La Copa America Centenario è stata una delusione per l'Uruguay e forse il punto più basso della gestione Tabarez, un passo sotto la disastrosa prova alle Olimpiadi 2012. Il Maestro triste ormai guida la Celeste da un decennio e il suo ciclo, almeno in questi uomini, potrebbe essere arrivato alla fine dopo aver toccato il suo zenit tra 2010 e 2011.
In questa edizione speciale della Copa l'Uruguay ha giocato senza il suo leader e referente assoluto Luis Suarez. Ormai una specie di tradizione la sua assenza per squalifica, che tende sempre a lasciare la squadra costretta ad arrabattarsi in cattive acque, perché da centrocampo in su l'Uruguay non ha ancora trovato qualcuno che possa sostituire Diego Forlan. E qui si può cominciare a parlare dei problemi di Cavani.
El Matador ha esordito con la maglia della sua nazionale nel 2008 e oggi punta alla top 5 dei giocatori con più presenze in assoluto. In più a breve sarà il secondo marcatore di sempre dietro a Suarez. Nel 2010 era al Mondiale e nel 2011 ha partecipato alla spedizione in Argentina che ha fatto tornare l'Uruguay sul tetto del Sudamerica. Però Cavani per la Celeste è sempre stato un elemento di complemento. Forte, forse anche fortissimo, ma di complemento.
Prima c'era el Cachavacha Forlan, poi Suarez. Cavani nell'attacco dell'Uruguay è sempre venuto dopo almeno un referente tecnico di spessore assoluto, e ha accettato il ruolo di spalla. Del resto tra le sue caratteristiche da sempre spiccano la corsa e la capacità di sacrificio. Due doti che per convincere Tabarez servono eccome, e il giocatore del PSG non si è mai risparmiato, dando tutto in campo anche in un ruolo secondario. Per chi segue l'Uruguay non è una sorpresa vedere Cavani correre lontano dalla porta, anche in fascia, anche a chiudere diagonali da terzino, pressando chiunque. Non a caso il suo score in nazionale si avvicina di più a quello che ha avuto a Palermo che non alle avventure a Parigi e soprattutto a Napoli.
Il problema nasce esattamente qui: Cavani innanzitutto è vittima di se stesso e della sua disponibilità al sacrificio. Suarez è un giocatore che in campo, almeno con la maglia celeste, trasuda garra e non si risparmia in nulla, ma nessuno si sogna di chiedergli un lavoro da gregario. Troppa è la sua importanza, la sua influenza sui risultati di squadra. A Cavani invece Tabarez lo chiede di continuo, e spesso quando non serve per quello viene pure fatto accomodare in panchina nonostante gli oltre 30 gol in nazionale e la concorrenza di basso livello, escluso il 9 del Barcellona.
Edinson insomma può considerarsi in qualche modo maltrattato dal suo ct, ma dal canto suo non fa molto per aiutarsi. Cavani infatti ha una capacità unica di gettare al vento le (poche) occasioni che ha di mettersi in mostra e candidarsi come uomo di riferimento per Tabarez.
Questa Copa America Centenario è un esempio perfetto. Con el Pistolero squalificato Cavani sapeva di partire titolare avendo sostanzialmente la squadra sulle spalle. Il girone era roba sua, poi si poteva discutere, con Venezuela e Giamaica che non sembravano proprio avversari impossibili.
Risultato? Zero reti, praticamente nessuno spunto, un impatto sostanzialmente inesistente sulla squadra. Tutto l'Uruguay ha fatto male, sia chiaro, ma Cavani non ha aiutato in nessun modo a trovare una soluzione. Dimostrando nella sfida decisiva contro il Venezuela anche di pagare parecchio la pressione, con due buone occasioni sprecate malamente.
Cavani, che nel corso della stagione si lamenta un giorno sì e l'altro pure del suo ruolo secondario rispetto a Ibrahimovic nel PSG, in Copa America ha fallito a livello di leadership e carattere. Aveva un'occasione di smarcarsi dal suo ruolo di gregario ed è affondato insieme a tutta la squadra, senza nemmeno provare a stare a galla.
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