70, 82, 94, 06.
Non so se Antonio Conte sia uno studioso di numeri, un cabalista o semplicemente un tipo scaramantico con amici attenti a una delle due cose. Ma in questa serie numerica potrebbe celarsi il vero motivo del suo addio alla nazionale.
70, 82, 94, 06 non sono numeri, ma date in anni.
1970, 1982, 1994, 2006. Messe così probabilmente a qualunque tifoso di calcio in Italia fanno scattare un campanello di allarme. Infatti sono gli anni delle finali disputate dall'Italia ai Mondiali in era moderna, post seconda guerra mondiale.
La loro cadenza ripetitiva è semplicemente incredibile. Tra ogni finale ci sono esattamente dodici anni. E non parliamo di edizioni della competizione in cui l'Italia partiva per forza tra le favorite, segno che c'è qualcosa che va oltre.
Il conto a questo punto è semplice. Sommando dodici a 2006 otteniamo esattamente 2018. L'Italia in Russia ha un destino segnato, ma probabilmente non è quello che molti pensano. La finale, se valgono corsi e ricorsi storici, è sostanzialmente scritta (i tifosi sono autorizzati a partire con gli scongiuri, anche se manca un po').
Fino a qui tutto bene. Conte acquisirebbe solo onori nell'aggiungere al suo palmares una finale Mondiale. Il probema sta nel secondo dato nascosto nella serie numerica, anche questo chiaro e ripetuto.
La chiave sono 70 e 94. In quelle edizioni del Mondiale l'Italia è arrivata sì in finale, ma ha perso. Curiosamente entrambe le volte contro il Brasile. Nell'82 e nel '06 invece sono arrivate due vittorie. Proseguendo nel nostro gioco quindi in Russia gli azzurri sono destinati alla finale, ma perderanno. Probabilmente contro il Brasile (i tifosi verdeoro sono autorizzati a fare gli scongiuri).
Va bene l'offerta del Chelsea, va bene il logorio della vita da ct. Ma magari Conte ha fatto i suoi studi e semplicemente non vuole accollarsi una sconfitta in finale, cosa mai semplice in un paese con svariati milioni di commissari tecnici. Del resto di Sacchi a USA 94 si parla ancora adesso.
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