8 giu 2017
Zidane è meglio di quanto si pensi
Sembra passato un secolo, ma Zidane è l'allenatore del Real Madrid "solo" dal 4 gennaio 2016. Un anno e sei mesi quasi esatti. In questo lasso di tempo il francese ha compiuto un salto di carriera tale da far impallidire persino la parabola di Guardiola, il massimo rappresentante della categoria dei tecnici giovani esplosi in poco tempo. E non solo per le vittorie, ma per la crescita netta delle sue capacità specifiche da allenatore.
Riavvolgendo il nastro infatti ci si dovrebbe ricordare che Zidane allenava il Real Madrid Castilla, la squadra B, senza nemmeno troppo successo. La sua promozione è arrivata dopo l'esonero di Rafa Benitez, e la scelta era dovuta sia al fatto che era già sotto contratto, sia all'importanza della sua figura. Zidane infatti ha l'innegabile vantaggio di essere, appunto, Zidane, cosa che da sempre oltre al resto dispone singolarmente bene Florentino Perez. Avere il presidentissimo del Real schierato dalla propria parte è di solito un ottimo punto di partenza.
Subentrando a un tecnico come Benitez, sicuramente capace tatticamente, ma altrettanto spigoloso nei rapporti, il suo compito era abbastanza chiaro: riportare serenità in una rosa stellare. Un ruolo principalmente psicologico, da gestore più che allenatore, perché per il resto al Real non serviva chissà quale invenzione, ottimamente svolto da Zidane, tanto da portare un gruppo che sembrava allo sbando a un'inaspettata vittoria in Champions League. Guarda caso il trofeo preferito di Florentino, che tanti anni fa volle proprio il trequartista francese per vincerla.
Malgrado la vittoria però un anno fa era difficile considerare Zidane un grande allenatore. Vincere è sempre un merito, ma il cammino in Champions non era stata proprio una cavalcata trionfale, e la squadra aveva mostrato parecchi limiti praticamente in ogni partita, pur riuscendo a sfangarla. Forse la gara meglio gestita era stata la finale contro l'Atletico, vinta comunque ai rigori: un primo indizio delle capacità specifiche del francese nelle gare secche (oltre che del suo status di predestinato).
Partendo dall'inizio Zidane poteva sciogliersi alla Di Matteo. E invece il 2016-2017 è stato l'anno della sua consacrazione.
Il primo Real Madrid che possiamo definire compiutamente suo ha mostrato tali e tanti segni di miglioramento da costringere a riconsiderare lo status dell'ex fuoriclasse anche da allenatore: non è solo un gestore, è proprio bravo ad allenare una squadra del livello del Real Madrid. In particolare grazie a una capacità tanto unica quanto rara: ZZ lascia uno spartito tattico relativamente semplice, senza le elucubrazioni alchemiche di un Guardiola, in cui la squadra si muove ormai a memoria, per poi concentrarsi su soluzioni specifiche da sfruttare nelle gare più importanti, sia all'inizio che a gara in corso. Certamente la qualità dei suoi uomini lo aiuta, ma avere la disponibilità dei fuoriclasse a questi livelli è un ulteriore merito.
Così come è da considerare un merito la gestione degli uomini a disposizione, perché Zidane, dopo aver cercato e trovato l'equilibrio, ha saputo prendere decisioni pesanti. Lo dimostra in parte lo spazio trovato a un giovane come Asensio o quello ritagliato per Lucas Vazquez, lo confermano soprattutto le scelte, anche dolorose, nei confronti di acquisti onerosi come Kovacic, Danilo e soprattutto James Rodriguez. Ma il vero emblema della gestione Zidane è stata la decisione di utilizzare Isco a discapito di Gareth Bale in finale di Champions League. Vero che il gallese è stato quasi autoescluso dagli infortuni, ma l'allenatore transalpino ha saputo comunque resistere alla pressione dell'ambiente, ottenendo un trionfo sia dal punto di vista tattico, che da quello "gestionale".
Punto finale a favore, la gestione dei minuti di Cristiano Ronaldo. Non è un tema tipico del calcio, ma Zidane ha fatto in modo di avere il suo giocatore di riferimento (con buona pace di tutti gli altri fenomeni) riposato e il più possibile fresco proprio nel finale di stagione. Forse non è un caso che Ronaldo abbia giocato la sua miglior finale di sempre malgrado i 32 anni.
La figura di Zidane è cresciuta a trecentosessanta gradi, e ora tutti devono fare i conti con lui.
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