«Hai capito, Benjamin? Quell’uomo può cambiare tutto: la faccia, la casa, la famiglia, la ragazza, la religione, anche Dio. Ma c’è una cosa che non può cambiare, Benjamin: la passione.»
José Luis Campanella, nella magnifica pellicola “El Secreto de Sus Ojos”, dà vita a una delle scene di cinema dedicate al calcio più emozionanti, un dialogo in cui ognuno di noi si è un po’ rivisto e il perfetto preambolo alla roboante entrata al Parque Patricios. In un bar di Buenos Aires, dove la luce filtra timida dalle finestre come il Principe Francescoli accarezzava palla agli esordi al Monumental, il notaio Andretta davanti a un bicchiere di whisky snocciola formazioni, posizioni e aneddoti, fino a quando il brillo Sandoval pronuncia la parola magica: pasión. Gli stessi tifosi dell’Enzo di Montevideo, qualche anno fa, cantavano un coro che iniziava con “River es pasión, locura de mi corazón”. Passione. Passione e follia.
Quando si parla di calcio e di follia è però necessario allontanarsi da Buenos Aires e muoversi 300km verso l’interior, verso le Ande e il Cile, fino ad arrivare a Rosario, città natale della famiglia Guevara, di lebbrosi, di canaglie e del folle per antonomasia, il Loco Marcelo Bielsa. In uno dei suoi monologhi mascherati da conferenza stampa, Don Marcelo ha espresso un pensiero significativo:
«Il calcio, come il mondo, è degli imprenditori, che ci sfruttano in base alla nostra produttività. Però il tifoso non è un operaio, il tifoso prova sentimenti. E ogni giorno che passa il mondo del calcio assomiglia sempre meno al tifoso e sempre più all’imprenditore.»
Sentimenti e passione, appunto, tuttavia il Loco non si arrabbierà se in questa storia l’aficionado non fa solo l’aficionado e i tifosi del San Lorenzo, i veri protagonisti, non si offenderanno se per l’introduzione è stata scelta una scena che poi esploderà in un turbinio di emozioni allo stadio Tomás Adolfo Ducó, la casa degli odiati rivali dell’Huracan. El Palacio, il nomignolo della casa del Globo, è il simbolo del quartiere di Buenos Aires di Parque Patricios, confinante a nord-ovest con Boedo, punto di partenza e d’arrivo di un viaggio tanto breve quanto lungo.
Il barrio di
Boedo, uno dei più giovani della capitale argentina - nato ufficialmente soltanto nel 1972 dalla separazione dei quartieri di Balvanera e Almagro - ha alle sue spalle una lunga storia proletaria, fatta di fornaci, caseifici, frantoi, magazzini, ladruncoli e di un’orgogliosa tradizione artistica, nata agli inizi del ‘900 con i primi caffè, i primi poeti, scrittori e i primi tango. Ma questo barrio porteño è innanzitutto la culla del Club Atletico San Lorenzo e del suo imponente stadio, il Gasometro, inaugurato al numero 1700 di Avenida La Plata otto anni dopo la fondazione del club. Sessantamila spettatori, numero impressionante per l’epoca, e non un nome ufficiale, ma soltanto quel soprannome che lo stadio porterà con sé fin dal 2-1 all’Estudiantes di quel 7 maggio 1916, davanti a duecento persone e con un incasso di 50 pesos:
El Wembley Porteño.
