Nel Velez Sarsfield, attualmente migliore squadra d'Argentina e tra le migliori del continente sudamericano, gioca col numero 11 Ricardo Gabriel Alvarez, detto Ricky.
Il ragazzo nato a Buenos Aires il 12 Aprile 1988 muove i primi passi calcistici nelle giovanili del Boca, sintomo di indubbia qualità, ma viene scartato a causa di un fisico troppo gracile.
Da quel giorno a oggi conosce solo la maglia del Fortin, esordendo in prima squadra nel 2008 sotto l'abile guida del Tigre Gareca. Dopo il debutto subisce un infortunio ai legamenti crociati del ginocchio che lo tiene fuori a lungo rallentando la sua crescita e l'inserimento tra i titolari, riducendolo al ruolo di comparsa nella conquista del titolo del Clausura 2009. La formazione del Velez è altamente competitiva grazie a giocatori come Maxi Moralez, Juan Manuel Martinez, Victor Zapata, Jonathan Cristaldo. L'accesso in Copa Libertadores costringe però l'allenatore a sfruttare il turnover, così l'ex ragazzo troppo gracile trova spazio a partire dal Clausura 2010, e il suo talento, pur ancora grezzo, non passa certo inosservato come testimonia l'aumento delle presenze nell'Apertura successivo, terminato dal Velez dietro all'Estudiantes campione.
Qui comincia la vera maturazione tecnico/tattica del giocatore, che inizia a sbocciare nel 2011. Ormai titolare si dimostra sempre più padrone del campo e di se stesso, pedina fondamentale in una squadra prima in campionato e in semifinale di Copa Libertadores.
Mancino assolutamente magico su un fisico da 188 centimetri, Ricky è un centrocampista decisamente completo.
Nasce come rifinitore/ala con tanto dribbling, progressione e tonnellate di classe (una sorta di Javier Pastore mancino, dicono in molti), con l'unico limite dei pochi gol segnati malgrado un buon tiro. Ultimamente però sta mettendo in mostra altro del suo repertorio, come testimoniano le scelte e le affermazioni di Gareca, che lo schiera quando può da regista in mezzo al campo aggiungendo di vederlo in quel ruolo come proiezione futura. Visione di gioco, capacità di dettare i tempi, grande raggio d'azione lo aiutano in questa sua nuova posizione, ma lo portano anche a giocare meglio quando viene schierato sulla trequarti. Meno lezioso e innamorato della palla, gioca veloce e pulito aiutando la squadra a girare al meglio e ci mette la corsa, il fisico (irrobustito) e l'intelligenza tattica che serve.
A 22 anni sembre essere arrivato alla consacrazione. A quando l'Europa?
Il ragazzo nato a Buenos Aires il 12 Aprile 1988 muove i primi passi calcistici nelle giovanili del Boca, sintomo di indubbia qualità, ma viene scartato a causa di un fisico troppo gracile.
Da quel giorno a oggi conosce solo la maglia del Fortin, esordendo in prima squadra nel 2008 sotto l'abile guida del Tigre Gareca. Dopo il debutto subisce un infortunio ai legamenti crociati del ginocchio che lo tiene fuori a lungo rallentando la sua crescita e l'inserimento tra i titolari, riducendolo al ruolo di comparsa nella conquista del titolo del Clausura 2009. La formazione del Velez è altamente competitiva grazie a giocatori come Maxi Moralez, Juan Manuel Martinez, Victor Zapata, Jonathan Cristaldo. L'accesso in Copa Libertadores costringe però l'allenatore a sfruttare il turnover, così l'ex ragazzo troppo gracile trova spazio a partire dal Clausura 2010, e il suo talento, pur ancora grezzo, non passa certo inosservato come testimonia l'aumento delle presenze nell'Apertura successivo, terminato dal Velez dietro all'Estudiantes campione.
Qui comincia la vera maturazione tecnico/tattica del giocatore, che inizia a sbocciare nel 2011. Ormai titolare si dimostra sempre più padrone del campo e di se stesso, pedina fondamentale in una squadra prima in campionato e in semifinale di Copa Libertadores.
Mancino assolutamente magico su un fisico da 188 centimetri, Ricky è un centrocampista decisamente completo.
Nasce come rifinitore/ala con tanto dribbling, progressione e tonnellate di classe (una sorta di Javier Pastore mancino, dicono in molti), con l'unico limite dei pochi gol segnati malgrado un buon tiro. Ultimamente però sta mettendo in mostra altro del suo repertorio, come testimoniano le scelte e le affermazioni di Gareca, che lo schiera quando può da regista in mezzo al campo aggiungendo di vederlo in quel ruolo come proiezione futura. Visione di gioco, capacità di dettare i tempi, grande raggio d'azione lo aiutano in questa sua nuova posizione, ma lo portano anche a giocare meglio quando viene schierato sulla trequarti. Meno lezioso e innamorato della palla, gioca veloce e pulito aiutando la squadra a girare al meglio e ci mette la corsa, il fisico (irrobustito) e l'intelligenza tattica che serve.
A 22 anni sembre essere arrivato alla consacrazione. A quando l'Europa?