E' proprio da qui che i Millonarios dovranno cercare di ripartire: dalla filosofia del loro allenatore, dai suoi ideali storicamente simili a quelli del club, improntanti sul bel gioco e sul possesso palla. Cappa è un'idealista, un uomo tutto d'un pezzo e senza peli sulla lingua, un fedelissimo seguace della corrente "menottista", quella schiera di tecnici per cui nulla è più importante della fluidità della manovra, della spettacolarità dell'azione, della ricercatezza della perfezione nei movimenti e nei tocchi. Il risultato è solo una conseguenza inevitabile di tutti questi aspetti; per loro non vale il machiavellico -o, in ambito calcistico, il mourinhiano- "il fine giustifica i mezzi". Perplessità? Certamente: mai il River Plate ha necessitato di raggiungere importanti risultati in così breve tempo e le squadre di Cappa solitamente hanno bisogno di tempo per assorbire il meglio degli insegnamenti del proprio tecnico, ma la disfatta di un allenatore molto più materialista come Astrada e gli ottimi segnali lanciati dalla squadra negli ultimissimi mesi hanno convinto Passarella e il popolo della Banda a credere nel Filosofo e nel suo River Plate.
Dopo un mercato di riparazione inevitabilmente limitato e superficiale, la dirigenza al termine del Clausura ha potuto giostrare su più fronti setacciando il continente, e non solo, in lungo e in largo alla ricerca dei giocatori adatti all'idea di calcio dell'ex-allenatore dell'Huracan. In quindici hanno lasciato il Monumental, facendo spazio ai nove acquisti messi a segno da Passarella e dal suo staff: un'autentica rivoluzione, che come sempre lascia al contempo speranze ed incognite. La rosa aveva estremo ed urgente bisogno di essere rafforzata in ogni reparto, dalla porta all'attacco, passando per difesa e centrocampo. Un restyling totale, un lavoro di quantità ma anche di precisione, per cercare di ridurre al minimo i rischi ed aumentare il più possibile la qualità media. Servivano giocatori di livello e soprattutto di personalità, in grado di reggere la pressione dell'ambiente e del momento, di caricarsi la squadra sulle spalle e di fare da chioccia ai tantissimi talenti provenienti dalle Inferiores.
Il risultato? Carrizo (Lazio), Nasuti e Arano (Aris Salonnico), Maidana (Banfield), Roman (Libertad), Ballon (San Martin), Acevedo (Independiente), Caruso (Velez) e Pavon (Betis). Un portiere, quattro difensori, due centrocampisti e due attaccanti: la quasi totalità della squadra titolare. Ad alcune scommesse della dirigenza come Ballon, Caruso e Roman si aggiungono certezze come il bomber Mariano Pavone e l'idolo del popolo del Monumental Juan Pablo Carrizo. Le richieste di Cappa sono state soddisfatte -manca forse soltanto un centrocampista- e la squadra ha tutti i requisiti per dare vita ad un buonissimo campionato, consapevole dell'assoluta necessità di fare punti su punti in ottica retrocessione. Ai nuovi arrivati vanno poi sommati i giocatori di valore già presenti nella rosa, come Ferrero, Ferrari, Rojas, Almeyda, Ortega, Buonanotte ed i giovani di interessanti prospettive quali Villalva, Funes Mori, Affranchino, Cirigliano e Lanzini. Proprio quest'ultimo è la vera sorpresa del precampionato della Banda, lanciato senza il minimo ripensamento da Cappa ha scalato posizioni su posizioni nelle gerarchie dei trequartisti, guadagnandosi continui apprezzamenti da parte di tutti gli addetti ai lavori. Classe '93, ha messo in mostra un potenziale di primissimo livello, grande maturità e personalità: se il buon giorno si vede dal mattino, per questo ragazzo che solo qualche mese fa ha debuttato tra le Riserve si prospetta un'annata ricca di gioie e soddisfazioni personali.
E' ancora troppo presto per poter delineare la formazione tipo del River Plate di Miguel Angel Cappa, per la moltitudine di soluzioni a disposizione del tecnico e per le poche amichevoli prestagionali realmente significative, ma considerato che il Torneo di Apertura è ormai alle porte -esordio dei Millonarios il 08/08 contro il Tigre- non resta che rimanere in attesa.