Come ogni tempio che si rispetti, il Gasometro del Ciclon vede sogni infrangersi e realizzarsi, fa da cornice alle gesta dell’idolo papale Beto Costa, del Lobo Fischer, del Bambino Veira, dell’oriundo Luis Monti e di José Sanfilippo, straordinario finalizzatore che, prima di tornare a Boedo per un ultimo commiato, decide di rovinare la festa già organizzata in ogni minimo dettaglio dal presidente del suo Bahia per il millesimo gol di un tale Edson Arantes do Nascimiento, per il mondo intero Pelé. Il Wembley di Buenos Aires vive anche l’epoca dei Matadores di Boedo, una squadra che ha saputo ridipingere il futbol argentino a tinte azul y rojo vincendo quattro campionati e scrivendo nuovi record anno dopo anno. È il periodo d’oro del Ciclon, anni di gloria calcistica e societaria - il club attorno al Gasometro dà infatti vita all’istituzione sportiva più avanzata del Paese -, ma come sempre accade nella storia, dopo la salita, c’è la discesa.
Per il San Lorenzo la discesa si rivela però una caduta libera, un salto nel vuoto che in pochi anni sgretola ogni certezza a causa di problemi economici, istituzionali e politici a cui fa seguito un inevitabile tracollo calcistico. Ma la vera sconfitta per il Cuervo arriva nel 1979: è il Processo di Riorganizzazione Nazionale e i club dei quartieri popolari sono mal visti dalla dittatura di Jorge Rafael Videla in quanto pericolosi e destabilizzanti luoghi di aggregazione sociale e culturale. Il San Lorenzo, dunque, è da “riorganizzare” e il governo parte dalla radice, da casa: dal Gasometro di Avenida la Plata, lo stesso stadio in cui, il 20 giugno del 1977, si erano riunite in una delle prime apparizioni pubbliche le Madri di Plaza de Mayo. La loro è una protesta per i figli silenziosamente scomparsi, molti dei quali segretamente detenuti e torturati alla Escuela de Mecanica de la Armada, l’ESMA, la stessa scuola per la formazione degli ufficiali della Marina davanti alla quale, dodici anni prima, Victorio Francisco Casa, playboy del barrio Florida e formidabile ala del San Lorenzo e della Seleccion argentina, perde un braccio. La radio trasmette la voce di Tito Rodriguez e del suo bolero
“Inolvidable”, Casa assieme a un amico e due ragazze ferma l’auto: è buio, è zona militare, è divieto di sosta. “Alt”, nessuno risponde, il giovane di guardia imbraccia il fucile e fa fuoco. Quarantacinque giorni dopo Casa torna in campo, gli manca un braccio, per tutti diventa
“El Manco”.
Dal 1976 la Capitale argentina è governata dal Brigadier Cacciatore e a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta la Municipalità di Buenos Aires pone le basi per l’addio del San Lorenzo da Boedo: alcuni terreni di Bajo Flores - sede attuale dell’istituzione - vengono destinati al Ciclon e un paio di ordinanze comunali, diventate poi leggi nazionali, stabiliscono che laddove sorgono il Gasometro e le altre strutture del club venga ampliata Avenida La Plata e si costruiscano un complesso di abitazioni e una scuola che possa servire ai figli dei nuovi abitanti. Nel 1979 le pressioni politiche e le minacce più o meno velate di Osvaldo Cacciatore hanno finalmente successo: è il 2 dicembre e il futbol argentino si veste di lutto per salutare il Wembley Porteño. San Lorenzo e Boca pareggiano zero a zero, non è giorno di festa, non è giorno di gol.
Il Ciclon diventa una squadra nomade, gioca al Palacio di Parque Patricios, a Villa Crespo, al Fortin di Liniers, ma nell’agosto del 1981, dopo essersi salvato con difficoltà l’anno precedente, retrocede ed è la prima delle cinque grandi a scendere dalla Primera Division.
La stagione successiva il Cuervo torna nella massima serie e lo fa grazie alla sua gente: non ha una casa, ma vende più biglietti di ogni squadra argentina e si trasforma in un fenomeno sociale senza precedenti a livelli sportivo. La pasión.
