatenare i paragoni più azzardati, un giocatore sublime che scendeva in campo con impressionante spensieratezza e naturalezza.
Quella partita doveva essere la definitiva consacrazione di un talento immenso, il passo definitivo per diventare una stella di livello mondiale, ma purtroppo sappiamo tutti come è andata. Arrivato a Barcellona, dopo un inizio promettente, la fiducia di Van Gaal nei suoi confronti viene meno e il Mudo non riesce più a mantenere dei livelli di rendimento consoni al suo talento, ecco così la decisione di girarlo in prestito al Villarreal. Qui Riquelme trova l'ambiente ideale per esprimersi e non è un caso se nel giro di due stagioni riesce a condurre il Sottomarino Giallo fino ad una storica semifinale di Champions League, trascinando un gruppo di giocatori sicuramente non di primo livello ad un passo dalla leggenda. Ironia della sorte, è però proprio lui a fallire un calcio di rigore decisivo a pochi minuti dal termine, infrangendo così qualsiasi speranza. La stagione seguente vede il definitivo deterioramento dei già non idilliaci rapporti fra Roman e il tecnico cileno Manuel Pellegrini, così Riquelme fa ritorno al Boca.
Alla Bombonera il 10 Xeneize rinasce e ritorna ad illuminare in lungo e in largo con prestazioni maiuscole, culminando un semestre incredibile con un'altra vittoria da assoluto protagonista in Copa Libertadores. E' l'ennesimo trionfo che lo rende l'idolo indiscusso dei tifosi del Boca Juniors, l'unico in grado di superare nelle preferenze anche Diego Armando Maradona.
Ma allora, qual è il vero valore di Riquelme?
La domanda probabilmente se l'è posta chiunque ed ognuno ha una sua differente risposta. Innegabile è che Roman sia l'ultimo trequartista del calcio moderno, l'ultima icona di un ruolo sbranato da tatticismi esasperati e da una fisicità che ormai la fa da padrona. Nel panorama attuale nessun numero dieci è in grado di far girare palla con la sua facilità e velocità di pensiero, nessuno è in grado di mettere le punte davanti alla porta con il suo intuito e la sua naturalezza. Manca di velocità, certamente, ma la protezione palla è da far vedere nelle scuole calcio e la saggezza tattica nel leggere l'azione è qualcosa che difficilmente si può insegnare.
Tutti requisiti che fanno di lui un talento unico, puro, ma maledetto. Maledetto perchè se fosse nato venti o trent'anni prima probabilmente ora lo staremmo dipingendo come uno dei grandissimi del calcio mondiale, come un'autentica leggenda, maledetto perchè tanta qualità non è accompagnata da altrettanta personalità. Il suo limite più grande è stato ed è sicuramente la totale incapacità di rendere in un ambiente in cui viene messo in discussione e costantemente sotto pressione, come lo era Barcellona, come lo sono stati quei mesi di dissidi con Pellegrini, come lo è la stessa Seleccion.
A Buenos Aires, dove viene considerato alla stregua di una divinità, la magia ritorna e Riquelme, fra assist impensabili e pennellate d'autore su punizione, predica calcio. D'altronde, come ha lui stesso ammesso: "Quando gioco alla Bombonera mi sento come nel giardino di casa mia". Che dire Roman, se non che l'avevamo intuito.
« Chiunque, dovendo andare da un punto A a un punto B, sceglierebbe un'autostrada a quattro corsie impiegando due ore. Chiunque tranne Riquelme, che ce ne metterebbe sei utilizzando una tortuosa strada panoramica, ma riempiendovi gli occhi di paesaggi meravigliosi. » Valdano
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