Nel 1983 il Club Atletico San Lorenzo de Almagro vende i terreni di Boedo a una società fantasma per 900.000$. Pochi giorni dopo un’ordinanza comunale annulla il divieto, stabilito qualche anno prima, di costruire supermercati nella zona e un’azienda francese acquista l’area per 8.000.000$. È l’anno della sconfitta nella Guerra delle Falkland e della fine del regime di Videla, ma per le proprietà del Ciclon è ormai troppo tardi.
Due anni dopo passeggiando per Avenida La Plata non si sente più quell’interminabile secondo di silenzio prima di un gol del Nene Sanfilippo o l’applauso femminile per una gambeta dello sfrontato Manco Casa e neppure bambini che giocano nel cortile di una scuola; al 1700, al posto del Gasometro, c’è un nuovo Carrefour, dove Osvaldo Soriano, fanatico del Ciclon, darà vita proprio in compagnia di Sanfilippo a uno dei suoi racconti più ironici e malinconici.
Dopo quattordici anni senza dimora fissa e senza successi sportivi, il San Lorenzo inaugura lo stadio “Pedro Bidegain”, per tutti il Nuevo Gasometro, e nel giro di poco tempo torna a conquistare un titolo nazionale. Ma Bajo Flores non è Boedo e l’orgoglio popolare dei tifosi del Ciclon non si placa con il passare di campionati e giocatori, ma anzi, si rafforza e dà vita a un sentimento di rivalsa che porta a una rivoluzione. È una rivoluzione sportiva, è sentimento e politica: il tifoso, o aficionado, smette di fare il semplice tifoso e sposta la sua attenzione oltre le tribune del Nuevo Gasometro e Bajo Flores. Nasce la Sub Comision del Hincha e le diverse idee per la riacquisizione della terra tra calle Inclán e calle Las Casas convergono nel progetto di legge per la Restituzione Storica dei terreni di Avenida La Plata. Nel 2011 anche il club appoggia la legge richiesta dai tifosi e scende in campo per il ritorno a Boedo. Il 12 Aprile dello stesso anno 20.000 tifosi marciano fino alla Legislatura Porteña per far sentire il proprio legittimo
reclamo più forte che mai, conquistando l’attenzione di tutti i media e mettendo pressione alla municipalità di Buenos Aires. Il 5 luglio i tifosi in marcia diventano 40.000, la legge di Restituzione Storica continua il proprio iter e un mese dopo il Carrefour al 1700 di Avenida La Plata chiude: ufficialmente è per effettuare delle riparazioni al tetto, ma da quel giorno non riaprirà più.
Nel 2012 Matias Lammens succede alla presidenza del CASLA ad Abdo e prosegue nella battaglia legale per la restituzione dei terreni dove sorgeva il Gasometro, appoggiato dal vice-presidente Marcelo Tinelli, famoso imprenditore e conduttore televisivo. Ma la spinta definitiva alla rivoluzione sanlorencista arriva come sempre dal basso e l’8 marzo una marea azul y roja di oltre 110.000 persone
marcia da Boedo fino a Plaza de Mayo. Il 15 novembre 2012 la Legislatura approva all’unanimità la legge di Restituzione Storica, obbligando Carrefour a trattare con il San Lorenzo per la cessione dell’area a una cifra ragionevole, pena l’esproprio.
Nel frattempo i tifosi del Ciclon hanno avviato la raccolta fondi per l’acquisto di metri quadri simbolici e grazie anche al contributo di ex calciatori come Lavezzi, Barrientos, Coloccini, Bergessio, Zabaleta e di personaggi pubblici quali lo stesso Tinelli o l’attore Viggo Mortensen, a fine 2012 due terzi dell’isolato sono già stati acquistati e riqualificati, in attesa della conclusione delle trattative e della progettazione del nuovo stadio.
Il Ciclon, dopo un lungo peregrinare, torna dunque al Gasometro e anche se per il brillo Sandoval un uomo può cambiare casa, San Lorenzo è Boedo e Boedo senza San Lorenzo è un lembo di terra senz’anima. È la forza della pasión. È la Vuelta al barrio de Boedo.